È una Ferrari monca e senza anima

Copertina Tifoblog rubrica Francesco Lenti Formula Uno

Il 2025 oramai è destinato ad essere una stagione da dimenticare per il team di Maranello,
partito con ambizioni da titolo.

Stagione compromessa, numeri impietosi
I numeri non dicono tutto, ma in alcuni casi raccontano una realtà incontrovertibile. Se
parliamo della Ferrari, ad un quarto di stagione già in archivio, possiamo tracciare un
bilancio che, in termini numerici, fotografa ampiamente la negativa stagione che sta
attraversando il Cavallino. Il termine di paragone è riferito a questo punto della stagione
2024, dopo sei gare disputate.
Anzitutto, dopo la tappa di Miami dello scorso campionato, la Rossa aveva totalizzato il
doppio dei punti (187 contro 94), frutto di una vittoria (la doppietta in Australia) e sei podi
raccolti, invece la stagione 2025 ha regalato fin qui solo un podio (Leclerc in Arabia
Saudita). In secondo luogo, se nel 2024 il team diretto da Fred Vasseur era al secondo posto
nel mondiale costruttori (dietro Red Bull) e piloti (Leclerc dietro Verstappen), quindi in
piena lotta, ora invece la situazione è desolante con la Ferrari distantissima dalla vetta delle
classifiche mondiali, con un’anonima quarta posizione (a -152 dalla McLaren) e, col primo
dei ferraristi (Leclerc) in quinta posizione (a -78 da Piastri).
Con questi numeri catastrofici, appare evidente come parlare ancora di vittorie e titolo
mondiale sia assolutamente fuori luogo: tra l’altro, in termini di valori in pista in Florida, il
fatto che la Ferrari (oltre a rimediare a distacchi siderali dal podio) abbia faticato nel
confronto anche con la rediviva Williams e con la Haas di Ocon, la dice lunga sulle
difficoltà attuali della squadra di Maranello.

SF-25 senza futuro, mancano una cultura e una mentalità che incarnino i valori della
Ferrari
Disquisire su quali sono i mali della SF-25 è inutile e stucchevole. Figlia di scelte
progettuali a questo punto nefaste, è evidente come i progettisti che hanno concepito questa
monoposto non siano stati lungimiranti, se è vero che dopo sei weekend di gara non siano
stati in grado di correggerne i difetti di progetto, con limiti strutturali oramai irrecuperabili
(al di là di ogni discorso sugli aggiornamenti e sulle nuove norme in tema di flessibilità
delle ali in vigore da Barcellona). Parliamo di un gruppo di lavoro composto dal nuovo
direttore tecnico Serra (su cui è prematuro valutare il suo impatto, dal momento che è
divenuto operativo solo da ottobre 2024, ossia a progetto già ben avviato), ma anche da
Tondi, Montecchi, Battistini, Racca, Bigois, Adurno i quali hanno fallito miseramente e, per
questo, da sostituire con tecnici bravi e pragmatici, anche provenienti dalle altre squadre.
La vettura ha una finestra di funzionamento ridottissima, carente su quasi ogni aspetto
aerodinamico e, di conseguenza, è destinata ad una stagione da comprimaria, con buona
pace dei trionfalismi della vigilia.
Tuttavia, con un fallimento così sconcertante, anche alla luce dell’operazione Hamilton,
appare doverosa una profonda riflessione: per rimediare ad una situazione sportivamente
drammatica è necessario prima di tutto che tutto il mondo Ferrari (dagli addetti ai lavori ma
anche i tifosi) comprenda fino in fondo i valori della passione, eccellenza, sfida,
competitività, voglia di mettersi in gioco che ha contraddistinto la Scuderia nella sua
storia quasi centenaria. Al fine di lottare (prima ancora che vincere) per vittorie e
campionati occorre una cultura del lavoro improntata all’incarnazione dei valori di cui sopra.
Chi vede le cose con realismo, si accorge che tutto il mondo Ferrari è un ambiente acefalo,
senz’anima (Montezemolo docet), piatto: è quindi indispensabile che il gruppo vada
innervato con un gruppo di persone forti che mastichino davvero di corse, della cultura di un
team che ha ottenuto successi (non necessariamente in F1 ma anche in altre categorie del
Motorsport), presenti quotidianamente alle attività in pista e in fabbrica, non di figure che si
riempiono la bocca di slogan e hashtag vari senza sapere nemmeno il significato. In questo
senso, le figure di John Elkann e di Benedetto Vigna sono assolutamente inadeguate per
governare un gruppo di persone che indossano la divisa con lo stemma del Cavallino
Rampante (solo 1.200 per la Gestione Sportiva). Paradossalmente, il cambiamento deve
partire dall’alto, prima di affrontare ogni altro discorso…