Altrimenti abili: una dedica speciale alla disabilità

Nella giornata mondiale della disabilità ecco una poesia per i giochi paralimpici

Oggi 3 dicembre nella giornata mondiale della disabilità vogliamo rendere l’onore a questi apprezzabili e indomiti atleti con i versi magici e accorati del poeta milanese Paolo Carazzi. La sua composizione si chiama: Altrimenti abili!

Chi ha inventato le Paralimpiadi?

Ma chi è l’uomo straordinario che più di cinquant’anni fa ha dato vita a questa manifestazione mondiale seconda soltanto alle Olimpiadi?

Era il 1948 quando Guttman Ludwing neurochirurgo tedesco e direttore del centro delle lesioni spinale di Stoke Mandeville, propose di inaugurare i primi giochi paralimpici. Infatti se George Eyser è stato il primo atleta con disabilità a competere in un evento olimpico, solo dopo la Seconda Guerra Mondiale vengono istituite formalmente le Paralimpiadi. Questo perché dopo le battaglie belliche moltissimi civili si ritrovarono con arti amputati. E purtroppo per loro a parte qualche cura continuativa, altro non si poteva fare. Il dottore tedesco intuì e scoprì che molti progressi erano possibili coinvolgendo le persone con disabilità nella competizione sportiva. Così la riabilitazione era più efficace.

Le prime Paralimpiadi a Roma

L’annualità dell’evento si ripropose in più anni e cominciò ad acquisire fama. Finché nel 1956 il Comitato Olimpico consegnò la Coppa Fearnley (un premio dato per meriti importanti nelle attività olimpiche) al comitato organizzativo di Stoke Mandeville.

La prima mini-edizione si svolse appunto a Stoke Mandeville e vide la partecipazione di 16 militari e alcune donne ferite di guerra. I primi giochi furono quindi chiamati Giochi di Stoke Mandeville. Fu il primo riconoscimento ufficiale sportivo.

Altro pioniere importante fu l’italiano Antonio Maglio. Anche lui ci concentrò sui problemi dei pazienti affetti da problemi neurologici e propose la stessa pratica sportiva del collega tedesco. La sua iniziativa portò alla fondazione nel 1974 dell’Associazione Nazionale per lo sport dei paraplegici italiani: ovvero ANSPI.

Ma ancora prima del Settantaquattro, a Roma si erano svolti i Giochi Paralimpici del Sessanta. Così dopo Stoke Mandeville anche la capitale italiana aprì ai Giochi Paralimpici. Vi parteciparono 400 atleti di 23 paesi diversi. Il passo importante di questo evento fu la decisione di affiancare ai Giochi Olimpici quelli Paralimpici. Ma ancora i tempi per svolgere in parallelo i due giochi nella stessa località non erano ancora maturi.

Sarà l’anno 1988 e la sede coreana di Seul ad aprire le porte alla parità fra i Giochi paralimpici e quello olimpici. In quell’occasione nacque la bandiera degli sport paralimpici dell’IPC. Gli atletici paralimpici raggiunsero una partecipazione record: 3.057 proveniente da 61 nazioni e gareggianti in 18 discipline diverse.

Il simbolo della Paralimpiadi: alcuni cenni

Il simbolo della Paralimpiadi rappresenta tre agitos (parola latina dal verbo agito) con tre colori base: rosso, blu e verde. La scelta delle tinte colorate è dovuta al fatto che sono fra le più presenti nelle bandiere mondiali. Il logo è nato nel 2003 per scelta del Comitato Esecutivo di Atene.

Altrimenti abili! Poesia di Paolo Carazzi

Guttman Ludwing nel ’48 a Stoke Mandeville, riunì i Veterani feriti e offesi,

Internazionale poi ti sei trasformata nel ’52 ospitando Atleti reduci olandesi;

Ognun ricorda che nel ’60 Antonio Maglio ti diede i Natali in quel di Roma

Cucendo al tuo Vessillo gli Olimpici Cinque Cerchi che garrirono a chioma;

Hai ottenuto e fatte tue, in Svezia nel ’76, le bianche competizioni invernali,

Illuminando e dando lustro al pensier del grande De Coubertin senza eguali.

PARA, è e sarà sempre distintivo della tua indomabile forza e del coraggio,

Acclamato e messo in mostra senza alcuna vergogna e senza alcun retaggio:

Richiamo a donne e uomini diversamente abili, in tenzone pronti a sfidarsi,

A dispetto delle grandi difficoltà, astuti nel dosare gli sforzi e a tutto darsi.

Liberati così dagli atavici orpelli, i tuoi adepti han raccontato alle pie Genti

Inebrianti e esaltanti sensazioni che si han solo al culmine in certi momenti,

Mescolati a fatiche e alla volontà di nulla tralasciare a gloria dei sentimenti.

PARA parla di energia, di sfida al reo destino, di voglia di mettersi in gioco,

Insieme a innumerevoli amici, accomunati tutti dal medesimo ardente fuoco.

Cerchi Olimpici e Paraolimpiadi insieme ormai da tempo in un’unica realtà,

Incastonata quale gemma preziosa e indispensabile esempio a rude umanità!
Paolo Carazzi

Milano, 25 novembre 2019
(Tutti i diritti riservati all’Autore)

Paolo Carazzi: biografia

Paolo Carazzi scrive da sempre in acrostico. Una poesia in versi che nasce dal nome o cognome o soprannome del soggetto della poesia. Ogni verso parte dall’iniziale della lettera del nominativo del protagonista prescelto.

Il poeta è di origine mantovana e abita a Milano.
Uomo di spirito vivace, ha iniziato fin da ragazzo, quasi per gioco, a scrivere poesie.

Le sue poesie sono in forma composta e utilizzano la rima baciata. La sua è una poesia basata più sulla sensazione del momento che sull’emozione. La sua capacità poetica lo porta a spaziare dall’ironico al serio, dal volgare al religioso. In ogni sua poesia emerge una squisita sensibilità d’animo. La sua originalità è nella creatività e nella morale che riesce ad emergere in ogni sua creazione.

Nel corso degli anni le sue poesie hanno ricevuto numerosi premi e riconoscimenti sia nazionali che internazionali.

L’acrostico cos’è?

Come spiega sul suo sito ufficiale il poeta l’Acrostico deriva dal greco akròstichon, parola composta che significa ‘estremo‘ ‘verso‘ e ha un’origine davvero antica e sembra avesse anche una funzione magica.

Le raccolte poetiche di Paolo Carazzi

Nel 2006 – Raccolta di Poesie dal titolo “Rime Sotto l’ombrellone”.

Nel 2007 – Il libro “Rime baciate – Acrostici in libertà” (OTMA Edizioni).

Nel 2013 – Il libro “Orizzonti – Raccolta di Acrostici” (OTMA Edizioni).

Nel 2014 – Raccolta di poesia “A tema-ART SACRA” – integrazione alla Mostra di Pittura del pittore Cesare Rovagnati.

Nel 2019 – Il libro “Diario di Bordo” (autoprodotto).