Brescia: Clotet e Gastaldello la strana coppia

Brescia: la strana coppia Clotet e Gastaldello del presidente Cellino

Il duo Clotet/Gastaldello è figlio delle folle idee del presidente Cellino, uomo discutibile, ma mai banale. In tre anni e mezzo di gestione Brescia, ha cambiato ben dieci allenatori affidandosi per ultimo alla coppia già citata; ripercorrendo in parte la strada intrapresa a Leeds di quando ne era il proprietario. I due insieme hanno conquistato ventisei punti in quindici partite, che hanno permesso alle rondinelle di uscire dal baratro della bassa classifica arrivando a conquistare un posto a ridosso della griglia play off. Dove ha tre giornate dal termine è ancora tutto aperto. Peccato per la vittoria sfumata al novantesimo contro la Reggiana ed il blando pareggio interno contro il derelitto Pescara, altrimenti ora sarebbe tutto un’altra musica.

Clotet l’uomo venuto dal nulla

Josep Clotet detto Pep è arrivato a Brescia nello scorso Febbraio a sostituire l’esonerato Dionigi. Il suo ingaggio inizialmente ha suscitato curiosità e perplessità tra gli addetti ai lavori e sopratutto nei tifosi. Giovane tecnico spagnolo 44 anni, con esperienze minori in patria e poi nel Halmstad in Svezia e con i norvegesi dei Viking dopo. Fino ad approdare nel Regno Unito, dove fa il secondo di Garry Monk (modesto allenatore ed ex difensore inglese) nel Leeds del presidente Massimo Cellino. Un palmares altalenante dove da segnalare c’è solo la salvezza raggiunta con il Birmingham nella Championship Britannica. Ma ci sono salvezze e salvezze. Quella ottenuta con i Blues, ha messo in evidenza un gioco basato sulla tattica maniacale, dovuta molto probabilmente alla sua passione per gli scacchi, ed influenzata da maestri come Pochettino, Pellegrini e sopratutto El loco Bielsa.

Gastaldello il veterano

Se lo spagnolo sembra essere l’uomo ombra, il pensatore silenzioso, quello che dalla panchina bisbiglia consigli; Daniele Gastaldello è il braccio, quello che sprona, elargisce e si fa sentire. Una vita in provincia, di chi in campo ha davvero dato tutto conquistando salvezze e promozioni all’ultimo respiro in emozioni che solo il gioco del calcio sa dare. Appese le scarpette al chiodo proprio con le rondinelle diventa subito collaboratore tecnico dei vari mister che negli anni si susseguono nel capoluogo lombardo fino appunto all’esonero di Dionigi di cui ne era secondo e non avendo ancora conseguito il patentino a Coverciano, il vulcanico Cellino decide di affiancargli l’ex Birmingham creando quel mix perfetto di saggezza e grinta, di calcio europeo e football all’italiana che stanno facendo in parte la fortuna dei biancazzurri.

Partiti inizialmente con il 4-3-1-2, non del tutto abbandonandolo come nella vittoria contro la Spal, hanno rimodellato la leonessa sul 4-3-2-1. Un calcio organizzato e concreto: basato sul pressing alto e possesso palla con una circolazione insistita. In difesa due terzini portatori di palla bravi in entrambi le fasi, che non sempre affondano su tutta la fascia, ma tendono ad appoggiare centralmente verso i compagni nella trequarti avversaria, non rinunciando comunque alla giocata. In mezzo loro, la coppia di centrali abili in marcatura e nel far ripartire la manovra dalle retrovie, in un mix perfetto. Nella mediana un regista a dettare i tempi di gioco e due mezze ali che abbinano quantità tanta e una discreta qualità che permette loro di inserirsi nelle linee nemiche e pressare l’avversario fin dalla loro metà campo. In avanti due trequartisti che partono da dietro permettono alla squadra di salire, alternando l’altezza della loro posizione a seconda da dove parta l’azione. Pronti a servire l’unica punta, che rappresenta il classico ariete d’area di rigore.

Questo è il Brescia targato la strana coppia la cui rincorsa verso traguardi più ambiziosi sembra ancora possibile.