Bianconeri sotto la lente: Juventus – Milan

La Juventus spinta dal gol di Kean supera i rossoneri. L’ottavo scudetto consecutivo è a soli tre punti. E adesso testa alla Champions.

Lo Juventus Stadium rimane ancora un tabù per il Milan. Da quando è stato inaugurato i rossoneri non hanno mai conquistato un punto nella casa della Juventus. E questo ha coinciso con i sette Scudetti consecutivi, otto se consideriamo quello che rimane ancora a un passo di distanza per la Vecchia Signora. Un Milan che ha giocato bene per un’ora, mettendo in diversi frangenti sotto la squadra di Allegri, ma che ha dovuto soccombere alla superiorità degli avversari nel finale. Una Juve che ha portato ancora una volta a casa la vittoria. Una vittoria conquistata con la forza di chi non si arrende mai. Nonostante il pensiero sia già proiettato alla Champions e nonostante le tante rotazioni nella formazione. Con uno Scudetto già quasi conquistato, contro una squadra che lotta ancora per conquistare un, vitale, posto in Champions League per la prossima stagione.

Allegri mette in campo una Juventus con un 3-5-2 atipico. La formazione è la trentunesima diversa in 31 gare di campionato. Una caratteristica che solo la Juve, con la sua rosa ampia e di grande qualità, può avere. In porta, complice anche l’assenza per infortunio di Perin, è confermato il titolare Szczęsny. La difesa a tre è composta da Rugani, Bonucci e Alex Sandro. Una sorpresa viste le previsioni che volevano De Sciglio sulla linea dei difensori con Spinazzola a destra e Alex Sandro a sinistra. De Sciglio trova il suo posto a centrocampo a destra, con Emre Can, Bentancur, Bernardeschi e Spinazzola a sinistra. In attacco la coppia di punte è formata da Dybala e Mandžukić.

Primo tempo di marca rossonera

La partita vede un Milan che parte con il piglio giusto. Lo schieramento della Juventus vede un 3-5-2 che si trasforma facilmente in un 4-3-3. La posizione di De Sciglio è flottante tra difesa e centrocampo, mentre Alex Sandro è più bloccato a coprire lo spazio alle spalle di Spinazzola. Dalla parte opposta Dybala si accentra molto, lasciando spazio a De Sciglio. Lo stesso spazio sarebbe stato sfruttato forse meglio da Cancelo, ma un piccolo fastidio nell’allenamento precedente la partita ha indotto Allegri a non rischiare il terzino portoghese.

Nel primo tempo è il Milan ad avere il sopravvento della partita. Maggiore la fisicità, la dinamicità e la rapidità dei rossoneri, rispetto a una Juventus poco combattiva. Emre Can è il solito baluardo, ma a lasciare il campo al 25′ per una distorsione alla caviglia. Sostituito da Khedira. Non avendo più il potente centrocampista tedesco in campo, Allegri opta definitivamente per un 4-4-2 con Bernardeschi a destra e Spinazzola a sinistra, per ottemperare rimediare alla minor corsa di Khedira rispetto al più in forma Emre Can.

Il Milan concretizza la sua superiorità in campo segnando il gol del vantaggio con il solito Piątek mette alle spalle del connazionale Szczęsny il pallone servitogli da Bakayoko. Fondamentale l’errore di Bonucci che serve Bentancur marcato alle spalle. La Juve tenta una reazione con Mandžukić prima e Dybala poi, ma senza successo.

Il ritorno della Signora

La Juventus rientra in campo con piglio decisamente diverso. I bianconeri sono vogliosi di recuperare il risultato. Nonostante la vittoria non possa dare grossi vantaggi ai fini della conquista dello Scudetto, la parola sconfitta non può essere contemplata nella cultura juventina. La Juve, infatti, non si arrende, non può permettersi di perdere in casa senza combattere, e spinge per trovare il pareggio.

