I migliori tridenti d’attacco in Italia dal Dopoguerra fino a fine secolo

Storia del calcio italiano: i tridenti delle meraviglie

Anche questa volta parliamo di calcio. Ovviamente non quello giocato: da qualche settimana tutto è fermo e sui campi da gioco per ora si può solo innaffiare e fare manutenzione in attesa di tempi più sportivamente attivi.

Oggi. Anzi parliamo di ricordi del calcio. Di quello che ha entusiasmato le folle che gremivano gli stadi e che ci ha fatto palpitare e che ancora ricordiamo con affetto, con furore agonistico e con tanta nostalgia. Di quello giocato con pesanti palloni in cuoio con camera d’aria. Di quello che usava le scarpette cucite a mano e con i tacchetti avvitati
Di campioni nella Storia del nostro calcio ce ne sono stati tanti; sarebbe lungo elencarli tutti, con il rischio di far torto o dimenticare qualcuno.

E’ per questo che i miei ricordi si sono accesi pensando solo a quei giocatori che “tutti insieme”, formando un indissolubile gruppo, hanno lasciato un segno indelebile sui nostri campi. Li ho chiamati: ” Trio delle meraviglie”.
Per alcuni di loro occorre fare uno sforzo di memoria e tornare indietro di tanti anni, per altri i ricordi sono decisamente più recenti. Una cosa li accumuna e li rende “immortali” nei nostri pensieri: aver elevato alla massima potenza, in un campo dove l’individualità la fa da padrone, il detto dei “Moschettieri”: “uno per tutti, tutti per uno!”. E’ con questo spirito che entravano in campo i nostri Eroi. E’ così che incutevano paura agli avversari. E’ cosi che esaltavano i propri tifosi e qualche volta anche i tifosi avversari: sicuramente gli amanti del bel gioco e tutti gli sportivi.
Ecco allora i miei ricordi. Partiamo dagli Anni Quaranta.

Loik – Grezan – Mazzola: il grande Torino

All’inizio degli anni ’40 tre ragazzi, cresciuti calcisticamente in diverse realtà sportive si sono trovati a giocare in quello che sarebbe diventato il “GRANDE TORINO”:
LOIK EZIO: mezzala/mezzofondista – è il “motore” del Grande Torino, infaticabile, coriaceo e potente. E’ colui che mantiene i collegamenti tra i reparti della squadra; possiede un tiro prepotente e preciso che esplode, spesso da fuori area sia di destro che di sinistro. Generoso, altruista e super corretto: un campione vero stimato da compagni e avversari.
GREZAN GIUSEPPE: mediano – abbina ad una classe purissima, uno spiccato senso tattico; con il suo stile sobrio è l’elemento d’ordine della squadra granata, al servizio della quale, con la semplicità che gli deriva da un’eccezionale tecnica, costruisce geometrie e calibra lanci precisissimi. Ambidestro, in possesso di un buon tiro è il punto di riferimento costante per i compagni.
MAZZOLA VALENTINO: attaccante – ha le caratteristiche del fuoriclasse: talento senza eguali, gran combattività e una sagacia tattica di prim’ordine. Stilisticamente perfetto, goleador, con l’animo da condottiero e uomo squadra. Sicuramente il simbolo del Grande Torino. Viene ancora ricordato il suo gesto che in mezzo al campo lo vede rimboccarsi le maniche della maglia: un atto rivolto ai compagni per spronarli alla riscossa. Proprio da quel gesto prendeva avvio il quarto d’ora di gioco nel quale ai granata era impossibile porre argine.
Il quarto d’ora del Toro, ormai diventato una Leggenda, è stato un atteggiamento sportivo che non può essere accreditato solo ai tre nomi ora ricordati. Caso veramente raro nella storia dello Sport, tutta la squadra si sentiva coinvolta e si allineava a tale atteggiamento. Fino a quando, una triste e brutta sera, (4 maggio 1949 ore 17,05) il Grande Torino scomparve nella tragedia di Superga. L’aereo che stava atterrando a Torino si schiantò con tutta la squadra, di ritorno da un’amichevole in Portogallo, contro i muraglioni di sostegno del giardino posto sul retro della Basilica di Superga.
Nello schianto morirono i giocatori: Valerio Bacigalupo, Aldo e Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti e Giulio Schubert.
Da allora il “quarto d’ora del Toro” è rimasto un mito, così come i suoi interpreti che, in questo modo ho desiderato ricordare.

