Pro Patria: cent’anni di storia e il sogno della B

Pro Patria: 100 anni di storia fra fallimenti e affetto dei tifosi

La Pro Patria vuole rivedere l’Aurora. Il gioco di parole ci sta tutto per una squadra gloriosa che, dieci anni fa ha vissuto un fallimento doloroso e ha scelto questo nome per ripartire. Alla guida della squadra vi è attualmente un croato ormai italiano di adozione: Ivan Javorcic. Centrocampista di sostanza, ha passato gran parte della sua carriera in Italia vestendo, tra le altre, le maglie di Brescia, Atalanta con un passato tra Brescia, Atalanta, Treviso e Crotone. A leggere bene la sua storia sembra proprio che lui e la società lombarda siano stati uniti dal destino.

Javorcic, infatti, è rinato a nuova vita proprio come i biancoblù. Il  23 maggio 2004, durante Rimini-Arezzo, il centrocampista, che militava tra le fila dei toscani subì un tremendo infortunio che gli distrusse il menisco. Javorcic non si arrese e decise coraggiosamente di sottoporsi ad un intervento che mai nessun altro calciatore fino ad allora aveva subito: un trapianto di menisco esterno. Ritornò in campo dopo 29 mesi di stop, con il Pizzighettone nell’allora serie C1. Purtroppo i problemi fisici non si risolsero. Si sottopose a cinque altri interventi al ginocchio prima di decidere di appendere gli scarpini al chiodo e ricominciar un’altra vita, questa volta da allenatore.

Alla Pro Patria Javorcic è arrivato il 17 aprile 2017 con la squadra tra i Dilettanti. L’anno dopo arrivò la promozione in Lega Pro e lo scudetto Dilettanti. Nella scorsa stagione la squadra arrivò a disputare i playoff. Ora punta a riprovarci.

Cento anni di storia

Perchè la squadra di Busto Arsizio ha un nome simile? Tutto nasce dagli ideali rinascimentali. Fu così che nacque nel 1881 la “Ginnastica Pro Patria e Libertate”. Per la Patria e la Libertà. Lo spirito con cui era stata fondata era quello rinascimentale e dell’unità nazionale. La vera Pro Patria come la conosciamo noi nacque solo nel 1919. Ciò significa che quest’anno compie 100 anni.

Per quel che riguarda la divisa, la squadra si distingue per una particolarità unica nel panorama italiano: adotta infatti strisce orizzontali invece che verticali. In Europa solo solo Sporting Lisbona, Celtic, Queens Park Rangers, Reading e De Graafschap fanno lo stesso. I colori sociali sono il bianco e il blù. Il simbolo della squadra è la tigre. Da qui il soprannome “tigrotti”. La mascotte è  dalla metà degli anni 2000 un tigrotto antropomorfo bianco e blu chiamato Capitan ProPatria.

Tifosi, una passione storica

Il Pro Patria Club 1969 è uno dei dei più vecchi club di tifosi organizzati d’Italia. Fu Fondato nel luglio 1969, presso un bar: il Belvedere. La loro attività iniziò nella stagione 1971-72, quando iniziarono a seguire la squadra che militava nel girone A dell’allora serie C. Fu allora che iniziarono ad appendere i primi striscioni. Il primo gruppo ultras è stato, invece, quello del Commandos Tigri creato nel 1970. Nel tempo ci sono stati diverse formazioni che si sono date il cambio nel corso degli anni. Attualmente a supportare la squadra di Busto Arsizio ci sono tre diversi gruppi: Battaglion Bustocco, Ultimo Baluardo e United. Rivali storici del tifo bustocco sono i tifosi di Varese, Legnano e Voghera, mentre il gemellaggio è con i gruppi di Trieste e Sassari.

Uno dei luoghi ideali per capire la storia del club è il Pro Patria Museum. Nato cinque anni fa su iniziativa di un appassionato del club, Andrea Fazzari, nel tempo ha raccolto il favore del tifo organizzato e dei semplici supporters che hanno deciso di donare nel tempo i propri oggetti al nascente museo. Recentemente, per festeggiare i 100 anni del club è stato chiesto al noto gruppo artistico Urban Solid, originario di Busto Arsizio, di creare un’opera ad hoc. Questa è solo una delle tante iniziative ideate per festeggiare una ricorrenza storica.

Qual è lo stadio della Pro Patria?

L’attuale terreno di gioco della Pro Patria, con la denominazione di Stadium, fu inaugurato il 18 luglio del 1927, dopo la promozione della squadra per la prima volta nel Campionato in Divisione Nazionale A. All’epoca era anche una pista d’atletica, dove si tennero da subito importanti raduni e concorsi. Nel 1941 vi fu il primo cambio di denominazione. Per volontà dell’allora podestà di Busto Arsizio, Ercole Lualdi, si decise d’intitolarlo al figlio del Duce deceduto, Bruno Mussolini. Dopo appena quattro anni però tornò ad essere solo Stadio Comunale. L’attuale nome, Carlo Speroni, fu data nel 1971 in seguito ad una ristrutturazione. Il nome si deve al grande mezzofondista originario di Busto Arsizio che partecipò a tre Olimpiadi e vinse numerosi titoli italiani. Attualmente la sua capienza è di 7.500 posti.

Un sogno chiamato serie B

La Pro Patria manca in serie B dalla stagione 1956-57 e in serie A dall’anno precedente. Da allora, solo delusione e fallimenti per i “tigrotti”. Per festeggiare i 100 anni del club, tornare tra i cadetti sarebbe un sogno. Per questo motivo la società ha attrezzato una squadra in grado di competere per i playoff. A Javorcic spetta il compito di provare a centrare quella che sarebbe un’impresa storica. Negli ultimi 53 anni la Pro ha conosciuto l’inferno del fallimento, è scivolata in basso, ma ha avuto la forza per risalire. Ora i tifosi chiedono un ultimo sforzo per tornare dove compete loro. A guidare questa rinascita non può che essere un presidente speciale: Patrizia Testa. Immobiliarista di professione e tigrotta per vocazione, si è buttata in quest’avventura tre anni fa. Tra i suoi sogni c’è quello di portare la Juventus a disputare una gara amichevole allo “Speroni”.