Spalletti-Napoli, è solo un arrivederci

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L’addio di Luciano Spalletti: tutti i retroscena

Era nell’aria da giorni e il buon Luciano lo ha fatto capire anche nel suo modo enigmatico e adesso arriva anche la conferma da parte del presidente De Laurentiis: Spalletti non proseguirà la sua avventura a Napoli il prossimo anno e ha chiesto un anno sabbatico come ha fatto capire il tecnico quando ha parlato di stivali alludendo di dedicarsi alla sua campagna.

I motivi dell’addio di Spalletti

Si sono fatti tanti discorsi sul perchè Spalletti ha deciso di andare via, si è passati dall’incertezza di confermare in blocco la squadra trattenendo gli elementi importanti, dai modi sgarbati del presidente e dalla paura di gestire un possibile fallimento con la piazza pronto a processarti.

La verità è che il tecnico alla soglia dei 64 anni crede di aver dato veramente tutto soprattutto regalando uno scudetto ad una squadra che lo ha atteso per ben 33 anni. Se veramente Luciano ha deciso di ritirarsi e non limitarsi solo all’anno sabbatico sarebbe la chiusura perfetta per la sua carriera che ha portato trofei in squadre che non partivano favorite.

Il rapporto con De Laurentiis

Luciano Spalletti e Aurelio De Laurentiis: due personalità forti e dallo scambio di opinioni in certi tratti aspro. Però rispetto agli altri tecnici il rapporto del presidente con il tecnico toscano è sempre stato di rispetto e genuino.

Questo addio non finirà in polemiche o con il dente avvelenato con tanto di frecciate future come è capitato ad esempio con Sarri. ADL sarà sicuramente felice di ringraziare Luciano per il sogno che ha regalato una città e di aver fatto crescere sia dal punto di vista tecnico che economico una società che aveva bisogno di una ristrutturazione dopo il periodo della pandemia.

Come si è arrivati allo scudetto

Se la scorsa estate dopo che sono andati via gente come Mertens, Insigne, Koulibaly, Ospina e Fabian Ruiz qualcuno avesse azzardato a parlare di scudetto come risposta avrebbe avuto una risata, una pernacchia o una presa in giro. De Laurentiis disse veramente che voleva lo scudetto e Spalletti anche se in un primo momento sembrava spaventato, sotto sotto ci credeva anche lui.

Tra le contestazione in tecnico di Certaldo in ritiro a cementato un gruppo che in campo si muoveva come un’unica unità. Quella forza d’urto si abbatteva su ogni squadra creando un solco invalicabile con tanti mesi d’anticipo. Quello che ha fatto Spalletti a Napoli sarà ricordato per sempre e soprattutto è riuscito a sfatare il mito che si è vinti solo con Maradona e invece per vincere ha messo in pratica quello che si può considerare un grido di battaglia: “uomini forti, destini forti”.

Il gesto del tatuaggio

Quello di farsi il tatuaggio col duplice simbolo dello scudetto e del Napoli è una cosa che non si vede tutti i giorni, soprattutto da parte di un allenatore, in un calcio dove oggi più che a giurare fedeltà ad una squadra si segue la strada del profitto e i momenti belli subito vengono dimenticati.

Anche questo era un chiaro messaggio che la sua avventura a Napoli era al capolinea e che difficilmente avrebbe allenato un’altra squadra. Spalletti però non lascia definitivamente Napoli, anzi è solo un arrivederci e può tornarci se non più da allenatore, ma da tifoso.