Papu Gomez, è finita un’era

Papu Gomez: è finita con l’Atalanta. Oggi l’argentino è atteso a Siviglia.

Ogni tifoso atalantino, in cuor suo, sperava in un miracolo: una clamorosa pace tra il capitano della Dea e Gasperini e la società. Si sarebbe trattato, però, di un vero miracolo. Quando il giocatore più rappresentativo e talentuoso della rosa viene messo fuori rosa per più di un mese, significa che margini non ce ne sono. Era questione di tempo: l’Atalanta non voleva (giustamente) cedere Gomez gratis, e finalmente è arrivata, dalla Spagna, un’offerta concreta. C’era stato qualche altro timido interessamento in Italia, respinto, però, dal Papu, che ora approderà in una delle più importanti società spagnole. Inoltre, anche la stessa Dea avrebbe preferito cedere Gomez all’estero. Col trasferimento del Papu a Siviglia, diciamo che sono ‘’contente’’ un po’ tutte le parte. ‘’Contente’’ tra virgolette, perché nessuno, fino ad un paio di mesi fa, avrebbe immaginato uno scenario del genere. Né Gomez, né la società, né tantomeno i tifosi.

Papu Gomez, come tutto ebbe inizio

Arrivato in punta di piedi dall’Ucraina a settembre del 2014, Alejandro Gomez è riuscito, nel corso degli anni, a diventare un punto di riferimento per Bergamo e l’Atalanta. 6 anni e mezzo di livello altissimo, sempre in crescendo. Quasi 7 anni in cui il Papu si è via via caricato sulle proprie spalle il peso di una squadra, di una tifoseria, di una città. Dopo un primo anno di ambientamento (in un’Atalanta arrivata 17esima) con soli 3 gol realizzati, il Papu, sotto la guida di Edy Reja, già nella stagione successiva realizzò 7 reti, consacrandosi come miglior marcatore della Dea. All’epoca giocava ala sinistra, ricordando il Papu Gomez di Catania (club nel quale si fece conoscere in Italia dal 2010 al 2013). La svolta, naturalmente, arrivò con l’avvento, nel 2016, di Giampiero Gasperini. Come si suol dire, ‘’the rest is history’’.

Papu Gomez e l’era Gasperini

Un primo anno super con Gasp, con (all’epoca) il record di punti nella storia della Dea: 72. A livello personale, il Papu, impiegato come punta insieme al grande amico Andrea Petagna, realizzò addirittura 16 reti. I successivi anni Gomez ha cambiato ruolo, consacrandosi, man mano, sempre più come centrocampista avanzato. Molti meno gol, ma molti assist. E l’Atalanta, col Papu trequartista, negli ultimi anni è stata una delle squadre più prolifiche d’Europa. Ala, attaccante, trequartista: insomma, si sta parlando di un giocatore totale, e non ce ne sono molti così in circolazione. E così, in breve tempo, dalla salvezza all’Europa. Chi l’avrebbe mai detto? Nessuno probabilmente. Europa League onorata eccome: ricordiamo le vittorie contro l’Everton, indimenticabili. Europa League sfumata invece ai preliminari l’anno successivo: come dimenticare forse la più grande delusione dell’era Gasperini, vale a dire l’eliminazione ai rigori contro il Copenaghen? Atalanta che, senza Europa, e con innesti del calibro di Duvàn Zapata, riuscì però quell’anno, ad arrivare addirittura in Champions League e a sfiorare la vittoria della Coppa Italia (ricordiamo la finale persa contro la Lazio. Champions iniziata malissimo, ma poi con un mezzo miracolo la Dea riuscì a qualificarsi agli ottavi di finale dove annientò il Valencia. E soprattutto Atalanta-Valencia è un match memorabile, purtroppo anche per motivi extracalcistici: da lì a pochi giorni, iniziò l’incubo Covid in Italia. Vittima principale del Covid in Italia? Sì, proprio la città di Bergamo. Buio totale. Il calcio si ferma. Tutto si ferma. A giugno ritorna una parvenza di normalità. Torna il calcio, torna l’Atalanta con un meraviglioso post lockdown. Peccato per la cocente delusione ai quarti di finale contro il PSG. Poi, questa stagione, la solita convincente Atalanta, che però a dicembre si ritrova in casa un bel problema.

