Scempio rosso! Il regresso della Ferrari

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Ferrari: no, così non va!

La SF-23 è una chiara involuzione della F1-75 e fatica non solo contro la Red Bull, ma anche contro Aston Martin e Mercedes, a dispetto dei trionfalismi della vigilia.

Un regresso spaventoso della Ferrari

Dopo due gare, la Ferrari ha raccolto 26 punti, esattamente un terzo rispetto a quelli conquistati dopo due gare nel 2022. Basterebbe questo per spiegare l’involuzione di un team reduce da un doppio secondo posto.
Dopo aver trascorso l’inverno a proclamare propositi di vittoria, ci ritroviamo con una monoposto che mangia le gomme dure faticando enormemente sul passo gara non solo nei confronti dell’inarrivabile Red Bull, ma anche contro la rediviva Aston Martin.
Nell’ultimo Gran Premio, la SF-23 ha chiuso dietro anche alla Mercedes, alle prese con una problematica (e sbagliata, come ammesso dallo stesso Toto Wolff) W14.
Sin dai test invernali, il team di Maranello ha cercato di ottimizzare l’assetto, senza mai trovare la giusta finestra di funzionamento delle gomme lasciando perplessi molti addetti ai lavori, sebbene le mappature del motore fossero conservative. In occasione della prima gara a Sakhir, la scuderia, resasi conto che l’alettone da alto carico oscillava in modo non sicuro, ha deciso di correre con l’ala a basso carico pagando dazio sul passo gara nei confronti della RB19 e della AMR23 di Alonso. Il problema è che Leclerc purtroppo, non è nemmeno arrivato al traguardo pagando lo scotto di un’affidabilità ancora precaria, nonostante il team abbia avuto quasi un anno di tempo per risolvere i guai di affidabilità che avevano azzoppato in parte la F1-75. Proprio in tema di affidabilità, il pilota monegasco è stato costretto a montare la terza centralina già alla seconda gara sforando il limite di due ammesse dal regolamento (questo la dice lunga su quanto la Rossa sia ancora indietro in ordine alla tenuta del mezzo meccanico), costringendolo a scontare dieci posizioni di penalità: a Jeddah, dalla 12° posizione, Leclerc ha sì rimontato ma la sua rincorsa si è fermata al 7° posto dietro l’altra Ferrari di Sainz.
Per dare un’idea, basti pensare che, in 30 giri dopo la ripartenza dalla safety car, la prima delle Ferrari ha pagato ben 35 secondi dal vincitore Perez, una media di più di un secondo al giro più lento. La gara ha chiaramente detto che, in questo momento, la Ferrari è la quarta forza in pista non riuscendo a lottare nemmeno con le Mercedes.

Proclami andati in fumo da parte della Ferrari

Ad aggravare una situazione tecnica molto difficile sono intervenute poi, in seguito all’insediamento del nuovo TP Vasseur in un’ottica di riorganizzazione del team, le dimissioni di David Sanchez da capo aerodinamico (destinato alla Mclaren), quasi a testimonianza del fallimento del progetto SF-23, nonostante la sua uscita fosse già programmata da tempo e di altri uomini legati a Binotto
Ma a far più rumore sono state le dichiarazioni dell’amministratore delegato Benedetto Vigna, il quale, il giorno della presentazione, ha in maniera forse affrettata e superficiale affermato che la SF-23 si trattasse di “una monoposto senza precedenti in termini di velocità” alimentando speranze iridate che la pista ha impietosamente spazzato via: proprio per questo, adesso, lo stesso AD dovrebbe spiegare quali sono i programmi del team, con un mondiale che adesso si fa in salita. In tutto questo, infatti, gli unici a metterci la faccia per spiegare debâcle simili sono Vasseur e i piloti, quando invece dai piani alti sia il presidente Elkann, sia Vigna sono assenti ingiustificati…

Francesco Lenti