Emiliano Sala: tutta la verità sul decesso …

Emiliano Sala: pilota e aereo non abilitati

L’indagin su Emiliano Sala giovane talento che è morto lo scorso anno in quel tragico incidente aereo porta (ahi noi) a una sola magra consolazione: morire per non colepvolezza.

Che a volte, forse è la cosa davvero peggio.

Già, perché Emiliano Sala di colpe in questo tragico destino non ne ha avute! Nessuna! Se non quella di sentire la chiamata della Premier e di lanciarsi verso una nuova carriera.

Lo dimostrano le indagini concluse dopo poco più di un anno.

Emiliano Sala: le regioni dello schianto

Il pilota che è morto insieme al calciatore, tale David Ibbotson, non era abilitato a quel tipo di volo. L’ha detto chiaramente il rapporto finale dell’AAIB oggi e l’ha riportato Sportmediaset. In particolare non poteva effettuare voli a pagamento e non poteva condurre un aereo in notturna. Era, infatti, in fase di addestramento.

Ma c’è di più. Giusto perché almeno così si rende giustizia a un innocente!

Il velivolo Piper Malibu non era abilitato per il trasporto commerciale, ma solo l’uso privato. 

E infine, terza scoperta: lo schianto è stato causato da una perdita di monossido di carbonio che è poi penetrato nella cabina di pilotaggio e quindi il pilota ha perso il controllo del velivolo.

Riviviamo il momento tragico di quel giorno….

Nell’arco di due settimane circa il panorama calcistico sudamericano e mondiale ha perso sette nuove stelle mondiale. La loro sfortuna è stata quella di trovarsi nel momento sbagliato 🙁

Come mondo dei tifosi e come voce dei tifosi vogliamo render loro i giusti onori.

Sala e i ragazzi del Flamengo: due tragedie giovanili

Piangere, versando lacrime o farlo sulla tastiera, quando a cercare le parole del lessico sportivo di ogni giorno diventa difficile, improbabile, forse impossibile. E rischiare di non far cadere tutto nella banale retorica dell’evento funesto. Talvolta è meglio starsene zitti, meditare e cercare le lettere giuste per toccare le corde del proprio animo. Sì, a volte, è meglio così. C’è più rispetto nel non riempire di paroloni, compianti o ricordi i morti. E ancora più complesso è fare questo, se a lasciare questo pianeta sono dei giovani talenti del calcio mondiale.

Due storie separate da migliaia di chilometri, eppure due storie così tragicamente uguali. Il 21 gennaio, Emiliano Sala ha giusto il tempo di inviare un messaggio a un amico prima che il suo aereo cada nel canale della ManicaSabato 9 febbraio, nella tarda notte, ben dieci ragazzi fra i 14 e 17 anni sono state vittime di un incendio devastante, che ha portato al decesso di 6 giovani talenti brasiliani. A bruciare sotto le fiamme è stato il centro sportivo del club Flamengo.

Due storie tristi. Che intristiscono l’animo e l’anima di chi quel calcio l’ha giocato, lo gioca e lo vedrà sempre giocare.

È vero, sono due disgrazie che possono capitare anche ai non giocatori. Infatti, non siamo qui a compiangerli come fan del calcio, ma come uomini. Come padri di quei figli. Poteva capitare a tutti noi. Quando saliamo su un aereo (un volo privato, per giunta, messo a disposizione per un trasferimento di calcio) e uno di quei centri sportivi, dove tutti abbiamo vissuto la nostra infanzia. Tutti quelli come NOI, come Emiliano e come quei giovani brasiliani, innamorati del pallone.

Emiliano Sala: il campioncino

Meno di vent’anni, Emiliano, attaccante argentino del Nantes e già aveva stupito tutti. Dribbling, forza fisica, potenza, qualità. Numeri impressionanti e goal. Carattere e desiderio di diventare grande. Poi quel trasferimento verso il grande e maestoso campionato inglese. Neanche il tempo di viverlo il sogno. S’è spezzato contro una traiettoria maligna e maledetta di quell’aereo. Di oggi si sa che probabilmente l’impatto del cranio e del torace ha causato la fine della sua vita.

Emiliano, giustamente ricordato e compianto da tifosi ed ex compagni del Nantes, era già un campioncino. Aveva già fatto vedere che lui il grande calcio lo amava e lo sapeva affrontare.

I ragazzi del Flamengo

E che dire, poi, se penso all’età ancor più adolescenziale di quei sei ragazzetti che l’altra notte, a Rio, a Vargem Grande, mentre dormivano, magari cullando il sogno di diventare i nuovi Neymar, Kakà, Ronaldinho, Ronaldo, Rivaldo, hanno perso per sempre le loro speranze. Sei giovani campioncini, ancora da svezzare, arsi vivi in un rogo mortale. Per loro nemmeno la possibilità di assaporare l’erba dei grandi stadi brasiliani. A loro la vita non ha concesso nemmeno questo.

Sembra per fortuna che alcuni dei dieci coinvolti, per grazia di Dio, son stati salvati e sono nelle mani dei medici. Ma intanto il calcio verdeoro ha perduto sei potenziali nuove stelle della propria nazione.

Il gesto di Paquetà

E chi dieci anni fa poteva essere lì, in quei lettini, fra quelle fiamme, è quel Lucas Paquetà, stella nascente del Milan, che domenica, nel suo primo goal italiano non ha e non poteva dimenticare. Un braccio verso l’alto, il bacio alla fascia per lutto e gli occhi al cielo. Perché in quel centro sportivo, in mezzo a quei colori anche lui ha vissuto la propria vita. E allora come un fratello maggiore, che abbraccia i propri fratellini, Lucas domenica s’è lasciato alle spalle le urla di San Siro e ha pensato solo a quello che era accaduto. Perché in quel mondo ci sono ancora i suoi affetti e i suoi maestri. Un goal, un atto di gioia, da donare a chi quel momento di esultanza non potrà mai più viverlo 🙁

Due storie tragiche di calcio giovanile

E così l’astro nascente del calcio argentino, magari un giorno, fra tanti anni, avrebbe affrontato, in un duello tutto sudamericano, alcuni di quei giovanissimi giocatori, che stavano crescendo nel vivaio rossonero. Ma, non sarà così, perché questo 2019 ci ha tolto dalle nostre vite sette campioni del futuro.

Immaginiamoli già in cielo, a giocare, a passarsi la palla, a rubarsela, a scartare e a segnare. E lì, a insegnar loro come migliorare, c’è già Emiliano Sala. Con il suo sorriso, quegli occhi giovani e quell’esultanza che esprimeva ogni volta che siglava un goal.

Ma non andiamo oltre, preghiamo, per queste storie tragiche di calcio giovanile.  

Riposate in pace, 

Giovani promesse