MotoGP, Zarco e una scelta discutibile

Zarco, fresco di divorzio dalla KTM, si è accasato in Honda-clienti per sostituire Nakagami. Punterà alla sella di Lorenzo?

L’ultimo atto del divorzio tra KTM e Zarco si è compiuto lo scorso week-end, quando il francese è salito sulla Honda LCR di Nakagami per la prima delle ultime tre gare di questa stagione.
Cominciamo col dire che a Zarco tutto il circo del Motomondiale deve un riconoscimento per aver “eccitato” un’annata tra le più noiose che si ricordino. Campionato deciso praticamente al Sachsenring, proprio nei giorni in cui si decidevano le sorti del pilota francese all’interno della casa austriaca.

Sulle cause, quelle vere, si è già ampiamente espresso Mike Leitner, Team manager Red Bull KTM Factory Racing, in una lunga conferenza stampa ad Aragon: KTM non ha gradito le esternazioni del pilota a Jerez (“Telaio e controllo di potenza sono una vera m***a“) a cui KTM replicò subito durissima, con Stefan Pierer, CEO di KTM Industries, esternando la propria delusione per il pilota transalpino, invitandolo ad impegnarsi di più . Non proprio quindi una dichiarazione di amorosi intenti.
Era chiaro perciò fin dall’inizio come sarebbe andata a finire, anche perché Zarco non ha mai perso un’occasione per rimarcare le difficoltà e punzecchiare, giusto per usare un eufemismo, la casa costruttrice austriaca.

Chi ha sbagliato tra KTM e Zarco?

Però, siccome non mi piace proporre la semplice cronaca di un fatto che sta attirando da tempo attenzione di addetti ai lavori ed appassionati, prendo posizione e mi schiero con KTM.
Si, perché KTM intanto è una casa che costruisce motociclette da quasi novant’anni. Motociclette che si sono sempre fatte valere nelle competizioni a cui hanno partecipato. Non si contano i titoli mondiali che sono stati appannaggio della casa austriaca dalla metà degli anni ’70 ad oggi sia nel motocross che nell’enduro.

Quindi parliamo di un costruttore che ha alle spalle una solida economia ed una radicata esperienza nel mondo delle corse. In più conosciamo come la casa delle arancioni ha saputo in breve tempo imporsi nelle classi minori del motomondiale. Pensare però di riuscire ad ottenere gli stessi risultati nella classe regina in pochissimo tempo, sarebbe stato da sprovveduti ed infatti l’azienda, affrontando questa avventura, sapeva quale sforzo avrebbe dovuto fare e quali sarebbero stati i tempi necessari per poter avere risultati di rilievo e di conseguenza ritorni di immagine e pubblicitari.

KTM al momento competitor di Aprilia, non certo dei top Team

Tra l’altro in questo campionato devono affrontare giganti come Honda, Yamaha, Suzuki, Ducati ed i competitor a cui possono essere affiancati sono quelli dell’Aprilia, che certamente non sono un piccolo garage di meccanici appassionati, ma un’altra solida industria con enorme esperienza nel racing.
Ma si sa che le sfide, a questi livelli, sono difficili e per questo ancora più avvincenti. Zarco tutto questo non poteva non saperlo, vivendo la realtà del Motomondiale ormai da alcuni anni e della Moto GP dal 2017. Evidentemente ha fatto una scelta sbagliata dal momento che lo sviluppo di una motocicletta implica che ci siano anche momenti difficilissimi che tutti, dai meccanici ai piloti, dai tecnici alla dirigenza, devono saper affrontare con la giusta lucidità e senza sparare a zero al primo intoppo.

Esempi recenti dovevano farlo riflettere.

Sarò inclemente e mi spingerò anche più in la: tutti quanti abbiamo davanti agli occhi il fallimento di Rossi quando lasciò una Yamaha vincente per avventurarsi su una Ducati “monstre”. Il Dottore cercò di adattare prima la moto al suo stile di guida e poi la sua guida alla moto, ma non se ne cavò un ragno dal buco. Il fallimento fu completo e si stava parlando di Rossi. La leggendaria capacità di Rossi di portare al limite una moto non facendolo quasi mai apparire, in Ducati gli venne praticamente inibita a causa della difficoltà di guidare “rotondo” invece che buttando violentemente il mezzo nelle curve. E non ci fu verso di modificare né le caratteristiche della moto né tanto meno lo stile di guida di Rossi.

Abbiamo visto più o meno lo stesso film con Lorenzo che passò anche lui dalla Yamaha, agile e veloce, con cui vinceva i mondiali, alla Ducati. E per fortuna di Lorenzo, quella Ducati non era più il mustang impazzito che solo Capirossi e Stoner erano riusciti a domare, ma era già passata attraverso la cura ammorbidente di Dovizioso, probabilmente il miglior collaudatore al mondo. Ma Lorenzo, che non è certo Zarco, ci mise due anni prima di cominciare ad avere dei risultati. Peccato però che nel frattempo si era già trovato una nuova casa in Honda, dimostrando che non ci credeva più nemmeno lui. E soprattutto lo stiamo vedendo quest’anno su Honda che, per tradizione, è riconosciuta come una delle motogp più facili da guidare, ma evidentemente quest’anno non è così, visti i risultati di tutti, Marquez escluso.