I bianconeri cominciano a prendere il controllo del campo, anche grazie a un Milan fisicamente in affanno. Anche se le prime tre conclusioni sono di marca rossonera. All’ora di gioco il lancio di Bonucci trova Dybala al limite dell’area. Lo stop a seguire è perfetto e l’intervento di Musacchio sulla gamba destra dell’argentino. Rigore e trasformazione proprio di Dybala. Da qui in poi il Milan si spegne e la Juve schiaccia i rossoneri. Allegri da il segnale di voler vincere inserendo Pjanić e Kean per Spinazzola e Dybala. Proprio i due nuovi entrati confezionano il gol del vantaggio bianconero.

La reazione del Milan è fatta di nervi e corsa, ma poca efficacia. La Juventus tiene bene la reazione dei meneghini e la partita si conclude sul 2-1.

I soliti lacrimoni

C’è ovviamente spazio per le solite proteste dei milanisti. Oggetto del contendere il presunto rigore per fallo di mano di Alex Sandro sul cross Calhanoglu. L’arbitro Fabbri, richiamato dal VAR all’On Field Review, conferma la sua prima impressione e non concede rigore. Nello specifico Alex Sandro, abbastanza vicino all’avversario che crossa una palla veloce, compie un movimento naturale e cerca di ritrarre il braccio destro che si muove in direzione opposta alla palla. Il pallone colpisce il braccio del difensore nella parte posteriore dietro il gomito.

Il tocco di braccio in area di Alex Sandro

Abbiamo già trattato della regola del fallo di mano qui, ma vale la pena di ripassare i criteri secondo i quali, alla luce dell’attuale regolamento, il fallo di mano in area può essere sanzionato con il calcio di rigore. Prima di tutto si deve stabilire se il contatto della palla con la mano è effettivamente da considerarsi fallo:

“Il fallo di mano Il fallo di mano implica un atto intenzionale di un calciatore che con la mano o il braccio viene a contatto con il pallone. I seguenti criteri devono essere presi in considerazione:

• il movimento della mano verso il pallone (non del pallone verso la mano)

• la distanza tra l’avversario e il pallone (pallone inaspettato)

• la posizione della mano non significa necessariamente che ci sia un’infrazione

• toccare il pallone con un oggetto tenuto nella mano (indumenti, parastinchi, ecc.) è considerato come un’infrazione • colpire il pallone lanciando un oggetto (scarpa, parastinchi, ecc.) è da considerarsi un’infrazione

Fuori della propria area di rigore, il portiere è soggetto alle stesse restrizioni degli altri calciatori per quanto riguarda il contatto tra il pallone e la mano. All’interno della propria area di rigore, il portiere non può essere colpevole di un’infrazione relativa al contatto tra il pallone e le mani sanzionabile con un calcio di punizione diretto né di qualsiasi relativo provvedimento disciplinare, ma può essere colpevole di diverse altre infrazioni sanzionabili con un calcio di punizione indiretto.”

Inoltre il regolamento specifica ulteriori criteri per valutare il fallo di mano:

“Deve valutare se il contatto tra il pallone e la mano o il braccio è voluto dal calciatore o se questi allarga, alza, muove o, comunque, tiene le mani o le braccia con l’intenzione di costituire maggior ostacolo alla traiettoria del pallone. Non deve però essere considerato intenzionale il gesto istintivo di ripararsi il viso o il basso ventre dal pallone.”

Nel caso di Alex Sandro la mano non va verso il pallone. Il braccio si trova in quello spazio perché è nella normale dinamica di gioco. Il movimento del braccio non è verso il pallone, ma verso l’interno dell’area di rigore. La distanza dall’avversario è ravvicinata, anche se il cross non è inaspettato. Meno prevedibile è la traiettoria: Alex Sandro si tuffa per creare ostacolo con le gambe, mentre il pallone è arretrato. Infine Alex Sandro non cerca di creare maggiore spazio con il braccio, anzi piega il braccio e lo ritrae, compie, di fatto, un’azione di senso opposto.

