Icardi e l’Inter: ma è la fascia a fare il capitano?

Dopo due settimane dal tweet con cui l’Inter ha reso noto che il nuovo capitano della squadra sarebbe stato Samir Handanovic, che fine ha fatto Mauro Icardi?

Era il 13 febbraio, quando l’Inter, verso l’ora di pranzo, ha fatto scoppiare una bomba della quale non si è ancora attenuato l’eco della deflagrazione. Con un tweet, un semplice tweet, come a voler derubricare a mera informazione di cui prendere atto, l’Inter annunciava che il nuovo capitano sarebbe stato Samir Handanovic. Pochi caratteri per cancellare quello che negli ultimi anni era stato il volto dell’Inter, Mauro Icardi, il bomber di razza argentino celebrato e coccolato ad ogni occasione da praticamente chiunque abbia messo piede ad Appiano nelle ultime stagioni sia come allenatore, che come dirigente.

Da quel momento è successo di tutto: l’ormai ex capitano ha rifiutato la convocazione per l’Europa League e i successivi impegni sportivi, trincerandosi dietro un’infiammazione al ginocchio con la quale convive dalla scorsa stagione e che fino a quel momento non gli aveva impedito di scendere in campo con continuità ea ogni occasione. La sua risposta alle tante domande e polemiche che montavano ora dopo ora in seguito alla sua “degradazione” sono delle storie su Instagram nei primi giorni successivi alla tempesta, nelle quali si mostrava impegnato in sessioni di fisioterapia, come a voler giustificare la rifiutata convocazione come un semplice infortunio. Due le apparizioni pubbliche: a San Siro in occasione della partita con la Sampdoria prima e di quella con il Rapid Vienna poi. In entrambe le occasioni seduto con Wanda Nara affianco e un cappellino griffato calato sugli occhi a nasconderne le espressioni. Nel mezzo un comunicato dell’Inter a certificare come, in base alle nuove analisi effettuate sul ginocchio malandato, non si evidenzino sostanziali mutamenti: tradotto Icardi sta come stava a settembre, l’entità del fastidio e dell’infiammazione non è mutata di una virgola, quindi volesse potrebbe giocare.

Mauro tace e non risponde, va alla Pinetina, svolge il “programmino” pensato per lui dallo staff medico e torna a casa. Non risponde alle sollecitazioni dell’allenatore, né quando lo sprona ad andare nello spogliatoio per festeggiare una vittoria, ma soprattutto per tornare a vivere il clima di squadra, né quando come oggi in conferenza stampa si dice stanco di parlare di lui, perché vuole dare attenzione a chi si allena e tiene veramente all’Inter. Non risponde ai compagni, che almeno pubblicamente, dicono di aspettarlo, che è un giocatore importante, e che sta a lui risolvere tutto. Non risponde a Politano, che dopo il gol a Firenze, esulta con le mani alle orecchie, né a Perisic che quelle mani le allontana (vai poi a sapere cosa volesse intendere Politano: una dedica all’ex capitano, o una conferma di come l’Inter segni anche senza di lui?). Si guarda bene dal rispondere anche a Handanovic, che parla della fascia come un onore e non un diritto divino. Da parte di Mauro Icardi, fresco ex capitano dell’Inter, 26 anni appena compiuti, una carriera in rampa di lancio arriva solo silenzio.

La sola che parla è Wanda Nara in Icardi, che dagli scranni di una trasmissione televisiva, come moglie piange e soffre per il dolore del marito a cui con questo provvedimento hanno strappato una gamba, e senza gamba non si può giocare. Poi come opinionista dice che con la Fiorentina l’Inter ha sì subito un’ingiustizia, ma che del resto è la stessa cosa che sta succedendo a Icardi. Infine come procuratrice ripete di non aver mai chiesto il rinnovo e che se si cerca la serenità certi like – quelli di Brozovic e Perisic, e in questo sfido a darle torto – andrebbero evitati, così come certi gesti (siparietto Perisic/Politano). Come influencer invece retweetta qualunque cosa sia valida per attaccare compagni, società e allenatore. Beata lei che non si confonde con tutti questi ruoli! Wanda, una, nessuna e centomila!

Ma lui, Mauro Icardi, il vero protagonista se ne sta zitto. Forse crede che così facendo, appaia evidente il suo dolore e la sua rabbia per essere stato punito dalla società per un qualcosa del quale si sente evidentemente incolpevole. Forse pensa che comportandosi così, si noti di più. Forse crede che ricattando la società a cui ha dato tanto, ma dalla quale ha ricevuto altrettanto, con la minaccia dell’operazione al ginocchio riotterrà quello a cui tiene di più: la fascia di capitano. Lui non parla, non si spiega a quanto pare neanche con i compagni e l’allenatore, se ne sta in disparte, chino su suo ginocchio.

