Un’Inter inguardabile stecca a Torino: ognuno per sé e nessuno per la squadra

Un’Inter imbarazzante viene sconfitta da un Torino che non deve neanche fare troppa fatica per portare a casa i tre punti, basta un golletto di Izzo dopo i primi 35 minuti di gioco per far sciogliere come neve al sole l’armata Brancaleone di nerazzurro bordata.

L’Inter contro il Torino è durata sì e no una quindicina di minuti, il tempo per un tiro a fil di palo di Lautaro Martinez, su assist di Dalbert, cross perfetto a concludere una bella discesa del terzino, e uno di Icardi che scalda le mani a Sirigu. L’Inter è tutta qui, due conclusioni nel primo quarto d’ora.

Giusto il tempo per illudere i tifosi che, pur se con una formazione decisamente rimaneggiata, un 3-5-2 a specchio con i granata, senza neanche un’ala in campo, (novità in questa stagione) ma con “solo” due giocatori di attacco, anche se si chiamano Icardi-Lautaro duo invocato a più riprese da praticamente tutti noi tifosi, l’Inter avrebbe tenuto le redini dell’incontro almeno fino a quando non avesse raggiunto il vantaggio.

E invece il Torino è bastato reggere l’urto del primo assalto – se così possiamo chiamarlo – dell’Inter per portare la partita sul suo campo preferito, quello della fisicità, con giocatori che non hanno mai tirato indietro la gamba e pressato continuamente i nostri portatori di palla. Gli undici di Mazzarri non hanno fatto vedere niente di straordinario, né sotto il profilo tecnico, né sotto quello di una particolare organizzazione tattica, ma ci hanno messo impegno, grinta e applicazione per tutti i 95 minuti di gioco. I nostri invece sono apparsi molli – sarei curiosa di sapere quanti contrasti abbiamo vinto… – senza idee, confusi e svogliati.

Tutto sbagliato, tutto da rifare

Non abbiamo fatto più di due passaggi di fila, abbiamo sbagliato ogni scelta possibile, non abbiamo tenuto una palla che sia una – vero Joao Mario? e metticela la gambina ogni tanto – non abbiamo battuto un calcio d’angolo in maniera decente, mille passaggini per poi provare un inutile cross che sarebbe stato più efficace se tentato direttamente alla battuta. L’emblema della nostra serata è l’immagine di Dalbert che sbaglia l’ennesimo cross e se ne ritorna mestamente verso il centro del campo facendosi per tre volte il segno della croce. E pensare che quella palla messa con il contagiri per Lautaro nei primi minuti di gioco mi avevano quasi fatto sperare in una risurrezione anche per lui.

E il gol? Ne vogliamo parlare? Lasciando fare come D’Ambrosio si sia fatto anticipare e volendogli anche dare l’attenuante della leggera trattenuta di Izzo, ma come è possibile che due giocatori del calibro di Miranda e di Handanovic guardino la palla insaccarsi a una velocità non superiore ai 2 chilometri all’ora senza neanche provare ad andare sul palo frapponendosi tra lei e la linea di porta? L’hanno battezzata fuori? Qualcuno, magari Mazzarri, ha imparato l’incantesimo “confundus” di harrypotteriana memoria e l’ha lanciato contro di loro?

Ma poi, dopo aver preso un gol così al 35′ del primo tempo, possibile che non siano riusciti a trovare dentro di loro la forza per provare a ribaltare il risultato o quantomeno a provarci? Nella giornata delle grandi rimonte e delle partite pazze, l’Inter non è andata oltre a uno sterile giochino di passaggini per la maggior parte inutili se non dannosi.

Dove era il centrocampo ieri sera? Brozovic, Joao Mario, Vecino e il subentrante Nainggolan come hanno fatto a farsi costantemente uccellare dai granata? Hanno sbattuto contro il cuore granata? Forse, ma sicuramente se i giocatori del Torino, tutti e in modo particolare Belotti e Zaza, hanno dimostrato grinta, corsa e garra, quelli dell’Inter hanno solo dimostrato di non avere la minima idea di cosa fare con il pallone e quindi il continuo pressing, condito da falli e falletti degli avversari, hanno evidenziato ancora di più questa mancanza e portato a imprecisione e confusione da parte dei nostri.

Dove era il nostro attacco ieri sera? Dove il nostro capitano? Icardi ha iniziato benissimo, con un passaggio intelligente e al bacio per Vecino, e con un tiro insidioso da fuori, ma poi non ha più visto palla, anche perché nessuno è stato in grado di passargliela e lui di contro non ha saputo conquistarla per dare animo alla squadra. Lo stesso discorso si potrebbe fare su Lautaro, ma con qualche attenuante in più data dall’età e lo scarso utilizzo.

