Napoli, un sogno atteso 33 anni

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Trentatre anni, questa è la distanza temporale che separa il Napoli dall’ultimo scudetto vinto nel lontano 1990. Un’attesa lunga dove nel mezzo ci sono state delusioni, sofferenze e un fallimento. Poi è arrivata la rinascita con una lunga ricostruzione dove ha portato i partenopei di nuovo al vertice del calcio italiano. La piazza è pronta a colorare d’azzurro per la terza volta la città, la prima volta dopo Maradona.

Per il Napoli è stato un’inizio difficile

Questa cavalcata del Napoli ha origini molto profonde e ha un mese ben preciso: Luglio 2022. A Dimaro l’aria era pesantissima per via delle cessioni dei cosiddetti senatori come Koulibaly, Mertens, Insigne, Fabian Ruiz e Ospina. Al loro posto sono arrivati gente come Kvaratskhelia, Kim, Raspadori tanto per citarne alcuni. Nomi che non stuzzicavano molto la fantasia della piazza e di conseguenza le contestazioni nei confronti del presidente De Laurentiis con tanto di striscioni si facevano sempre più incalzanti.

Dal canto suo il presidente ha deciso una linea molto insolita per il suo carattere: la linea del silenzio lasciando lavorare con tranquillità sia Giuntoli che Spalletti, anche perchè per riconquistare la fiducia della gente la soluzione migliore era parlare poco e fare tanto.

Strategia che nei mesi successivi ha portato i suoi frutti e con il passare delle giornate più arrivavano le vittorie più aumentava la consapevolezza che finalmente stava per arrivare l’annata giusta per vincere questo scudetto rincorso da troppo tempo.

E poi solo con il lavoro si cementa un gruppo pronto a dare tutto per se stesso e per i suoi compagni verso un sogno.

Società lungimirante come punto di forza per il Napoli

Il primo posto del Napoli non è una posizione del tutto casuale, ma è frutto di un percorso intrapreso da tantissimi anni con campionati terminati sempre tra il secondo e il terzo posto. Per una serie di cause è sempre mancato quel passo finale per vincere il campionato. Quest’anno sembra che tutte le tessere del mosaico stiano andando nella posizione giusta.

Ottenere risultati sportivi tenendo ordine i bilanci e stabilendo un tetto sugli ingaggi e sulle spese per un determinato giocatore. Una politica economica che il calcio, soprattutto internazionale deve iniziare a guardare se si vuole garantire una certa competitività tra i club. Inoltre abbiamo visto che il PSG degli sceicchi, ad esempio, sono anni che spende per i top player, ma non è riuscita mai a vincere una Champions.

La strana coppia Osi-Kvara

In questa squadra sono due i giocatori simbolo di questa cavalcata: Victor Osimhen e Khvicha Kvaratskhelia. I due attaccanti insieme hanno segnato la bellezza di 33 gol su 67 complessivi, praticamente la metà dei gol. I due giocatori si sono trovati insieme solo quest’anno, ma sembra che ne siano trascorsi di più. Il 5-1 contro la Juventus fu emblematico: assist di Kvara e gol di Osi e poi assist di Osi e gol di Kvara.

Il Napoli partita sistematicamente con due gol di vantaggio, anche questo è stato il segreto di questa cavalcata che si sta rivelando sempre più trionfale.

Siamo tutti Zielinski

Al gol di Raspadori all’ultimo minuto contro la Juve non è passato inosservato il gesto di Zielinski. Mentre tutti i compagni andavano ad abbracciare Jack, il polacco si accascia a terra come segno di liberazione. Infatti il centrocampista, insieme a Mario Rui, è l’unico superstite di quella squadra che nel 2018 fece lo stesso risultato per poi perdere lo scudetto prima di giocare.

Il suo gesto raffigura dopo cinque anni da quella partita una scalata lunga e tortuosa per arrivare finalmente sul tetto d’Italia così come tanti tifosi attendevano dal quel lontano 1990.