Boniperti – Sivori – Charles: il tridente della Juve degli Anni Cinquanta

Alla fine degli anni ’40 e inizi degli anni ’50, altri giocatori brillarono, insieme, nel cielo calcistico. Anche loro provenienti da differenti società, si ritrovarono a costituire un trio indimenticabile nella JUVENTUS di quel periodo:
BONIPERTI GIANPIERO: centravanti/mezzala – detto “Marisa” per via dei biondi capelli a boccoli, era l’uomo con la visione di gioco, quello che “distribuiva palloni” e segnava! Eccome se segnava! E’ stato ed è rimasto l’emblema e la Bandiera della Squadra.
SIVORI OMAR: attaccante – italo argentino (il nonno paterno era italiano) ha dato un’impronta personale al gioco: funambolo, padrone assoluto della tecnica di gioco, imprendibile e tirava punizioni in modo magistrale. Da un punto di vista caratteriale era molto irritabile (oggi si direbbe “fumino”). Ha collezionato una lunga serie di espulsioni. Riconoscibile in campo perché portava (il primo in Italia) i calzettoni alla caviglia (allora era obbligatorio portarli al ginocchio).
CHARLES JOHN: attaccante – gallese di origine, era chiamato il “gigante buono”. Nonostante l’imponenza, era agile e veloce nell’approfittare delle giocate dei suoi due Angeli Custodi (Boniperti e Sivori). Più di una volta gli avversari hanno tentato di fermarlo con placcaggi alla rugby, ma lui tirava avanti e trascinava anche il malcapitato di turno. Tiro potente e preciso che difficilmente perdonava gli errori di posizione degli avversari.

Gren-Nordhal – Liedholm: il Milan svedese

Più o meno nello stesso periodo, a distanza di qualche anno, durante gli anni ‘50, Milano si illuminò di immensa luce, di una luce giallo-blu, grazie a tre ragazzotti – il trio GRE-NO-LI – venuti dal freddo (Svezia) a riscaldare i cuori dei tifosi del MILAN e non solo:
GREN JOHAN GUNNAR: mezzala – detto “la mente” per la sua capacità di leggere il gioco degli avversari e impostare quello della propria squadra. Grande padronanza della tecnica, sapeva confondere gli avversari e creare quelle situazioni di gioco favorevoli sia per lui che per i suoi compagni di squadra.
NORDHAL NILS GUNNAR: centravanti – oggi diremo “di sfondamento”. E’ considerato uno dei più forti centravanti di sempre. E’ il miglior marcatore straniero e il terzo in assoluto della nostra “Serie A” dietro Silvio Piola e Francesco Totti, con 225 reti. È tuttora il miglior marcatore nella storia del Milan. Ha detenuto per 66 anni il record di gol (35) in una singola stagione di “Serie A – a girone unico- “. Detiene inoltre il primato di cinque volte in cui è diventato capocannoniere della massima serie italiana, tre delle quali in modo consecutivo.
LIEDHOLM NILS ERIK: centrocampista – detto “il Professore” o, se si preferisce “il Barone”. Professore per la capacità di trasferire e mettere a disposizione dei compagni la sua innata abilità di studiare le “situazioni di gioco” e trovarne una debita favorevole soluzione. Barone per la sua eleganza nel modo di fare e di proporsi agli altri. Personaggio nel mondo del calcio, diventato anche allenatore, che ha lasciato un segno indelebile nello Sport.