E Spalletti? Ha messo in campo una formazione che dire improvvisata è dire poco, anche se vi è stato costretto dalle defezioni multiple tra i suoi uomini. Keità infortunato, Politano a mezzo servizio, Perisic con una botta chiamata “vogliolapremieroraesubito” forte forte sulla caviglia, Candreva sul piede di partenza, lo hanno portato a mettere in campo un 11 inedito e purtroppo la mossa non ha pagato. Quando ho letto la formazione ho sperato che mi avrebbero sorpreso, ma invece è andata come era logico aspettarsi: perdita di ogni certezza e confusione totale.

Cosa ci resta della sconfitta di ieri sera?

A me resta l’amarezza di vedere per l’ennesima volta gli stessi errori, lo stesso autolesionismo e fondamentalmente la stessa indifferenza nei confronti del bene dell’Inter da parte dei suoi protagonisti.

C’è chi batte i piedi e cassa chiedendo a gran voce un rinnovo con adeguamento, che a parer mio è più che meritato, ma che andava gestito in maniera del tutto diversa. Se si avessero a cuore veramente le sorti della propria squadra, della quale incidentalmente si è anche il capitano, si potrebbero portare avanti le proprie rivendicazioni magari al chiuso delle segrete stanze della sede del club, piuttosto che dagli scranni di una trasmissione sportiva. E beninteso, mi fa rabbia più il marito che la moglie, che da agente intende fare gli interessi del suo assistito, pur se in modo totalmente sbagliato in un ambiente come quello dell’Inter da sempre circondato da avvoltoi, e il capitano dovrebbe saperlo bene e porre un freno.

C’è poi chi ha pensato bene di ripagare il proprio allenatore, che ha passato l’ultimo anno e mezzo a coccolarlo e a difenderlo da qualunque tipo di attacco, elogiandolo a ogni piè sospinto, e ribadendo la sua centralità nel progetto nerazzurro, con bizze degne di un bambino di due anni: “voglio andare via, lasciatemi andare, mi fa male la gamba, non gioco perché non ho la giusta motivazione”. Se devi andare, caro Perisic, porta un’offerta economicamente accettabile e poi puoi portare la tua aria triste dove meglio credi, ma sappi che vedere certe sceneggiate da parte di uomini che vogliono essere considerati professionisti solo in quello e per quello che torna loro comodo fa veramente una grande tristezza, oltre a far apparire il buon Vierà, già venduto in premier che scende in campo con l’Inter contro il Chievo perché Mourinho aveva carenza a centrocampo, un eroe.

Poi c’è quello intristito perché non gioca mai e legittimamente chiede più spazio, se non a Milano altrove. Siede in panchina con i compagni e pur se spettinato entra in campo, non riesce a incidere in positivo sul risultato, ma nessuno può fargliene una colpa. Se non che chi sta a casa pensa bene di agitare le acque, di solito così tranquille, con una storia su Instagram assurda nella sua stupidità: su uno sfondo monocromatico campeggia un bel “Ti sta bene! Da adesso avanti così” condito da un immancabile hashtag: #outtu. Roba da far diventare uno scherzetto anche il tweet di papà Lautaro.

E che dire dell’altro, quello voluto a tutti i costi dall’allenatore per svoltare il centrocampo e dare quella qualità e quel carattere che mancava, che ne combina una più di Bertoldo e avrà giocato da inizio anno una partita buona? E che nonostante questo arriva tardi agli allenamenti, fa nottate, dà in qualche modo scandalo e sembra mandare messaggi vocali WhatsApp neanche fosse un prigioniero politico?

Ma tranquilli, la società ha preso l’uomo forte, quello che ha garantito il successo del modello Juventus negli ultimi ani. Ora, a parte che io da interista, vorrei in ogni modo evitare di vedere il modello Juventus in nessun aspetto ripetuto nella mia società, ma da quando è arrivato lui sembra che tutti abbiano una grande voglia di far vedere quanto sono importanti e segnare un punto per il loro benessere. Se così fosse, allora sarebbe utile che Marotta accorciasse il tempo del suo necessario ambientamento nel mondo Inter – sì, non deve essere facile passare da loro a noi… – e faccia quello per cui è stato preso, in barba al sentire di un intero popolo: metta ordine. E possibilmente anche a tacere tutte quelle voci che danno sulla nostra panchina un giorno Conte e un giorno Mourinho.

In tutto questo quello che mi fa più tenerezza è proprio Spalletti, stavolta mi sembra che la barca in tempesta abbia contagiato anche lui e mai come adesso ha bisogno di sentire la società vicina nel sostegno al proprio allenatore. Perché tutti questi spifferi, voci, su successori veri o presunti non possono fare altro che minarne la lucidità e l’autorità sui suoi giocatori.

Giovedì incontriamo la Lazio, in una competizione che deve essere uno dei nostri obiettivi. Al termine della partita sapremo che mesi i nostri hanno intenzione di farci passare.