Manchester City, la macchina (quasi) perfetta di Guardiola

Il Manchester City si appresta a disputare la seconda finale di Champions League della sua storia, dopo quella persa nel 2021 contro il Chelsea. Gli uomini di Guardiola sono unicamente riconosciuti come la squadra più forte del mondo, non solo per i singoli giocatori, ma per lo stile di gioco imposto dal club catalano. L’Inter si troverà di fronte, dunque, una autentica corazzata, guidata da colui che è riconosciuto come il tecnico migliore al mondo.

Le invenzioni di Guardiola

Guardiola quest’anno ha ulteriormente perfezionato il Manchester City. L’innesto dei due ex Borussia Dortmund, Akanji in difesa e Haaland in avanti, ha di fatto rivoluzionato il modo di giocare dei Citizens.
Fino allo scorso anno, la squadra di Guardiola puntava sulle continue sovrapposizioni degli esterni per creare spazio in area e liberare al tiro i vari centrocampisti-incursori. Con un centravanti di riferimento come Haaland, invece, la squadra gioca più per verticalizzazioni rapide e ha aumentato i lanci lunghi del portiere.
Quest’ultima è un’autentica rivoluzione se si considera che Guardiola è l’inventore della «costruzione dal basso», scimmiottata più che imitata da ormai quasi tutti.

Guardiola si schiera solitamente il Manchester City con un 3-4-3 molto mobile dove Akanji e Haaland fungono da poli.
In fase di possesso, la squadra si muove lasciando molta libertà agli interpreti di gioco, ma con dei principi fissi. La palla, infatti, si muove a grande velocità, con massimo due tocchi. Il perno del gioco è Rodri, centrocampista bravissimo sia in fase di pressing che in impostazione. Una volta che il pallone arriva sui suoi piedi, Gundogan, Bernando Silva e De Bryne si muovono di conseguenza.
De Bruyne, in particolar modo, è l’uomo che gode di maggior libertà. Il belga, infatti, non ha una posizione fissa in mezzo al campo. Spesso arretra per prendersi il pallone o si defila, prendendo il posto di Grealish.
Quest’ultimo è stato trasformato in un’ala a tutta fascia. Parte infatti attaccante mancino, ma arretra spesso fino alla propria area per difendere e far ripartire l’azione, sfiancandosi in un movimento estenuante.

L’ultima invenzione di Guardiola è stato l’avanzamento di Stones in mediana al fianco di Rodri. Il centrale si è adattato al nuovo ruolo, garantendo maggior copertura e permettendo a Walker, schierato braccetto di destra, di sganciarsi quando la squadra attacca in modo da garantire un uomo in più in attacco.

La fase di non possesso

In fase di non possesso il Manchester City si schiera con una sorta di 4-5-1, ma rimane aggressivo e non passivo. Il credo di Guardiola impone infatti un rapido recupero della palla per poi ripartire rapidamente. In questa occasione risulta determinante il ruolo di Stones e Rodri che arretrano fin sulla linea difensiva, creando quindi molta densità. Questa strategia lascia poco spazio di manovra agli avversari, anche perchè le ali offensive si piazzano spesso a uomo sui loro dirimpettai, chiudendo di fatto tutte le linee di passaggio. Guardiola tiene sempre due-tre uomini al di là della linea del pallone, confidando nella rapidità di recupero dei suoi interpreti per ribaltare l’azione da difensiva a offensiva.

Punti deboli del Manchester City

Il punto debole del Manchester City è l’eccessiva fiducia nei propri mezzi. Infatti, la squadra attacca spesso con otto uomini lasciando appena due elementi (Rodri e un centrale) dietro la linea del pallone. Ne consegue che quando perdono palla, non sempre i Citizens riescono a recuperarla velocemente, favorendo le ripartenze e i duelli in superiore numerica.
Se una squadra vuole avere qualche possibilità di battere il City dovrà soprattutto sporcare le linee di passaggio degli inglesi e provare a lanciare in velocità i suoi giocatori.
L’errore da non commettere è invece quello di farsi aggredire, sperando in un errore. Questo, anzi, è il modo migliore per perdere contro di loro.

Foto da https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Josep_Guardiola_0525.jpg