Scirea sarebbe stato l’allenatore ideale

Scirea avrebbe compiuto 66 anni oggi.

Due volte 6, il suo numero. Il numero del ruolo che ha inventato lui, o meglio reinventato.

Grazie alle sue enormi qualità tecniche era un vero e proprio regista arretrato e permetteva ad una squadra che giocava con 5 difensori di essere comunque propositiva.

Ci manca Scirea.

In questo mondo in cui dopo un paio di gol si comincia a parlare in terza persona e si va a battere cassa, una persona normale che si vergognava di aver festeggiato il suo primo trionfo fino all’ora in cui gli operai andavano a lavoro ci farebbe bene.

Mai una parola fuori posto, o un atteggiamento sbagliato, un vero e proprio esempio in campo e fuori.

Sarebbe stato sicuramente un ottimo allenatore.

Me lo vedo a bordo campo mentre spiega a CR7 dove posizionarsi per sfruttare meglio il punto debole della difesa avversaria.

O a insegnare a Cancelo come si fa a difendere nonostante si abbia la propensione ad attaccare.

Kean sicuramente non correrebbe il rischio di essere paragonato a Balotelli con un esempio come lui in campo. Nonostante il suo procuratore.

Me lo immagino condottiero di una squadra propositiva e divertente come era lui sotto la sua timidezza.

Organizzato e maniacale come era da calciatore.

E sarebbe sicuramente al passo con i tempi. Prandelli, che è stato sua riserva nella Juve di Trapattoni, raccontava che a volte gli chiedeva di fargli rivedere qualche giochetto con il pallone. Lo Scirea campione del Mondo che aveva vinto tutte le coppe possibili, cercava di imparare da tutti, anche dalla sua riserva che non faceva giocare mai.

Non riesco a vederlo trovare scuse strane per giustificare una sconfitta, troppo serio.

Sicuramente non attaccherebbe gli avversari sui giornali per mascherare le debolezze della sua squadra. Troppo leale. E poi le sue interviste si possono contare sulle dita di una mano.

Non pretenderebbe acquisti mirabolanti dalla società, troppo fedele alla maglia. Boniperti gli faceva firmare i contratti senza cifra, figurarsi se si potrebbe lamentare per un mancato acquisto.

Ve lo immaginate sbracciarsi a bordo campo, inveire contro gli arbitri, attaccare pubblicamente i suoi ragazzi?

Impossibile, anche solo da immaginare.

Purtroppo, il 3 settembre saranno 30 anni dalla sua scomparsa, 30 anni da quel maledetto incidente che gli ha impedito di diventare un grandissimo allenatore dopo essere stato un grandissimo giocatore e soprattutto un grandissimo uomo.

Ecco la parola giusta. Uomo.

Un campione del mondo, uno che ha vinto tutto che nell’ultima stagione della sua carriera gioca solo 6 partite quando avrebbe potuto andare a finire la carriera da un’altra parte ed essere ancora protagonista.

Non ci è riuscito perché era troppo attaccato alla maglia, alla famiglia Juventus.

Domani si gioca a Genova, contro la Sampdoria.

Ultima partita inutile della stagione, con formazione annunciata ecc. ecc.

Nel 1988, l’ultima stagione della carriera di Scirea, la Juve va a Genova per giocarsi la qualificazione in coppa Uefa. Era la Sampdoria dei gemelli del gol Vialli e Mancini che terminerà la stagione al quarto posto.

Gaetano parte in panchina ma al ’78 entra al posto di Favero e allo scadere, su sponda dell’inutile Rush, insacca con un tiro al volo a pelo d’erba.

Cosa ci faceva l’ultimo uomo a fianco del centravanti non è dato sapere. Come può suonare strano che un libero vada a fare un assist da dentro l’area avversaria in una finale mondiale. Stranezze dei grandi.

Sarebbe stato un grande allenatore, come era stato un grande giocatore.

Grande come il vuoto che ha lasciato.

Dio solo sa quanto ci vorrebbe un altro Gaetano Scirea.