Brescia, la rosa più forte di sempre: i centrali difensivi

17Immaginiamo che se si potesse scegliere una formazione delle rondinelle, da far scendere in campo alla ripresa del campionato, scegliendo tra i più grandi che hanno calcato il terreno del Rigamonti, diciamo, per non andare troppo indietro, dal 1995 ad ora, voi chi scegliereste?

I centrocampisti centrali Faro del Brescia dal 95 ad ora

Continuando la nostra top 11, arriva il momento del ruolo della fantasia e dell’ ordine, il ruolo dove recitano solo uomini di carattere o di estrema fantasia e qualità, quello dei centrocampisti centrali.

Sceglierne 4 è estremamente difficile, io scelgo: Andrea Pirlo, Josep guardiola, Luciano de Paola e Matteo Serafini.

ANDREA PIRLO

Andrea da Brescia, come è stato soprannominato nella parentesi milanista, nasce a Flero nel Maggio del 1979, compie i suoi primi passi da calciatore nelle giovanili del Flero e del Voluntas Brescia, fino ad arrivare nelle giovanili nel Brescia calcio. Nel 1995 entra a fare parte della rosa della 1’squadra  e li inizia la magia! Dal 95 al 98 colleziona 47 presenze e 6 reti tra serie A e serie B, fino ad essere acquistato dall’ Inter nel  98, ma la sua avventura nella squadra neroazzurra di Milano dura solo una stagione, infatti viene ceduto in prestito la stagione successiva alla Reggina. Chiusa la stagione a Reggio Calabria, torna a casa Milano nella stagione 2000-01, ma non è ancora il “maestro” che farà innamorare tutti gli italiani e tutto mondo,  perché ancora nessun allenatore ha avuto l’intuizione di trovargli il ruolo giusto, non quello del trequartista, che fino ad allora è stata la sua posizione in campo. A metà stagione dopo solamente 4 presenze, viene girato ancora nella squadra della sua città Brescia  e li si, cambia tutto, infatti Carlo Mazzone ebbe l’intuizione giusta, fa retrocedere in linea di regia Pirlo,  dandogli la possibilità di giocare con più spazio e di impostare l’azione con l’ausilio della sua fantasia e del suo piede che lo faranno diventare uno dei centrocampisti  più forti al mondo.

Dopo solamente pochi mesi, viene acquistato dal Milan dove, in 10 anni, colleziona 284 presenze e 32 reti. Vince 1 Coppa Italia ,2 campionati, 1 Supercoppa Italiana, 2 Champions League, 2 Supercoppe Europee, 1 Mondiale per club e il favoloso  Mondiale del 2006 con la nazionale di Lippi.

Ma la sua carriera non è finita qui, nel 2011 viene acquistato nella Juventus, e nei suoi 4 anni in bianconero aggiunge alla lista dei suoi trofei, 1 Coppa Italia, 4 campionati e 2 Supercoppe  Italiana. Chiude la sua carriera nel 2017 a New York dopo 2 stagioni nella squadra americana lasciando un ricordo indimenticabile  nel cuore di tutto il Mondo.

Da un fenomeno passiamo ad un altro, come non citare Josep Guardiola.

JOSEP GUARDIOLA

Guardiola, nasce a Santpedor il 18 gennaio del 1971, centrocampista geniale di grandissimo ordine, non ha bisogno di grosse presentazioni, è stato a dir poco una stella del calcio spagnolo e mondiale.

Lascia la sua impronta nel club spagnolo del Barcellona dal 1984 a 2001 (tra giovanili e 1’squadra) collezionando 263 presenze e vincendo qualcosa come:  6 Liga spagnole, 2 Coppe di Spagna, 1 Coppa dei campioni , 2 Supoercoppe europee e 1 Coppa delle coppe diventando cardine e capitano dei Blaugrana dal 1994.

Nel 2001, finita la sua carriera spagnola risponde al richiamo di mr Carlo Mazzone,  attirato dalla sfida e dall’onore di far parte della stessa squadra del divin codino Roberto Baggio.