Tutto questo per dire che il fallo di mano poteva pure essere fischiato, viste le ultime tendenze degli arbitraggi in questi casi, ma che non averlo fischiato non è di certo un errore grave dell’arbitro. L’episodio si presta ad interpretazioni, e l’arbitro ha valutato l’episodio non sanzionabile.

Difesa

Szczęsny 6 – Non fa in tempo ad uscire a valanga su Piątek per evitare il vantaggio del Milan. Nel seguito della partita compie qualche altro intervento non difficile, anche perché il Milan non lo sollecita mai seriamente.

Rugani 6,5 – Molto bene in difesa contro il temibile centravanti polacco del Milan. Usa le cattive quando serve.

Bonucci 5 – Redime parzialmente l’errore che provoca il vantaggio avversario con l’assist che mette Dybala nelle condizioni di guadagnare il rigore. Per il resto fa una partita discreta, ma da lui non ci si può aspettare questi cali di concentrazione. Specialmente in assenza di Chiellini.

Alex Sandro 6 – Non si fa notare molto nel primo tempo, se non per un buco clamoroso in avvio di partita. Adattato da terzo centrale fa una partita prudente. Cresce nella ripresa quando deve spingere dopo l’uscita di Spinazzola.

Centrocampo

De Sciglio 5,5 – Dovrebbe approfittare meglio degli spazi lasciati dall’accentramento di Dybala. Tocchi non sempre sufficientemente precisi.

Bentancur 5,5 – Gioca in modo scolastico e con poca personalità. Involuto rispetto all’avvio di stagione.

Emre Can 6 – Comincia alla grande, ma deve uscire troppo presto per una distorsione alla caviglia. Peccato perché era in un periodo di gran forma.

dal 25′ pt Khedira 6 – Torna dopo tanti giorni di assenza. Partita sufficiente anche alla luce del fatto che non ci si poteva aspettare molto di più.

Bernardeschi 6,5 – Nella prima parte della gare trova poco spazio. Cerca di non pestarsi i piedi con Dybala ma paga il fatto di entrare troppo dentro il campo, dove gli spazi sono più stretti. Cresce molto nel secondo tempo. Molto meglio quando si defila sulla fascia destra e rientra.

Spinazzola 5,5 – Dopo la partita saltata per infortunio ritorna da titolare. Non ha la verve mostrata nelle scorse partite e viene spesso limitato nel dribbling. Poco efficace, ma un calo era prevedibile.

dal 16′ st Pjanić 7 – Entra e cambia il volto e il ritmo alla squadra. Fondamentale il suo recupero con assist: la sintesi del suo gioco.

Attacco

Dybala 6,5 – Tenta di sollevare la squadra con qualche giocata, ma non è molto efficace. Non salta mai l’uomo e non sostituisce Pjanić nella creazione del gioco. La fantasia dovrebbe venire da lui, ma sembra spento. L’unico lampo della partita permette alla Juventus di agguantare il pari. Contro il Milan in casa mette sempre la firma.

dal 21′ st Kean 7 – Una forza della natura. In 25 minuti di gioco crea scompiglio nella difesa avversaria. Tiro alto da dentro l’area, gol annullato di testa, gol decisivo. Momento d’oro per lui. Nel finale si concede alla platea un tunnel spettacolare.

Mandžukić 6,5 – Guerriero. La sua azione di disturbo crea nervosismo negli avversari. Anche questo è frutto dell’esperienza. Si trova meglio con una punta di peso accanto, infatti con l’ingresso di Kean si rende spesso pericoloso sul secondo palo. Lotta da solo contro tutta la difesa rossonera su tutte le palle alte, e spesso vince.

Il Mister

Allegri 6,5 – Era difficile riagguantare una gare nelle condizioni psicologiche in cui si trovava la Juventus. Trovare gli stimoli è sempre l’aspetto più complicato. Lui fa le mosse giuste e riesce a ribaltare la partita. Questa Juve trasformista è frutto della sua elasticità mentale e della sua fantasia. E adesso, con lo Scudetto a soli tre punti (ammesso che il Napoli vinca), testa alla Champions.

Fonte della foto: www.juventus.com

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