Damstadt, la Cenerentola della Bundesliga

La muraglia di tifosi del Damstadt

Il Darmstadt a giugno è tornato in Bundesliga dopo un’assenza di sei anni. Era infatti dalla retrocessione avvenuta nella stagione 2016-2017 che i biancoblù non calcavano il palcoscenico più prestigioso di Germania.
L’artefice del ritorno in Bundesliga è stato Torsten Lieberknecht. Il tecnico, classe 1973, è diventato allenatore del club nel 2021 e dopo aver sfiorato la promozione nella stagione 2021-2022 (la squadra terminò quarta) ha centrato l’obiettivo nella scorsa. Ora la squadra è attesa da una nuova impresa: centrare la permanenza in Bundesliga.

Damstad, storia di una Cenerentola

Lo Sportverein Darmstadt 1898 e.V. (e.V. Sta per Eingetragener Verein ovvero «club  o associazione registrata» ed è la formula che designa lo status legale dei club e delle associazioni in Germania) è stato fondato nel 1898 come polisportiva e tale è rimasta fino ad oggi. Oltre al calcio, infatti, vi sono atletica leggera, pallacanestro, Jūdō, escursionismo e tennis tavolo.
La squadra di calcio non è mai stata un club d’elite. Infatti, nella sua storia vanta appena 4 partecipazioni in Bundesliga a partire dalla nascita del massimo campionato tedesco, ovvero dal 1963-64. La maggior parte della sua storia l’ha passata in Bundesliga 2, dove vanta 33 partecipazioni. Da notare che nelle sue 4 partecipazioni nel massimo campionato tedesco, tre volte è retrocessa subito e solo una volta si è salvato.
Quella del Damstadt è dunque una storia sempre ai margini del grande calcio.
La prima promozione in Bundesliga avvenne nel 1977-78, ma all’epoca la squadra era composta per la maggior parte da calciatori non professionisti che non volevano rischiare la loro carriera al di fuori del calcio. Ciò costrinse spesso la squadra ad allenarsi di sera dopo il lavoro, con risultati scadenti. Alla fine della stagione 1978-79, il Damstadt terminò ultimao con 7 vittorie, 7 pareggi e 20 ko a -7 dallo Shalke quart’ultimo.

Non andò meglio la seconda esperienza in massima serie nel 1981-82. In quell’occasione la squadra terminò con un punto in più rispetto alla precedente esperienza e riuscì a issarsi fino al penultimo posto. Tuttavia ottenne solo 5 successi, a fronte di 11 pari e 18 sconfitte.
La terza promozione avvenne nella stagione 2014-2015. Quella squadra, allenata da Dirk Schuster riuscì a salvarsi l’anno seguente, chiudendo con un dignitoso quattordicesimo posto frutto di 9 vittorie, 11 pareggi e 14 sconfitte. A tutt’ora questo è il miglior piazzamento del club in Bundesliga.
Curiosamente la salvezza del Damstadt ebbe anche una componente italiana. Luca Caldirola, attuale difensore del Monza, fu infatti un pilastro di quella squadra, giocando 34 gare, ovvero tutte quelle a disposizione.
Nella stagione successiva, però, la squadra tedesca non riuscì a ripetersi chiudendo all’ultimo posto con 7 vittorie, 4 pareggi e 23 sconfitte.
Quella fu anche l’ultima apparizione della società nella maassima serie tedesca.

Lo stadio e il tifo

Il Danmstadt gioca in uno stadio molto piccolo. Lo Stadion am Böllenfalltor è stato ribattezzato dal 2014 Merck-Stadion am Böllenfalltor per via della sponsorizzazione dell’azienda chimica e farmaceutica Merck KgaA. Si tratta di una delle industrie più antiche di Germania, con sede proprio a Damstadt.
La capienza dello stadio è di 17.650 spettatori. In Bundesliga solo l’Heindenheim ha uno stadio meno capiente (15.000 persone). La capienza è dovuta ad un’opera di ammodernamento avviata nel 2015, per renderlo più funzionale. Fino ad allora, infatti, poteva contenere 30.000 persone.
L’impianto è a pianta ovale, con il settore di tribuna al coperto. Il terreno di gioco è in erba naturale.

Lo stadio di Damstadt nella stagione 2016-2017 è stato anche dedicato alla memoria di un tifoso. Jonathan Helmes, infatti era un grande tifoso del Damdstadt e aveva raccolto centinaia di firme per devolverla alla lotta al cancro. Proprio un cancro lo portò via all’età di 26 anni. Da qui il gesto, per tutto il corso della stagione 2016/2017, di denominare lo stadio Jonathan-Heimes-Stadion am Böllenfalltor anche con il patrocinio dell’azienda Merck che, in quella stagione, rinunciò al suo diritto di denominazione.
Un grande gesto d’amore che spiega il grande attaccamento della squadra ai propri tifosi.