La stima dello spagnolo per Brescia, Mazzone e Baggio la ha sempre dimostrata e continua a dimostrarla, infatti fu bello il gesto di invitare il suo maestro,  sir Carletto, a Roma quando da Allenatore Pep vinse la Champions nel 2008, oppure il porgere la fascia da capitano al braccio di Baggio al 76’minuto della partita del 21 aprile del 2002, per rispetto del rientro dall’infortunio del 10 più amato di sempre dai bresciani e bellissimo fu l’invito alla squadra ad Arco di Trento nel 2013 dove, il Bayern Monaco, neo vincitore della Champions league, sfidò la leonessa d’ Italia (che militava in serie B) in amichevole.

Finita la sua parentesi Bresciana nel 2002, fu ceduto alla Roma dove però collezionò soltanto 4 presenze.

A gennaio del 2003, infatti, torna a titolo gratuito in bianco-blu dove finì la stagione e la carriera europea, dal 2003 al 2006 illumina gli stadi del Doha e del Dorados prima di ritirarsi definitivamente dal calcio giocato.

Da allenatore, la sua carriera non è da meno, dal 2008 al 2012 fu il comandante del Barcellona dei miracoli, quello del famoso tiki-taka dove le squadre avversarie vedevano il pallone solo prima dell’ inizio della gara e alla fine della stessa.

Vinse con la squadra spagnola:  3 liga, 2 Coppe di Spagna,  3 Supercoppe di Spagna, 2 Champions, 2 Supercoppe europee e 2 Coppe del Mondo per club diventando l’allenatore Blaugrana più vincente della storia.

Dalla Spagna, decide di andare a vincere in Germania, al Bayern Monaco vince: 3 capionati tedeschi,  2 Coppe di Germania , 1 Supercoppa europea e una Coppa del mondo per club.

Saccheggiata la Germania si trasferisce al ricchissimo Manchester City  e anche li la solita saccheggiata di trofei : 2 Campionati inglesi, 3 Coppe di Lega, 1 coppa di Inghilterra  e 2 Community shield .

Ora ancora al City andra in scadenza di contratto nel 2021, chissà se la prossima nazione sulla sua acrtina non sia l’Italia e magari perché no… nella squadra lombarda che lo ha sempre amato.

Da un’ icona degli anni 2000 passiamo a un simbolo degli anni 90 Luciano De Paola.

LUCIANO DE PAOLA

De Paola, nasce a Crotone nel  1961, dopo aver iniziato nella squadra della sua citta nel 1981 e dopo aver cambiato le maglie di Frosinone, Francavilla e  Cagliari, nel 1990 approda il Lombardia  nel campionato di serie B e arrivando al 9 posto in classifica. Nel 91, cambia la panchina e la presidenza a Brescia, infatti Corioni compra la società a Cremonesi e in panchina si siede Lucescu. Subito fu 1’ posto  in classifica, promozione in serie A e coppa Anglo Italiana unico trofeo internazionale vinto dalla società bresciana.

Nel  93 finalmente, Luciano e il Brescia tornano nella massima serie, ma  sarà per poco, infatti, dopo solo una stagione , la squadra lombarda retrocesse dopo il 15’ posto in classifica nonostante a questo  il giocatore calabrese fu votato come uno dei migliori del campionato.

Nel 93, dopo la retrocessione in serie B della leonessa di Italia, passa alla Lazio, ma collezionò solo 4 presenze, inizia un pellegrinaggio per l’Italia, dal 93 al 96 indossa le magliette di Lazio, Atalanta e Cosenza.

Nel 96 torna  a Brescia impadronendosi delle chiavi del centrocampo e della fascia da capitano.

Dopo la conquista della promozione nella massima serie a fine stagione 96-97, torna in serie A nella stagione 97-98, ma anche questa colta retrocesse subito.

Chiude la sua carriera al Cremapergo  nel  1999.

MATTEO SERAFINI

A chiudere lo speciale centrocampo, scelgo Matteo Serafini, non perché fu uno dei più forti, bensì per la splendida tripletta che inflisse alla Juventus formato serie B.

