Scandali a targhe alterne: quel cattivone di Benatia

Il rigore fischiato a Benatia per il tocco di mani in area nella partita contro il Milan ha sollevato i soliti veleni. La mancata ammonizione del centrale juventino ha scatenato l’indignazione da parte di opinionisti, giornalisti e tifosi, ma come stanno in realtà le cose?

Per fortuna che c’è Benatia. Non solo per la Juventus, che è più che felice di avere tra le sue fila un centrale di così alto spessore pronto a scendere in campo quando viene chiamato in causa. Per fortuna c’è Benatia soprattutto per gli avversari. Cosa sarebbe successo se non fosse accaduto l’episodio del rigore per il Milan? Cosa avrebbero detto i secondi? Quelli che ogni stagione, anno dopo anno, sono costretti ad attaccarsi a qualsiasi scusa per giustificare i propri insuccessi? Ammettere la superiorità dell’avversario? Mai! O meglio, si, ma… Un “ma…” in cui si nasconde tutta la frustrazione del popolo “anti-juventino”.

Cercare la giustificazione, cercare la macchia, il famoso “aiutino”, è ormai l’unica soddisfazione che la Juventus lascia agli avversari. E allora per fortuna che è successo l’episodio di Benatia. Così, almeno, chi odia la Juventus ha qualcosa di cui parlare, a cui attaccarsi in un momento (sportivamente) difficile come questo. Ma la “non ammonizione” di Benatia è davvero uno scandalo? Un errore così marchiano e assurdo che può sollevare sospetti sulla regolarità del campionato? Che può sostenere le fantasiose teorie di giochi di potere, di classe arbitrale soggiogata dalla Juventus, di sudditanze psicologiche e campionati falsati? Assolutamente no! E, diversamente da chi solleva sospetti e macchinazioni (o giustificazioni) spieghiamo il perché.

Le regole del gioco

L’ammonizione è spesso una conseguenza del fallo di mano in area, anche del fallo di mano. Il fallo di mano, infatti, deve essere sanzionato con l’ammonizione, secondo il regolamento ufficiale IFAB, quando il giocatore:

” tocca intenzionalmente il pallone con le mani per interferire con o interrompere una promettente azione d’attacco”

oppure:

“tocca intenzionalmente il pallone con la mano nel tentativo (indipendentemente che abbia successo o no) di segnare una rete o nel tentativo senza successo di evitare la segnatura di una rete”

Si può ragionevolmente affermare che l’infrazione di Benatia non rientri sicuramente nel secondo caso. Il tocco di Benatia non aveva la finalità tentare di segnare una rete (siamo nel caso opposto) o di evitare la segnatura di una rete, in pratica di parare. Rimane il primo caso.

La valutazione

In questo caso entra in campo la valutazione soggettiva dell’arbitro che deve stabilire se il pallone sia stato toccato intenzionalmente per interrompere una promettente azione d’attacco. Qui si apre un altro dibattito: il tocco di Benatia era intenzionale o no? I tocchi di mano non intenzionali non sono mai punibili con il calcio di rigore. Anche questo aspetto è a discrezione dell’arbitro, che, però, si avvale della GUIDA PRATICA AIA, che recita:

“1. A quali criteri deve attenersi l’arbitro per stabilire che un calciatore ha toccato il pallone con le braccia o con le mani intenzionalmente? Deve valutare se il contatto tra il pallone e la mano o il braccio è voluto dal calciatore o se questi allarga, alza, muove o, comunque, tiene le mani o le braccia con l’intenzione di costituire maggior ostacolo alla traiettoria del pallone. Non deve però essere considerato intenzionale il gesto istintivo di ripararsi il viso o il basso ventre dal pallone.”

Ciò non implica che in caso di fallo di mano l’ammonizione sia automatica. La stessa guida indica al secondo punto:

“2. Un fallo di mano deve essere sempre punito sia tecnicamente sia disciplinarmente? No, non sempre. Posto che un fallo di mano per essere tale implica un contatto deliberato tra la mano o il braccio di un calciatore e il pallone, di norma, il Regolamento lo punisce soltanto con un calcio di punizione diretto (o di rigore). Esistono, poi, alcune circostanze per le quali detta infrazione assurge a scorrettezza, divenendo così passibile di provvedimento disciplinare.”

Il caso Benatia

Veniamo ora ad analizzare nel dettaglio il caso in questione. L’azione si sviluppa sulla fascia destra del Milan, con Suso che mette palla dentro l’area per il taglio di Higuain. Il centravanti argentino tocca la palla di prima mandandola verso la porta avversaria. Benatia tenta di anticipare Higuain col piede destro, ma l’attaccante arriva prima sulla palla.

A velocità normale

La palla toccata da Higuain schizza verso la mano di Benatia, e impatta.

