Formula 1, questo non è sport, non più. Arrivederci

La Formula 1 perde appassionati gara dopo gara. Scelte sbagliate, decisioni discutibili, penalità assurde. Questa è la morte dello sport.

Montreal (CAN) – Ciò che è andato in scena ieri è ciò che di più triste possa offrire il mondo del Motorsport. Proprio nella terra di Gilles, una profanazione alla sua memoria. Negli anni, a favore della tanto decantata sicurezza, si è persa l’essenza della competizione in pista. Meglio un artificiale ma sicuro sorpasso con DRS che un duello maschio, con sportellate e invenzioni di traiettorie. I piloti sono diventati inutili robot preimpostati, possono essere anche tutti uguali, tanto è la monoposto a vincere. Basta che sia competitiva e che si adatti ad un determinato circuito, tutto il resto lo fa il box e il muretto con assetti e strategie.

Ora, scusate il francesismo, ma mi sono rotto veramente i coglioni!

Nonostante la Formula 1 negli ultimi 20 anni abbia sempre preso la strada sbagliata in ogni decisione ho continuato ad amarla e seguirla. Ho sempre pensato che, prima o poi, chi gestisce il Circus si sarebbe accorto degli errori e sarebbe tornato sui propri passi, ma a quanto pare non è stato così, non è così e non sarà così. Addirittura anni fa ricordo un sondaggio su cosa avrebbero voluto i tifosi dalla Formula 1 del futuro, risultato mai preso in considerazione. Anzi, negli anni è sparito il sound dei motori che faceva venire la pelle d’oca agli appassionati quando varcavano i cancelli degli autodromi, sono spariti i duelli in pista (e non certo per colpa dei piloti), è sparita la velocità pura, ora si gestisce benzina, pneumatici, energia, motore, pannolini ed assorbenti interni.

Ieri la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Chi scrive non stravede per Vettel, ma è ferrarista da sempre e se al posto del tedesco ci fosse stato Verstappen, Bottas, Gasly, Ricciardo o Pinco Pallino non sarebbe cambiato il succo della questione. Oltre ad esserci penalità ridicole, la cosa grave è che vanno sempre e solo in una direzione.

Dal 1992 non perdo un Gran Premio, ho sempre vissuto la Formula 1 con la massima passione possibile. Sia nel vedere Ivan Capelli navigare in 12^ posizione, sia nel vedere Michael Schumacher trionfare e scrivere la storia.

Ieri quel flebile lumicino di passione si è spento del tutto e non saranno certo dieci mondiali Ferrari consecutivi a riaccenderlo. Non più.

Mi chiedo una cosa: se la Formula 1 perde i tifosi incalliti, quelli storici, quelli che hanno l’olio da motore che circola nelle vene, quelli che hanno seguito per anni le prove libere, i warm-up la domenica mattina, i test privati, quelli che alla presentazione delle monoposto sono sempre stati davanti agli schermi, come può pensare di attirare nuovi appassionati?

Si è fatto tanto per la vita dei piloti, ma si è fatto troppo per la morte della Formula 1.

E’ stato bello, mi hai fatto divertire tanto, mi mancherai sicuramente, ma purtroppo non esisti più.

Ciao Formula 1, spero un giorno ritornerai…

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