Matteo Serafini, nasce a Brescia nel 1978, la sua carriera è un girovagare tra squadre di serie c1 e serie B fino alla sua grande occasione nel 2004 dove approda al Siena in serie A.

Non trovando spazio, accetta di tornare a gennaio in cadetteria al Catania e a fine stagione si trasferisce a Empoli per la stagione 2005-06.

La stagione successiva, approda la Brescia di Somma, nel campionato cadetto più difficile di sempre, quello post calciopoli dove dovette confrontarsi in cadetteria contro Juventus, Napoli e Genoa.

La squadra lombarda arrivò al 4 posto, ma per via della differenza di più di 10 punti rispetto alla 3 classificata, non potè disputare i play off e fu promossa la squadra ligure.

Ma non fu l’annata quello che fece passare alla storia il giocatore bresciano, bensì, quello che fece al neutro di Mantova contro la Juventus nel famoso 3-1 bresciano.

Una tripletta a Buffon da capogiro, il primo con un pallonetto da 40 metri dove beffa un Buffon non perfetto, il secondo in rovesciata e il terzo con un tiro al volo che spacca la porta, facendo sorridere e scuotere la testa per l’incredulità, al campione del mondo, estremo difensore bianconero.

A fine stagione lascia il club di via Bazoli e continua il suo girovagare tra cadetteria e serie c fino al ritiro nel 2019.

 

I centrali difensivi della storia bresciana dal 1995 ad oggi

Passiamo, dopo ai portieri e ai terzini, ai centrali difensivi, la categoria che con il fisico la potenza e la posizione deve riuscire a respingere le folate offensive avversarie.

Un ruolo che funge anche da faro, considerato che loro vedono tutto il campo e con il loro carisma e mentalità devono telecomandare i movimenti dei compagni.

Sceglierne quattro in questo ruolo, è veramente difficile, inizio nel scegliere il grande Filippo Galli.

Filippo Galli: statistiche e biografia

Stiamo parlando di un icona, non solo nella storia bresciana, ma uno dei difensori  italiani più forti nella storia.

Nasce a Monza nel 1963, dopo aver fatto le giovanili nel Milan, viene ceduto in prestito nella stagione 82-83 al Pescara a fare le ossa.

La stagione successiva torna  in rossonero e prima Liedholm, poi Sacchi gli consegneranno le chiavi della difesa dal 1983 al 1996.

In 7 stagioni vince: 5 campionati,4 Supercoppe italiane, 3 Coppe dei campioni,3 Supercoppe europee, 2 Coppe intercontinentali.

Nella stagione 88-89, fa da “chioccia”, ad un allora giovanissimo Costacurta e da quel momento colleziona diverse panchine, ma nonostante tutto sarà determinate per la vittoria di tutte le competizioni esistenti , fino al 1996 dove passa alla Reggiana.

Nel 1998 passa alle rondinelle e diventa il cardine della difesa per 3 stagioni, collezionando una promozione dalla B alla A per poi far parte della squadra del miracolo della stagione 2000-2001, detta anche la stagione del record.

Finita l’avventura bresciana, raggiunge nel 2001, il suo amico Vialli al Watford in Inghilterra ma ci rimarrà solo una stagione. Chiude la sua carriera alla Pro Sesto dopo 2 stagioni di serie C.

Appese le scarpette al chiodo, ritorna al Milan dove allena diverse categorie giovanili fino alla scadenza del contratto nel 2018.

Da un colosso passiamo ad un altro grandissimo,  Daniele Adani.

Daniele Adani: la storia nel Brescia

Daniele Adani nasce a Correggio nel 1974, dopo avere mosso i primi passi nelle giovanili della Sammartinese e del Modena, nella squadra giallo-blu esordirà tra i professionisti nel 1991 a 18 anni.

Dopo 48 presenze in 3 stagioni, nel 1994 sbarca a Roma sponda laziale, ma non scenderà mai in campo, infatti a Gennaio dello stesso anno sbarca alla corte del presidente Corioni al Brescia.