Papu Gomez, uno degli ultimi veterani

In tutto ciò, il Papu c’è sempre stato. Solo Gomez, Toloi e Freuler sono gli unici superstiti dai tempi di Reja. Anche De Roon a dire il vero, che però il primo anno di Gasperini si era trasferito in Inghilterra, per poi tornare a Bergamo l’anno successivo. Per il resto, sono passati tantissimi ottimi calciatori: Kessiè, Caldara, Conti, Gagliardini, Spinazzola, Petagna, Cristante, Mancini, solo per citarne alcuni. Altri, invece, sono arrivati dopo, come Ilicic, Zapata, Gosens, Muriel. I fedelissimi, però, sono solo i 3 sopra citati, e tra quei 3 non può non spiccare il Papu: altro pianeta.

Papu Gomez, la frattura con Gasperini

Anche nelle favole, purtroppo, qualcosa può andare storto. E qualcosa è evidentemente andato storto in Atalanta-Midtjylland dell’1 dicembre. Si è sentito di tutto: audio Whatsapp, servizi tv, articoli, voci ovunque. Di certo, nell’intervallo di quel match, nello spogliatoio, qualcosa di grave tra Gasperini e Gomez sarà successo. Cosa, di preciso, non lo sapremo mai, o quantomeno non lo sapremo mai finché i diretti interessati taceranno. Sta di fatto che da quel momento la rottura tra il capitano e il tecnico è rimasta insanabile. Gasperini ha chiesto chiarezza alla società, intimando una presa di posizione. La presa di posizione di Percassi è stata chiara. Da quel momento, rinnovata la fiducia a Gasperini, mentre Gomez messo praticamente fuori rosa, in attesa di offerte dal mercato di gennaio. Sicuramente se il Papu avesse sbagliato (ed è probabile che sia così), è giusto che abbia pagato. Giustissimo il pugno di ferro.

Papu Gomez, leader e simbolo dell’Atalanta

In questi anni, Gomez è stato il calciatore simbolo della Dea. Innanzitutto, il capitano. Poi, è stato, soprattutto per continuità, il leader tecnico dell’Atalanta di Gasperini. In qualsiasi posizione del campo, il Papu è sempre stato un pianeta sopra tutti i suoi compagni dal punto di vista tecnico, della fantasia e della genialità. Solo Josip Ilicic può tenergli testa. Oltre la tecnica, la personalità. Quante volte il piccolo Gomez, che arriva a fatica ai 165 centimetri di altezza, si è caricato da gigante l’Atalanta sulle spalle, togliendo anche in momenti difficili le castagne dal fuoco? Parecchie. Infine, anche in spogliatoio e fuori dal campo, grazie soprattutto alla travolgente simpatia, Alejandro Gomez è stato un’icona per compagni di squadra e tifosi. I balletti, i simpatici siparietti sui social: Gomez si è sempre fatto voler bene un po’ da tutti, non solo dagli atalantini.

Papu Gomez, una tremenda perdita per tutto il calcio italiano

Il calcio italiano perde tantissimo con l’addio di Gomez. L’Atalanta? Non ne parliamo nemmeno. La perdita, sotto tutti i punti di vista già analizzati in precedenza, è notevole. Il Papu non è sostituibile per tutto ciò che ha rappresentato per i colori atalantini. Il rammarico è enorme, perché questa storia non sarebbe dovuta finire così. Una storia del genere meritava un finale diverso, sicuramente. Ma si sa: nella vita (ed anche nel calcio naturalmente) anche i migliori amori possono finire. Bisogna mettere da parte rammarico ed eventuali frustrazioni, e dire solo un enorme ‘’GRAZIE’’ ad Alejandro ‘’Papu’’ Gomez. Un grande.

Detto ciò, i giocatori se ne vanno, mentre l’Atalanta resta. Questo deve essere sempre ben chiaro! Il Papu è una perdita importante, ma non è la fine del mondo. L’era Gasperini continuerà ancora a lungo, e l’Atalanta non crollerà!