Al rallentatore

Vedendo l’episodio a velocità normale si può fare una prima analisi. Il tocco è rapido e la palla è veloce e vicina al braccio del difensore, meno di un metro. Il braccio del difensore si muove verso la palla, è vero, ma non modifica il movimento dopo il tocco dell’attaccante. Anzi continua anche dopo il tocco, andando verso la schiena. Come se il difensore volesse sottrarre il braccio dall’impatto col pallone. Condizioni che in teoria porterebbero all’involontarietà. Infatti è proprio questa la decisione dell’arbitro. Lo stesso arbitro viene richiamato al VAR, e qui le immagini rallentate si prestano ad un’altra interpretazione:

La revisione a velocità rallentata offre una nuova interpretazione all’arbitro. Il braccio appare largo e muoversi verso il pallone. Effettivamente Benatia compie un intervento imprudente, seppur di piede, col braccio largo. La mano ferma l’azione di Higuain e vi reca effettivo danno. Se non è volontario il movimento di Benatia verso il pallone è altrettanto vero che il difensore aumenta la sua capacità di opposizione con il braccio, che viene colpito. Quindi il rigore ci sta. Ma non che ci sia la volontà da parte di Benatia di fermare la palla con la mano intenzionalmente per interrompere l’azione d’attacco. Più probabilmente la posizione della mano costituisce “maggior ostacolo alla traiettoria del pallone”.

Poi c’è un’altra considerazione da fare: Higuain avrebbe ripreso il pallone? Sarebbe effettivamente stata un’azione pericolosa? Questo aspetto è ancora più opinabile. Se è vero che Higuain anticipa Benatia col sinistro, è anche vero che la palla viaggia verso sinistra e l’attaccante corre verso il fondo del campo. Si vede nei fotogrammi successivi al tocco che Higuain rallenta e cambia la direzione della corsa. Difficile dire se l’attaccante avrebbe ripreso il pallone e, di conseguenza, se l’azione interrotta col tocco di mano interrompa una promettente azione d’attacco.

La decisione

Considerando quindi che a velocità normale l’arbitro aveva considerato il tocco involontario, che la palla era vicina e si muoveva velocemente verso la mano, che Higuain era dentro l’area ma la dinamica della sua corsa era in direzione divergente rispetto a quella della palla, l’arbitro Mazzoleni ha optato per sanzionare il tocco con il rigore, ma non con la seconda ammonizione. Ovviamente queste considerazioni non rappresentano la verità assoluta. Sono considerazioni che si muovo nell’alveo dell’interpretabilità di un’azione di gioco.

Ma se tutto questo è opinabile, se la regola lascia all’interpretazione, se si possono prendere diverse posizioni, tutte legittime, sulla stessa azione, come si può dire che l’arbitro abbia commesso un grave errore? Come si può affermare che Mazzoleni abbia falsato la partita? Questo è un assurdo. L’arbitro si è mosso all’interno dell’interpretazione di un episodio e nei confini del regolamento, quindi qualunque scelta abbia fatto non si può dire che non sia corretta.

Un caso simile, tra l’altro, al famigerato fallo di mano di De Sciglio in Milan – Juventus di due stagioni fa. Decretato dall’arbitro Massa all’ultimo minuto della partita. Anche in quel caso ci fu il rigore, ma non l’ammonizione per il difensore. Un fallo abbastanza simile nella dinamica a quello di Benatia, seppure molto più lontano dalla porta.

Casi simili

La Juventus ha usufruito di un trattamento di favore rispetto alle altre squadre col caso Benatia? Nelle prime 12 giornate di campionato sono stati fischiati 8 rigori per fallo di mano. In questo 8 casi, per 5 volte l’arbitro ha optato per non punire il difendente con l’ammonizione. Solo in 3 casi il rigore è coinciso con l’ammonizione del giocatore che aveva commesso il fallo di mano. Vediamo i casi in cui l’arbitro ha deciso di non ammonire.

Prima giornata di campionato: Parma – Udinese 2-2

Sugli sviluppi del calcio d’angolo Grassi cerca l’anticipo sul primo palo sull’attaccante. Il centrocampista valuta male la traiettoria e si ritrova troppo vicino alla linea di fondo rispetto al pallone. A questo punto Grassi tira indietro il gomito e colpisce la palla anticipando il difensore dell’Udinese Troost-Ekong, pronto a colpire di testa. Anche in questo caso l’infrazione sfugge all’arbitro Calvarese che viene richiamato al VAR. Rivista l’azione il direttore di gara concede il rigore all’Udinese, ma non ammonisce Grassi.