La sua storia nella squadra lombarda fu molto importante , una storia di 172 presenze (159 dal 1994 al 1999 e 13 nella stagione 2004-05),  tra serie A e serie B con una promozione dal campionato cadetto.

Nella prima fase della sua avventura bresciana, fa così bene che dopo la retrocessione della squadra lombarda nella serie cadetta, viene chiamato nella corte Fiorentina dove dal 1999 al 2002 vince una coppa Italia e partecipa alla Champions league.

Dopo il fallimento della società viola, si trasferisce all’ombra della Madonnina sponda Inter,  dove giocherà due stagioni con 30 presenze e 2 gol.

Nel 2004 torna in bianco-blu, ma non lascerà il segno per le sue giocate, bensì per l’immagine di dissidente, a braccetto con Roberto Guana, infatti in polemica con la società rescinderà il suo contratto già a marzo dello stesso anno.

Conclude la sua carriera in serie A,  tra Ascoli e Empoli,  prima di appendere gli scarpini dopo il biennio alla Sammartinese, squadra che lo ha cresciuto da giovanissimo.

Appese le scarpe al chiodo, prova la carriera da allenatore al Vicenza nel 2011 come vice, ma non sfiondò, fu invece la carriera di commentatore-telecronista che lo fece tornare alla notorietà.

Oggi è uno stimato commentatore di Sky, le sue telecronache e i suoi commenti tecnici hanno fatto innamorare milioni di sportivi grazie alla sua passione e alle sue competenze.

Vittorio Mero, lo “sceriffo”: carriera e statistiche nel Brescia

Magari non per le magie in campo, bensì per le doti umane e  il carattere umile, nel cuore dei bresciani uno spazio se lo prende con diritto Vittorio Mero.

Lo “Sceriffo”, come lo chiamò mr. Sonetti, nasce a Vercelli nel 1974, difensore alto abile nel colpo di testa, inizia la sua carriera nella Pro vercelli.

Dal 1991 al 1995, spazia nella C2 italiana tra Casale e Crevalcore con una piccola parentesi a Parma dove però non scese mai in campo.

La sua esplosione avviene a Ravenna, in serie B, dove  dal 1995 al 1998, colleziona 85 presenze e  6 gol guadagnandosi una promozione.

Nel 1998 approda al Brescia di Baldini, rimanendoci per 3 stagioni intervallate dalla parentesi alla Ternana.

In bianco-blu conquistò una promozione e la finale Intertoto persa per la differenza reti (due pareggi) contro il Psg di Ronaldinho.

Nel 2002, la sua carriera e purtroppo la sua vita, si interrompono drammaticamente sulla Autostrada A4, dove a causa della squalifica, non si diresse insieme alla squadra a Parma per la partita di coppa Italia e si stava dirigendo dalla famiglia a Nave.

Uno schianto pauroso gli portò via la vita e in campo a Parma, quando giunse la notizia , sono indimeticabili le lacrime di Baggio, che fu il primo a saperlo per via del  ruolo di capitano.

Rimarrà sempre nei cuori di tutti per la professionalità, la serietà e l ‘umiltà, io personalmente lo  ricordo in un episodio nel post Milan-Brescia, io ancora ragazzino, mi appostai insieme ai tifosi, ai lati della strada che porta dal cancello dei parcheggi interni dello stadio verso il vialone principale.

Tanti giocatori, uscivano in macchina con autista e vetri oscurati non calcolando le richieste di un saluto o di un autografo ai più piccoli, lui invece, a fianco della sua compagna, con la sua borsa in spalla, uscì dalla salita a piedi, firmò autografi a tutti e si accinse a prendere nel parcheggio allo scoperto la sua umile Fiat Punto. Un vero uomo anche fuori dal campo,  uno vero Sceriffo.

Un’altra colonna delle retrovie fu senza ombra di dubbio Fabio Petruzzi.

