La crisi dell’Alpine

Copertina Tifoblog rubrica Francesco Lenti Formula Uno Editing: Alessandro Delfiore, Vittorio Arba, Alessando Giovanazzi

Una prima parte di stagione difficilissima per il team francese, alle prese con una monoposto poco competitiva e avvicendamenti

A525, una monoposto deludente

Il doppio podio conseguito al Gp del Brasile 2024, seppur in circostanze fortunose, pareva l’inizio della rinascita dell’Alpine. È soprattutto grazie a quell’exploit che il team francese aveva potuto chiudere la stagione 2024 ad una accettabile 6° posizione tra i costruttori, dopo un’annata molto tribolata spesa prevalentemente nelle retrovie. Le continue rivoluzioni in seno alla scuderia di Enstone avevano minato le pochissime certezze che la squadra conservava ancora tanto che era stato richiamato Flavio Briatore nel ruolo di consulente esecutivo. Il manager di Verzuolo, di ritorno nel team dopo le esperienze in Benetton e Renault condite da 7 titoli mondiali (4 piloti e 3 costruttori), ha cercato di mettere la sua visione e la sua esperienza al servizio dell’Alpine, arrivando alla drastica decisione di stoppare il reparto di produzione della power unit Renault di Viry Chatillon in motori elettrici al fine di ottimizzare le risorse.
A nastri di partenza della stagione 2025, il team francese (che dal 2026 sarà equipaggiato con i propulsori Mercedes) si presentava per confermare quantomeno la crescita prestazionale mostrata sul finire della scorsa stagione. Invece, sin dai test, la A525, si è rivelata una vettura scarsamente competitiva, relegata ai margini della lotta di centro gruppo: di qui l’ultimo posto occupato nella graduatoria dei team con soli 20 punti, frutto più di occasioni colte al volo, piuttosto che di una competitività effettiva.

Continui rimpasti che non fanno bene alla stabilità del team

Il magro bottino fin qui ottenuto è stato merito esclusivamente di Pierre Gasly, pilota che con la sua esperienza sta tenendo a galla la compagine francese. La seconda guida non riesce a fornire alcun contributo alla causa del team, dapprima con Jack Doohan e poi, a partire da Imola, con Franco Colapinto. Le difficoltà di adattamento del pilota argentino ne stanno mettendo in discussione il suo sedile non solo per la prossima stagione, ma anche per la seconda parte del campionato 2025: lo stesso Briatore non ha fatto mistero di voler “usare” questa stagione per valutare attentamente quale coppia di piloti schierare nel 2026.
Ma non c’è solo il problema della seconda guida a tormentare la scuderia: a maggio, il team principal Oakes ha lasciato il team dopo averne assunto il comando da poco tempo e questo certamente non aiuta a trovare quella stabilità di cui il team ha bisogno per progredire. Il suo posto è stato ereditato da Dave Greenwood, in un contesto in cui molti tasselli sono ancora vacanti: è indubbio che, per risalire la china, la scuderia abbia bisogno di figure carismatiche e che costoro abbiano bisogno di tempo per programmare un futuro importante non solo per il team, ma anche per il gruppo Renault, il quale, fin dal suo rientro in F1 ha raccolto pochissimo in termini di risultati a fronte di tante aspettative disattese.