
VUELTA A ESPANA – La fuga di giornata va in porto con il successo di Tomasz Marczynski, ma tra i big è il Pistolero ad infiammare la corsa
Quando ormai tutti ci eravamo rassegnati all’ennesima “tappa di trasferimento”, ovvero priva di particolari emozioni ed una fuga ben nutrita (27 corridori) destinata a giocarsi il successo parziale, ecco la fiammata di Alberto Contador sul Puerto de Guardì che rende molto spettacolari gli ultimi 30 chilometri. E’ vero che un terzetto fuoriuscito dal plotoncino al comando sin dalle prime battute non viene più raggiunto e si gioca comunque la vittoria, ma i migliori arrivano a ridosso e la classifica generale viene inaspettatamente modificata dal risultato di oggi. Il successo va al polacco Tomasz Marczynski il più esperto dei tre rimasti davanti, che batte agevolmente il connazionale Pawel Poljanski e lo spagnolo Enric Mas, mentre i big giungono ad appena 26″ dopo che si erano avvicinati a soli 5″ prima di desistere.
Merito soprattutto di Contador, che sulle durissime rampe del Guardì (tratti con pendenza superiore al 21%) prima mette un suo uomo in testa (Peter Stetina) a fare il forcing, poi ci pensa direttamente lui a mettere alla frusta gli avversari. Gli resistono in pochi, Chris Froome e Esteban Chaves in particolare, mentre tutti gli altri cedono, compresi i nostri Vincenzo Nibali e Fabio Aru che però rientrano in discesa. Salta uno dei favoriti alla vittoria finale, Romain Bardet che al traguardo paga un pesante dazio, mentre si salva Tejay Van Garderen che perde tempo perché per due volte finisce a terra, ma è strepitoso nella rincorsa in pianura.
Questa Vuelta suggerisce giorno dopo giorno che non c’è nulla di scontato e che non necessariamente saranno le grandi montagne o l’Alto de l’Angliru al penultimo giorno a scrivere la classifica finale. Basta avere grinta e voglia di attaccare, come ha fatto oggi il “Pistolero”, per rendere imprevedibile e spettacolare la corsa ogni giorno…
Ordine di arrivo 6^ tappa
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7^ Tappa: Llìria – Cuenca (km 207)
Un’altra frazione di media montagna, tutto sommato molto semplice, se non fosse che si tratta della più lunga della Vuelta e per quello strappo secco nel finale che certamente condizionerà pesantemente il risultato. Niente di importante da rilevare nei primi 193 chilometri, caratterizzati dal consueto saliscendi che contraddistingue l’entroterra iberico, però poi l’Alto del Castillo (7.2 km al 7,2% di pendenza media, fondo stradale in pietre, 3^ cat.), alle porte del gioiello medioevale Cuenca, opererà selezione se ci sarà ancora la vittoria di tappa in palio. Dallo scollinamento al traguardo mancheranno meno di 12 chilometri, praticamente tutti in discesa, e sarà pressoché impossibile operare un eventuale ricongiungimento su chi si fosse avvantaggiato in salita.
Foto di Tim De Waele / TDWSports tratta dal sito www.cyclingnews.com