Fabio Pertruzzi, un icona della difesa: presenze e carriera nel Brescia

Nasce a Roma nel 1970, dopo aver fatto le giovanili dei lupacchiotti e dopo aver esordito in serie A nel 1998, alterna stagioni in capitale con prestiti prima alla Casertana E poi all’Udinese.

Nel 1994, entra stabilmente della rosa romanista e dal 1994 al 2000 con le sue 120 presenze lascerà un segno indelebile nella storia giallo-rossa. Nel 2000, approda a Brescia agli ordini di mr Carletto Mazzone, che gli affiderà le chiavi della difesa per 4 stagioni, le fantastiche 4 stagioni dei record.

Con le 108 presenze in serie A in bianco-blu e le sue 4 reti, passerà alla storia della società lombarda  per essere il pilastro difensivo del quadriennio dei sogni,  con “sir” Carletto in panchina.

Nel 2004 passa  al Bologna e dopo la retrocessione degli emiliani, nello stesso anno lascia il calcio giocato.

Dopo il suo ritiro, prova la carriera da allenatore professionista ma non vi riesce, adesso alterna gli impegni di commentatore radiofonico e l’impegno di allenatore in una squadra che milita nella promozione laziale.

I terzini che hanno fatto la storia del Brescia

Dopo aver scelto le saracinesche bresciane passiamo ai terzini, 4 terzini che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del nostro Brescia.

Stefano Bonometti: statistiche nel Brescia

Come non scegliere Stefano Bonometti, un mediano di marcatura, molto spesso utilizzato come terzino con chiare e decise istruzioni di marcatura. Vanta il record di presenze con la maglia con la 5 sul petto, ben 422 tra serie A, B, C1 senza tener conto delle presenze in coppa Italia.

Sono ben quattro le promozioni conquistate dalla serie B alla massima serie e una dalla serie C1 alla serie cadetta. Raggiunse il massimo della sua carriera alzando da capitano l’unico trofeo vinto dalla leonessa, il trofeo anglo-italiano nel 1994.

La maglia bianco-blu fu la maglia della sua carriera, infatti, nato dal settore giovanile, la indosserà dal 1978 al 1996 egemonia interrotta soltanto dalla stagione ’89-90, dove per problemi con l’allenatore, si trasferì all’Ancona, per poi tornare nella stagione successiva e riprendere da dove aveva lasciato.

Chiusa la carriera da calciatore, inizia quella da mister nelle giovanili bresciane fino al 2000, nelle stagioni successive inizia un girovagare sempre come tecnico delle formazioni giovanili. Oggi allena il 3team Brescia, squadra di calcio femminile che milita in eccellenza.

Verrà ricordato dalla sua gente,  sia per le marcature su Maradona, Platini ecc., ma soprattutto per l’immagine di quel lontano 20 marzo del ’94, a Wembley lui che alza la coppa Anglo-italiana, dopo la vittoria sul Notts Country in finale.

Marco Zambelli: statistiche nel Brescia

Da una bandiera passiamo ad un’altra, Marco Zambelli, nasce a Gavardo nel 1985, anche lui inizia sin dalle giovanili a vestire quella grande maglia che abbandonerà dopo 277 gare nel 2015 per passare in Toscana all’Empoli.

Uno splendido ragazzo, un vero trattore della quella fascia del Rigamonti appesantito dalla fascia da capitano,  negli anni bui del quasi fallimento e delle sfiorate retrocessioni in lega Pro.

Tante saranno le stagioni di sofferenza nella serie cadetta, ma anche 2 stagioni una nel 2004/05 (anche se non da titolare) e una nel 2010/11 da titolare in serie A, nonostante a fine campionato il Brescia sarà retrocesso.

Rescisso il contratto con la squadra della sua città passa all’Empoli in serie A, per 2 stagioni per poi passare al Foggia dove rimarrà fino al 2019.

Ora gioca in lega Pro nella Feralpisalò insieme al suo compagno di sempre, Andrea Caracciolo.

Aimo Diana: statistiche nel Brescia

Un’altra creatura delle giovanili bresciane fu Aimo Diana.

