Di Lorenzo, oh Capitano, mio Capitano

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Giovanni Di Lorenzo: “Oh Capitano, mio Capitano”

Giovanni Di Lorenzo è stato proclamato capitano dopo l’addio di Lorenzo Insigne in un clima di scetticismo generale dovuto alla rivoluzione in atto che si stava consumando. Il terzino azzurro partita dopo partita è diventato sempre più leader di squadra prendendola per mano in alcune partite dove ha inciso anche in termini di gol.

Da Matera allo scudetto: il viaggio di Di Lorenzo

Il capitano azzurro è cresciuto calcisticamente nella Lucchese per poi approdare alla Reggina. Con i calabresi ha mosso i primi passi da giocatore professionista. All’inizio della sua carriera veniva schierato attaccante per poi abbassare il suo raggio d’azione.

Dopo i primi anni senza infamia e senza lode decide di mettersi in discussione in Lega Pro con la maglia del Matera. Con la squadra lucana fece due ottime stagioni condite da qualche rete. Le sue prestazioni non passarono inosservate all’Empoli, società sempre brava a scovare giocatori e valorizzarli.

Con i toscani fu protagonista anche in Serie B conquistando la promozione. Di Lorenzo si ripete ulteriormente anche in A segnando addirittura cinque reti. La sua stagione straordinaria attirò le attenzioni del Napoli che lo pagò bel otto milioni di euro.

Il resto è tutta storia, quella di un calciatore che ha scalato le categorie con fatica e sacrificio premiato con una conquista di uno scudetto alzando il trofeo dopo che ci era riuscito un certo Maradona. Un momento che per un giocatore che gioca nel Napoli rimane impresso nella mente per sempre perché vincere in terra partenopea è un qualcosa che non si vede tutti i giorni.

Non solo il tricolore per il Capitano del Napoli

La grande scalata di Giovanni Di Lorenzo non si è chiusa solo con lo scudetto. Il quadriennio azzurro ha portato altre soddisfazioni. Nel periodo del Covid il terzino azzurro ha aggiunto nel suo palmares una Coppa Italia, sempre con la maglia del Napoli e un titolo di Campione D’Europa l’anno successivo da protagonista con la maglia della nazionale.

Da questi particolari si capiva che il capitano azzurro fosse un vincente nel DNA ed era destino che era l’uomo del titolo riportato dopo 33 anni. Con un palmares del genere il buon Giovanni può decidere di chiudere la sua carriera a Napoli e magari continuare un ciclo che possa portare altre vittorie, sia per la squadre che per se stesso.

Il rapporto di Di Lorenzo con Spalletti

Spalletti è sempre stato definito come un mangia capitani per aver avuto qualche screzio di troppo con giocatori come Totti e Icardi. Anche l’addio di Insigne ha lasciato nell’indifferenza il buon Luciano.

Con Di Lorenzo le cose sono andate in maniera diversa. I punti in comune sono tanti, ad esempio la loro squadre che lo hanno lanciato, l’Empoli e un rapporto di stima e fiducia che è arrivato al culmine con un abbraccio a fine partita, un abbraccio che sapeva di un arrivederci e non di un addio.