L’Inter degli Anni Sessanta: Corso-Mazzola-Boninsegna

La Milano calcistica non poteva attendere a lungo prima di rivedere risplendere le sue stelle nel firmamento calcistico italiano. Ciò avvenne nella prima metà degli anni ’60 sulla sponda nerazzurra all’arrivo di un allenatore argentino che sconvolse il modo di interpretare il gioco del calcio: Helenio Herrera. E che insieme al Presidente di allora – Angelo Moratti – riuscirono a costruire quella che tutti ricordiamo come l’ INTER DEI RECORD:
CORSO MARIO: centrocampista/mezzala sinistra – il mancino magico, colui che tirava le punizioni a “foglia morta”. Imparabili! Aveva corsa, visione di gioco, forza e velocità. Sulla fascia sinistra era quasi imprevedibile e imprendibile. I suoi passaggi aprivano varchi nei quali i compagni di reparto s’infilavano e il più delle volte andavano a rete.
MAZZOLA SANDRO: centrocampista/attaccante – figlio d’Arte (il padre era Valentino Mazzola del Grande Torino scomparso nella tragedia di Superga). Signore in campo e fuori sapeva orchestrare il centrocampo in modo efficace e in linea con gli schemi dettati dall’allenatore. Storica, però mai accertata e documentata, la sua rivalità con l’amico Gianni Rivera (giocatore del Milan).
BONINSEGNA ROBERTO: centravanti – potente, preciso, veloce, uomo di sfondamento, in altre parole un ariete che creava scompiglio nelle difese avversarie. Il giocatore giusto al posto e al momento giusto. E’ stato il finalizzatore del lavoro di preparazione dei suoi due colleghi di reparto. Difficile fermarlo, sia con le buone che con le cattive (falli).

Gullit-Rijkaard-Van Basten: il Milan di Sacchi e Berlusconi

Alla fine degli anni ’80 la Milano rossonera si riaccese con un altro colore. In quel periodo i tifosi oltre ai colori sociali rossoneri aggiunsero e si vestirono di “arancione” grazie a tre ragazzi olandesi che fecero grande il MILAN di Berlusconi e Sacchi:
RIJKAARD FRANK: centrocampista – fare spesso dimesso, quando entrava in campo diventava un gigante. Visione di gioco, passaggi precisi al millimetro e intesa con i compagni tale da rendere vani i tentativi degli avversari di intercettare e interrompere gli schemi di un gioco fatto con leggerezza e spensieratezza.
GULLIT RUUD: centrocampista/attaccante – l’aratro, colui che segnava il solco nel quale poi scatenare ogni velleità sportiva. Con il compagno Rijkaard costituiva una coppia incontrollabile e illeggibile. Prestante fisicamente e con potente tiro, avanzava contro gli avversari creando vera confusione.
VAN BASTEN MARCO: attaccante – detto il ”Cigno di Utrecht”, era un centravanti dotato di tecnica eccezionale, nonché di notevole eleganza e rapidità nei movimenti; abile con entrambi i piedi, tiro potente sia in corsa che da fermo, concreto nel gioco aereo, mostrava un insieme di caratteristiche per le quali è ritenuto uno tra i più forti e completi attaccanti di sempre.

Il Brasile 1958-62: Vavà – Didì – Pelè

A questo punto dovrei chiudere il libro dei miei ricordi, ma non posso dimenticare, anche se non è un “trio”, il leggendario “attacco delle meraviglie” nella Storia del calcio: quello della NAZIONALE DEL BRASILE tra il 1958 e 1962. Eccone gli attori:
Edvaldo Izidio Neto, noto semplicemente come VAVA’-attaccante-
Valdir Pereira, noto con lo pseudonimo DIDI’– centrocampista – soprannominato “Mr. Football”, per la sua eleganza
Edson Arantes do Nascimento, noto come PELE’ – attaccante -, conosciuto anche come “O Rei” o la “Perla Nera” è il Calciatore del Secolo per la FIFA
Manoel Francisco dos Santos, noto come GARRINCHA – ala destra/attaccante -; il soprannome “Garrincha” gli fu attribuito da una sorella perché il suo aspetto minuto le ricordava quello di un’omonima specie di uccelli che egli era solito cacciare da bambino.
Mário Jorge Lobo ZAGALLO – centrocampista/ attaccante -, soprannominato ”formiguinha“ (la formichina) a causa dell’esile fisico.
Questi i cinque bravi ragazzi che insieme e uniti furono per 4/5 anni quella che è considerata una delle più grandi linee d’attacco di tutti i tempi.

A cura di Paolo Carazzi