L’uomo che percorreva tutta la fascia destra, esordisce in prima squadra nel 1996 nella serie cadetta, nella stagione ’97/98  fa i primi minuti in serie A e segna il suo primo gol in un Napoli-Brescia finita 0-3.

Nella stagione 1999-2000, dopo la retrocessione dell’anno prima, Diana passa al Verona in serie A, dove però giocherà solo una stagione, infatti, la stagione successiva, con il ritorno delle rondinelle nella massima serie, ci fu anche il ritorno di Lessie a casa.

La stagione 2001-2002 sarà una splendida stagione per tutti, sia per lui con le sue 32 presenze e 2 gol, sia per il Brescia che arrivò 7’ in classifica segnando il suo miglior piazzamento nella storia.

La stagione successiva non fu esaltante come la prima per lui, infatti dopo solo 2 presenze, fu ceduto al Parma e lì vinse la coppa Italia.

Dopo avere cambiato diverse casacche in Italia, con due parentesi in Svizzera al Bellinzona, chiude la sua carriera al Trento nel 2013.

Chiusa la sua favillante carriera da giocatore inizia quella di allenatore, è la Feralpisalò ad affidargli prima le panchine delle giovanili e poi quella della 1’ squadra in lega pro. Finita l’esperienza a Salò gira varie squadre sempre nella serie C italiana fino ad accasarsi al Renate nel 2018 dove continua ad allenare tuttora.

Marek Kozminski: statistiche nel Brescia

L’ultima mia scelta per il ruolo da terzino è Marek Kozminski, il quale, con le sue 110 presenze non può essere escluso nelle mie scelte.

Nasce a Cracovia nel 1971, dopo aver militato fino al ’92 nella squadra della sua città, approda all’Udinese dove giocherà fino al 1997.

Nel 1997 si accasa al Brescia, dove retrocesse dalla serie A alla serie B agli ordini di Reja.

In Serie B, passerà due stagioni, infatti nel 1999/2000 si guadagnerà la serie A dopo la seconda posizione alle spalle del Vicenza.

In serie A, fu uno dei protagonisti della stagione del record e alla conclusione della stagione successiva lascia la Lombardia per accasarsi all’Ancona. Pochi mesi dopo l’arrivo nelle Marche, lascerà definitivamente l’Italia per trasferirsi al Paok in Grecia per chiudere la sua carriera nella sua patria .

In Nazionale vanta tantissime presenze, tra cui il secondo posto alle olimpiadi di Barcellona nel 1992 e una partecipazione al Mondiale del 2002 in Corea.

I migliori portieri della storia del Brescia

Partiamo dai portieri, per un ruolo così importante e difficile sia per le caratteristiche soprattutto mentali che un buon numero 1 deve avere, ma anche tenendo in considerazione le emozioni che mi hanno trasmesso, scelgo il trio: Matteo Sereni ,  Gilbert Bodart e Pavel Srincek.

Scegliere un numero 1 tra questi non è affatto facile anche perché tutti e tre hanno giocato in bianco-blu in un raggio di 5 anni,  Bodart dal ’98 al 2000, Srnicek dal 2000 al 2003 e Sereni  dal 2002 al 2003, praticamente uno ha sostituito l’altro con l’unica e splendida parentesi Luca Castellazzi, a spezzare la catena nella stagione del 2001-2002 in cui giocò la stagione di serie A da titolare.

Matteo Sereni

Matteo Sereni nasce a Parma nel 1975, non dotato di un’ eccessiva altezza (186 cm) punta tutto sulla forza esplosiva e sul suo fisico massiccio (80 kg) per farsi rispettare nelle area di rigore di serie A e League One.

Dopo aver giocato in due riprese nella Samp, nel Piacenza, nell’Empoli e dopo aver provato l’esperienza  inglese al Ipswich Town, arriva a Brescia nel 2002-03 da infortunato. Esordisce alla 12’ giornata contro l’Inter a S.Siro, subendo un roboante 4-0 a favore della squadra milanese .