Seconda giornata di campionato: Cagliari – Sassuolo 2-2

L’arbitro è Pairetto. Sugli sviluppi di un corner, all’ultimo minuto di recupero Romagna devia in area con la mano il tiro di Babacar. L’arbitro dopo aver rivisto l’azione alla VAR decreta il calcio di rigore ed ammonisce il centrale del Cagliari. In questo caso la distanza tra Babacar e Romagna è certamente maggiore rispetto a quella tra Higuain e Benatia, inoltre il difensore e di fronte al tiratore e salta con il braccio lontano dal corpo guardando la palla, che era diretta in porta. Giusto il giallo.

Sesta giornata di campionato: Inter – Fiorentina 2-1

Il tocco di Victor Hugo è impercettibile. Infatti il direttore di gara Mazzoleni non se ne accorge a velocità normale. Interviene il VAR che richiama l’attenzione dell’arbitro. Dopo on field review l’arbitro decide per il rigore, considerando, come sottolinea il telecronista, il tocco non intenzionale che aumenta il volume del corpo. Anche in questo caso nessuna ammonizione.

Ottava giornata di campionato: Empoli – Roma 0-2

L’arbitro è ancora Mazzoleni. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo la palla viene deviata all’interno dell’area di rigore da Pellegrini verso l’esterno e colpisce il braccio largo di Under. Questa volta l’arbitro non ha bisogno dell’intervento del VAR e indica direttamente il dischetto. Anche in questo caso nessuna ammonizione per Under.

Nona giornata di campionato: Udinese – Napoli 0-3

La palla, messa al centro da Malcuit, viene calciata in porta da Mertens e trova l’opposizione di Opoku che colpisce con un braccio. Come nel caso di Romagna, anche Opoku è abbastanza distante dalla palla e in posizione frontale rispetto al tiratore. Il difensore dell’Udinese ha già il braccio molto largo prima del tiro del belga del Napoli. Mariani decreta immediatamente il calcio di rigore e commina l’ammonizione al difensore.

Dodicesima giornata di campionato: Atalanta – Inter 4-1

Ancora protagonista l’Inter con un rigore a favore. Questa volta è Mancini che colpisce, o per meglio dire viene colpito dalla palla, all’interno della propria area di rigore. La girata di Politano viene intercettata dal difensore della squadra orobica e l’arbitro Maresca decreta subito il rigore, senza ammonire il difensore della Dea.

Dodicesima giornata di campionato: Chievo – Bologna 2-2

L’esterno del Chievo, Kiyine, entra in area dalla sinistra e mette la palla in mezzo. Il pallone viene deviato col braccio dal difensore del Bologna, Calabresi. L’arbitro Orsato non ha dubbi e sanziona l’intervento con rigore ed ammonizione. Come nei precedenti casi di ammonizione il difensore è fronte all’attaccante ed ha il braccio largo già prima del cross. Il movimento, in questo caso, è ad abbassarsi cercando la deviazione con il braccio, come si vede bene dal secondo replay.

Campionati falsati e poteri forti

Abbiamo visto come, indipendentemente dall’intervento o meno del VAR, gli arbitri tendono ad ammonire i difensori che commettono fallo di mano in area in alcune circostanze. Infatti in tutti i casi in cui l’arbitro ha ammonito il difendente colpevole del tocco di mano, questi era fronte all’attaccante, col braccio largo e con una dinamica non coerente con la corsa e a distanza di più di un metro dal punto in cui viene calciata la palla. Nessuno dei casi in cui il difensore è stato ammonito assomiglia al caso di Benatia.

Come al solito l’idea che gli arbitri siano soggiogati dal potere della Juventus non è supportata dai fatti. Il fallo di Benatia è un tipico fallo che può essere non sanzionato con il cartellino giallo se il direttore di gara ritiene non vi siano le condizioni. La storia dei campionati falsati in favore della Juve è la solita scusa di chi non riesce a tenere il passo dei bianconeri e trova nel livore e nell’invidia l’unica via di sfogo alle frustrazioni. Così è stato quando alla Juve è stato fischiato il rigore a favore contro l’Empoli per fallo su Dybala.

L’opinione pubblica si è divisa sul fatto che potesse o meno essere rigore. Si sono alzate le solite lamentele di aiutini e favoritismi. Si sono dimenticati però, i sostenitori delle teorie complottistiche a targhe alterne, del rigore non fischiato su Cancelo alla prima giornata di campionato. In una partita che è stata in bilico fino al triplice fischio dell’arbitro.

Restando sui falli di mano, dov’erano i cosiddetti poteri quando Bradaric, in Juventus – Cagliari dell’undicesima giornata, sul 2-1, controllava il pallone con il braccio in area (con tanto di azione rivista alla VAR)?

https://www.youtube.com/watch?v=p5VCbYsz69A

 

Fonte video: https://www.youtube.com/channel/UCBJeMCIeLQos7wacox4hmLQ