Quindi, quando un pilota passa da una moto ad un’altra è sempre un salto nel buio. E Zarco questo salto l’ha fatto probabilmente sottovalutando tutta una serie di problemi che avrebbe dovuto affrontare. E dal momento che Zarco non è Lorenzo e tanto meno Rossi, ha mollato prima di riuscire ad intravvedere anche solo un barlume di luce in fondo al tunnel, praticamente senza nemmeno provarci. Questa è una cosa che sia il pilota che le case costruttrici che lo vorranno ingaggiare dovranno tenere in considerazione, perché diversamente i fallimenti cominceranno ad essere tanti.

Era possibile per KTM aiutare il francese?

Leitner ha anche specificato che KTM ha sempre cercato di capire cosa potesse aiutare il pilota ad ottenere le stesse prestazioni di Pol Espargaro, l’altra guida KTM, e che il transalpino ad un certo punto, in un incontro con lui e Pit Beirer, Motorsports Director di KTM, ha detto che probabilmente non sarebbe mai riuscito a guidare la moto utilizzando il suo stile e quindi voleva interrompere il rapporto.
È evidente che quando un pilota dice al costruttore che non potrà mai guidare quella moto ci si trova ad affrontare anche e soprattutto un problema di sicurezza sia per il pilota che per gli altri in pista. Un pilota che non si sente sicuro alla guida rischia troppo a salire in sella. E mi sento di condividere anche questa posizione di KTM.

La colpa forse è anche dell’entourage di Zarco?

In questo Zarco non si è dimostrato un pilota maturo e probabilmente non è stato nemmeno ben consigliato dal suo staff quando accettò il contratto.
Ora la situazione è che Zarco, dopo che il divorzio si è compiuto nei modi forse un po’ bruschi che abbiamo raccontato, ma sicuramente giustificabili per quanto riguarda la casa costruttrice, si trova a sostituire per le ultime tre gare della stagione, Nakagami, che ha dovuto subire un intervento alla spalla a seguito dell’incidente con Rossi ad Assen.

E qui apriamo un nuovo capitolo: Honda sta pensando di sostituire Lorenzo con Zarco per la prossima stagione?

Andiamo per ordine: Nakagami ritornerà in LCR, come ha confermato Lucio Cecchinello, quando i postumi dell’intervento saranno a posto. Zarco, che è chiaramente alla ricerca di un posto in MotoGP non potendo più avere quello che aveva in KTM, spera in queste gare di ricordare a tutti di essere l’ottimo pilota visto lo scorso anno e che quindi Honda, questa volta HRC, gli possa fare una proposta, magari per sostituire Lorenzo, che pur non volendone sapere di ritirarsi, è chiaramente in una fase di declino marcatissimo.

A questo riguardo le parole del maiorchino sono state molto chiare: “Zarco in Honda? Non sono preoccupato”. Intanto a Phillip Island, prima delle ultime tre gare del 2019, Zarco ha rifilato la bellezza di 40 secondi a Lorenzo che, se non è preoccupato per la presenza del francese, dovrebbe esserlo per le sue prestazioni quanto meno imbarazzanti.
Aspettiamo ora i risultati di Sepang e vediamo se Lorenzo riuscirà quanto meno a sopravanzare sul traguardo il francese. Ma tutto sembra ancora aperto per quanto riguarda chi dovrà fare il secondo di Marquez alla Honda HRC nel 2020.

E la KTM?

KTM ha un rapporto consulenziale con Pedrosa, che resta uno dei miei piloti preferiti anche se il Palmares non gli rende giustizia, e sta portando a termine la stagione affidando la moto che fu di Zarco a Mika Kallio, un pilota che conosce KTM, sia tecnicamente che come azienda.
Sulla possibilità che “Camomillo” possa riprendere a correre e a farlo con la casa di Mattighofen, si è chiaramente espresso Leitner, manifestando il suo scetticismo a riguardo, anche solo per affidare qualche wild card al catalano. Mentre sembra essere più probabile una partecipazione di Binder o dello stesso Kallio al progetto KTM per la MotoGP. Le danze dei piloti sono già iniziate da tempo e forse non si sono mai fermate.

Le conclusioni sono: KTM, resasi conto di aver fatto un errore ingaggiando Zarco, è intervenuta dimostrando che un’azienda che ha le idee chiare sa gestire gli errori. Zarco, invece, pur non essendo un top driver (non bastano due titoli in Moto2 per esserlo), si è probabilmente sopravvaluto, ma sicuramente ha sopravvalutato le sue capacità di gestione di un progetto di sviluppo. Lui è sicuramente un buon pilota da collocare su una moto già definita, come lo era la M1. Ora vediamo cosa succederà con la RC213V.