Da quella fatidica partita, il portierone emiliano, si impossessa del posto tra i pali e la squadra bianco-blu collezionerà 16 risultati utili consecutivi, fermata solamente ancora dall’Inter nello 0-1 di Brescia. Ricordiamo di questa splendida cavalcata, la vittoria per 2-0 contro la Juventus, i pareggi con Roma e Lazio e la splendida vittoria per 3-0 nel derby in casa contro l’Atalanta .

Le rondinelle chiuderanno la stagione al 9° posto, salvandosi matematicamente nella sfida del 10 maggio in casa dove Appiah al 84’ minuto regalò la vittoria contro i campioni di Italia del Milan. Sereni la stagione successiva passerà alla Lazio dove però non giocò mai, quindi si trasferì al Torino e ci rimase per 3 stagioni, prima di chiudere nel 2010-2011 ancora nella squadra lombarda, dove però, questa volta non ebbe fortuna sia per le condizioni fisiche che per i risultati, infatti il Brescia, neopromosso, retrocesse subito dopo essere arrivata al 20° posto nella massima serie.

Gilbert Bodart

Un’altra icona bresciana tra i pali fu Gilbert Bodart. Nasce a Augree in Belgio nel 62, dopo aver militato nello Standard Liegi e al Bordeaux. Arriva nel ’98 a Brescia rimanendoci fino al 2000.

La prima stagione non è da ricordare, infatti la Leonessa d’Italia si posiziona al 7° posto in serie B, non riuscendo quindi a ottenere la promozione. l’anno seguente sarà  l’anno della svolta, infatti, il portiere Belga, sarà la saracinesca della squadra allenata da Nedo Sonetti che conquisterà la promozione alla serie A, arrivando con 63 punti secondo assieme a Napoli ed Atalanta. Ottenuta la massima serie, Bodart, decide di passare al Ravenna per trovare spazio, dove praticamente chiuderà la carriera.

Finita la carriera da giocatore prova la carriera da allenatore senza mai sfondare, risalterà di più la sua vita privata rispetto a quella da manager. Nel 2008, venne accusato di aver partecipato a azioni criminose, tra cui una rapina e operazioni con falsari.  Nonostante si sia sempre proclamato truffato da questi individui, venne condannato a 3 anni e mezzo di galera. La sua parentesi nera non finisce qui, nel 2017 venne accusato di stalking dalla sua ex fidanzata.

Pavel Snricek

A completare il mio parco portieri Pavel Snricek. Nasce a Ostrava nel ’68, scrive la sua storia calcistica soprattutto in Inghilterra nel Newcastle e nello Sheffield dove giocherà per 9 stagioni. Approda alla neopromossa Brescia nella stagione 2000-01. Giocherà nella squadra lombarda per tre stagioni, ma solo la prima sarà da ricordare. La stagione 2000- 01 racconta, un Brescia che si presenta nella massima serie allenata da Mazzone che sostituisce Sonetti e con una campagna acquisti da sogno, infatti, Corioni, riporta a casa Pirlo (solo a gennaio), acquista Tare, Petruzzi, Bachini e chi ne ha più ne metta, e a completare una squadra stellare (considerando il livello) con il divino codino Roberto Baggio. Un’annata splendida che sancisce il record del 7° posto in classifica delle rondinelle nella sua storia e la qualificazione per l’Intertoto dove ricordiamo venne eliminato soltanto in finale grazie alla differenza reti casa e trasferta (0-0 in casa 1-1 in trasferta) contro il PSG di Ronaldìnho.

Il goalkeeper Ceco, però, proprio in Intertoto perse il posto a favore della stella nascente Luca Castellazzi che nella stagione 2001-02 prenderà le chiavi della porta. Pavel, rimarrà a Brescia fino al 2003 per poi trasferirsi prima al Cosenza e poi chiudere la carriera tra l’Inghilterra vestendo le maglie del Portstmouth, West Ham per poi chiudere definitivamente al Newcastle. Muore nel 2015 per un arresto cardiaco a Ostrava a appena 47 anni mentre faceva jogging.

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