E allora, orfani di spiegazioni da parte di chi per anni ha sentito il suo nome urlato da uno stadio intero, è lecito anche farsi qualche opinione personale, magari non veritiera, ma fin qui non smentita dai fatti. E farsela a malincuore, per l’enorme delusione data da un giocatore arrivato ragazzino, ma che aveva saputo negli anni conquistarsi un posto nel cuore del tifosi, non di tutti è vero, ma di tanti sì. E io ero tra questi tanti, mi ero illusa di avere tra le mie fila nuovamente un campione che credeva nell’Inter, che non se ne sarebbe andato, tanto che tutte le pantomime per i vari rinnovi, seppur fastidiose nei modi , le vivevo non con ansia, ma come stupide schermaglie forte della convinzione che Maurito all’Inter si sentisse a casa. Un altro capitano argentino, arrivato giovane che avrebbe condotto con i suoi gol decisivi, anche dopo 85′ a fare il palo della luce lì davanti come gli hanno sempre rimproverato, anche giustamente, i suoi detrattori, alla vittoria di trofei per una nuova stagione di gloria interista. Nella mia ingenuità credevo che Icardi fosse innamorato dell’Inter e che volesse contribuire ai successi interisti, e che la fascia fosse esibita orgogliosamente come il simbolo di questo attaccamento. E invece dopo gli ultimi eventi, sono stata costretta a ricredermi, ho sbagliato tutto. Non è mai stato “quello che Icardi può fare per l’Inter”, ma “quello che l’Inter può fare per Icardi e il suo ego”.

Icardi per anni è stato il giocatore più importante in rosa, forse l’unico campione giovane, su cui costruire un’identità, e per questo è sempre stato messo al centro di ogni progetto: ogni allenatore doveva schierare Icardi più altri 10. Fino a che la squadra è stata costruita con tanti gregari o semplici comprimari, le cose sono più o meno filate lisce, ma nel momento in cui – grazie a Dio!- sono iniziati a arrivare degli innesti di qualità, dei giocatori che nel tempo hanno mostrato il loro valore, e magari un paio di loro sono arrivati a giocarsi una finale mondiale mentre il loro capitano manco era stato convocato dalla sua di nazionale, questo squilibrio ha iniziato a portare a qualche problema. E il problema deve essere evidentemente diventato ancora più grosso nel momento in cui il capitano portatore di fascia sente di essere in credito con il suo club per non essersene andato in altri lidi, per aver tirato la carretta in anni bui e quindi di essere intoccabile perché, diciamocelo, nella sua testa “l’Inter c’est moi”.

Quella fascia, che non sarà un titolo nobiliare né un semplice pezzo di stoffa, deve stare lì saldamente al suo braccio per dimostrare che lui è lui e gli altri… sì, insomma, chiaro no? Perché è l’Inter che è in debito con lui, non il contrario. Sono i compagni a dover essere grati perché lui li ha portati in Champions e ha regato loro un Rolex perché in fondo è magnanimo e sa che un po’ di merito ce lo hanno anche gli altri se ha vinto la classifica capocannoniere e si è aggiudicato un ricco bonus contrattuale. Se poi la sua procuratrice, che incidentalmente è anche sua moglie, la madre delle sue figlie, un’opinionista, una modella e un’attrice, si confonde, (e poverina c’è da capirla con così tanti ruoli), e finisce in un salotto televisivo, invece che in un ufficio, a trattare il rinnovo del suo assistito, che incidentalmente è anche suo marito, e riesce nel suo “opinionare” a offendere in cinque minuti i compagni tutti e l’allenatore, che cosa può farci lui? Che la smettessero tutti! Cosa centra lui, Maurito, con quello che dice Wanda? Lui neanche la guarda la trasmissione, a quell’ora dorme, perché dovrebbe scusarsi o mettere un freno alla moglie, non è mica un maschilista lui! Non capendo che il problema non è che Wanda sia una donna, ma che entrambi non abbiano capito che il mondo del calcio ha regole diverse da quello dello spettacolo.

E adesso per un frainteso senso dell’onore, Icardi crede di onorare quella fascia che gli è stata sfilata dal braccio ritirandosi sul suo Aventino personale fatto da ginocchia che fanno male, dimostrando così che lui all’Inter non ha mai tenuto: vuole dimostrare che l’Inter non è niente senza di lui, e che senza fascia non gioca perché è il solo modo che ha l’Inter, abbinato ad un ricco contratto of course, per ricompensare l’enorme privilegio di avere Icardi Mauro da Rosario tra le sue fila. Una fascia come certificazione di un ego spropositato, non un titolo nobiliare, ma un diritto divino e come tale inalienabile. Il capitano è un re, altro che tutte quelle baggianate su una figura carismatica, che sappia guidare e interagire con il gruppo, e sia da questo rispettato e seguito. E un re non lo puoi accantonare, al  massimo se va lui, resta in silenzio e aspetta di vedere cosa combineranno gli altri senza il suo prezioso aiuto.

E pazienza se quella squadra che dicevi di amare, si ritrovi al momento con un solo attaccante arruolabile, ma sotto diffida e con l’altro in recupero da un fastidioso infortunio. Piuttosto che scendere a patti con chi ha fatto la rivoluzione – a torto o a ragione a me, a questo punto non interessa neanche saperlo più di tanto – preferisci stare in un angolo a guardare l’evolversi degli eventi, fregandotene delle conseguenze delle tue azioni… complimenti, (ex)capitano, proprio degno della fascia!

Ps Ci sarebbe poi da dire qualcosa anche del comportamento vergognoso della fronda che per così tanto tempo ha passeggiato in campo… tanto alla fine chi subisce le conseguenze delle bizze di questi bambini viziati siamo sempre noi tifosi…