Stella Rossa: spettacolo, lacrime, trionfi e sangue

Il “Fudbalski klub Crvena Zvezda”, che in Italia per semplicità è conosciuto come Stella Rossa, è il club più glorioso del calcio slavo. Primo e unico club dell’ex Jugoslavia a vincere la Coppa Campioni, la Stella Rossa ha segnato un’epoca e scritto pagine di calcio indimenticabili. La sua dissoluzione in seguito alla guerra civile jugoslava ha segnato anche la fine di quel calcio romantico e guascone capace di scrivere la Storia.

Storia della Stella Rossa

La Stella Rossa è la sezione calcistica dell’omonima società polisportiva serba con sede nella città di Belgrado. Viene fondata da studenti dell’Università di Belgrado nel febbraio 1945, durante la seconda guerra mondiale dalle ceneri del SK Jugoslavija, da cui ereditò stadio, uffici, giocatori, logo (cui fu aggiunta una stella rossa) e colori sociali, il rosso e il bianco. Anche l’organico viene inglobato e unita quello del BSK Belgrado.

La Stella Rossa diventa per tutti la “Squadra dell’Esercito”, contrapposta al Partizan, fondata ex novo da un gruppo di partigiani(da cui il nome) nello stesso anno.

Lo stadio Marakanà

A fare da sfondo alle gesta della Stella Rossa c’è lo stadio Marakanà, così chiamato perchè poprio come l’omonimo brasiliano, poteva contenere 110.000 persone. Fu inaugurato nel 1963. La sua capienza fu quasi dimezzata negli anni Novanta, per adeguare lo stadio alle norme di sicurezza. Attualmente la capienza può contenere  55.000 persone. Il Marakanà è stato poi intitolato a Rajko Mitic, leggendario giocatore e allenatore del calcio serbo scomparso nel 2008.

Successi e trofei Stella Rossa

Dragan Džajic, ex calciatore con oltre 600 partite con la Stella Rossa e  e Vladimir Cvetkovic ex cestista pluridecorato. Si deve a loro due il miracolo che portò la Crvena Zvezdasul tetto dell’Europa e del mondo. I due iniziarono nel 1986 ad assemblare la squadra che avrebbe scritto la Storia.  I primi ad arrivare in quell’anno furono il 21enne Stojkovic dal Radnicki e il centravanti Bora Cvetkovic dalla Dinamo Zagreb.

Nel 1987 furono acquistati  Prosinecki (dalla Dinamo) e il mediano Refik Šabanadžovic dallo Željeznicar. Il 1988 segnò l’arrivo del macedone Darko Pancev dal Vardar e del montenegrino Savicevic dal Buducnost. Nel 1989 arrivò il campione d’Europa Mile Belodedic (con lo Steaua ndr) e nel gennaio 1991 Siniša Mihajlovic dal Vojvodina.

La squadra venne completata dal portiere Stevan Stojanovic Dika da Vlada Stošic e Vladimir Jugovic, tutti e tre usciti dalle giovanili del club. A questi si unirono i terzini montenegrini Radinovic e Marovic, lo stopper macedone Najdoski e Binic.

In tre anni si costruì dunque una squadra destinata a cambiare per sempre l’idea del calcio. La Stella Rossa ha segnato un’epoca non tanto per il trionfo in Coppa Campioni, quanto per un tipo di calcio del tutto nuovo proposto al pubblico e fatto di potenza abbinata ad una tecnica di base impressionante.

Quella squadra, dal 1987 al 1992 vinse cinque scudetti in sei anni oltre all’alloro europeo proprio perchè rappresentava un unicum nel suo modo diproporre calcio.

Il trionfo del 1991 fu frutto di una squadra capace di incantare. L’arrivo in panchina di Ljupko Petrovic segnò una svolta nella squadra che non risentì neanche dell’addio di Stojkovic, finito al Marsiglia. In Coppa Campionila la marcia fu impressionante.

Uno dopo l’altro caddero Grasshoper, Glasgow Rangers, Dinamo Dresda e, in semifinale, il Bayern Monaco. In finale, a Bari, si ritrovò contro il Marsiglia dell’ex Stojkovic. La squadra, spinta da 30.000 tifosi giunti dalla Serbia, arrivò,  dopo 120 minuti di una gara brutta e maschia, a decidere il proprio destino ai calci di rigore.

Qui  Stojanovic parò subito il primo tiro dei francesi, di Manuel Amoros. Tutti gli altri segnarono. L’ultimo rigore della Stella Rossa fu calciato da Darko Pancev. Fu così che i serbi ottennero il loro primo e unico successo europeo. Quel trionfo fu visto da molti come un segno del destino dato che si giocò allo stadio San Nicola che è anche il patrono della Serbia.

Quella vittoria, però, fu l’inizio della fine. Un mese dopo il trionfo, i venti di guerra iniziarono a farsi sentire. Le frange più violente del tifo della Stella Rossa si unirono alla milizia paramilitare. La squadra fece in tempo a perdere la finale di Supercoppa con il Manchester United e a vincere la Coppa Intercontinentale contro il Colo Colo.

Jugoslavia: la guerra

I venti di guerra portarono a decisioni drastiche da parte della Uefa. Nonostante in Serbia non si combattesse alla Stella Rossa fu proibito di giocare in casa le gare di Coppa Campioni. La squadra l’anno successivo fu così subito eliminata nel gironcino che preannunciava l’inizio della Champions segnando di fatto la fine di un’epoca. 

Il 30 maggio 1992, avvenne la Strage del pane. Un colpo di mortaio uccise 16 persone in fila davanti al fornaio ferendone non meno di 160. A quel punto l’Onu decredtò l’embargo di Serbia e Bosnia. Le squadre serbe non poterono partecipare a nessuna competizione internazionale. Fu così che la gloriosa Stella Rossa si dissolse perdndotutti i suoi giocatori più rappresentativi che si sparsero per l’Europa.

Stella Rossa: com’è oggi

Negli ultimi anni la Stella Rossa ha ripreso un po’ di lustro, vincendo tre campionati di fila e quattro negli ultimi cinque anni. In Europa, però, la squadra non si è più ripetuta, nè tantomeno avvicinati ai fasti di un tempo, anzi, nella stagione 2014-2015 subì una seconda esclusione da tutte le competizioni Uefa per irregolarità finanziarie.

Negli ultimi tre anni è tornata in Europa fermandosi per due anni alla fase a gironi della Champions e venendo eliminata quest’anno al terzo turno preliminare. Il calcio serbo, a causa della dissoluzione della Jugoslavia, ha perso molto dello smalto di un tempo. Probabilmente una squadra come quella del 1991 non sarà più ripetibile. Rimane comunque negli occhi di tutti l’impresa diuna generazione di fenomeni che ha segnato un’epoca.