Inter, campionato, mercato e Coppa Italia. Tre aspetti da considerare

L’Inter stecca, ancora una volta in campionato, è forte sul mercato e strappa un pass importante in Coppa Italia. Questa è la sintesi dell’ultima settimana a tinte nerazzurre

Tre aspetti da considerare. Tre i punti su cui focalizzare l’attenzione. Partiamo dal primo.

L’ennesimo passo falso in campionato

Si potrebbe partire dall’ennesimo pari in campionato che ha, di fatto, stoppato la corsa alla vetta dei nerazzurri.

Sembrava un enorme macigno il gol messo a segno da Radja domenica a pranzo, ma alla fine, per nostra fortuna, si è trasformato in un sassolino. Perché? Perché in fondo abbiamo guadagnato un punto dalla vetta. Nella sfortuna, siamo stati anche fortunati.

Tornare indietro, alla sfida di domenica, fa un po’ “male”. Per diversi aspetti. La squadra si è mostrata ancora una volta deficitaria. Un po’ molle. Come se fosse crollata ad un certo punto del match. Non siamo stati aiutati dalla Dea bendata, in quanto il loro gol è arrivato dall’ennesima deviazione sciagurata. Mai nulla a favore, tutto sempre contro e poi… poi c’è il leitmotiv di queste settimane: gli arbitraggi scellerati.

Se mettiamo tutto insieme, se facciamo un unico pentolone di tutto ciò che ho scritto su, beh, il risultato non può che essere quello visto in queste ultime settimane.

L’Inter non vince non perché sia incapace, non perché Conte sia un inetto e nemmeno perché si asia interrotto il flusso magico che aveva trasformato undici brocchi in undici campioni.

L’Inter non vince perché è in palese difficoltà. Perché siamo stati costretti a giocare in assoluta emergenza per lunghi tratti. Siamo stati costretti a stringere i denti, con il rischio che saltasse qualche otturazione.

Punto numero 2: L’Inter non vince perché siamo tornati a dare nuovamente fastidio

Perché al pronti via del campionato nessuno avrebbe mai potuto immaginare che avremmo potuto colmare il gap così in fretta, che avremmo potuto avere questa classifica dopo il girone di andata.

I nostri risultati sono figli del lavoro, del sacrificio. Del sangue sputato in allenamento e del sudore gettato in campo.

Le nostre vittorie sono figlie del duro lavoro. Della programmazione certosina del nostro tecnico. Della sua voglia di giocare a calcio e dare una identità precisa alla sua squadra.

Abbiamo vinto partite che in altre occasioni non avremmo nemmeno pareggiato. Quante volte lo abbiamo detto in questo breve scorcio di campionato.

Abbiamo visto l’Inter dominare al Camp Nou e annichilire per un tempo il Borussia in casa propria, prima di crollare e soccombere sotto i colpi dell’avversario.

Abbiamo sofferto. Sempre. Non c’è alcun risultato in cui noi tifosi non abbiamo sofferto dal primo all’ultimo minuto. Ma ci siamo stretti attorno a questo gruppo di ragazzi, abbiamo sposato il progetto della dirigenza e accettato una figura “scomoda” in panchina, perché è necessario e doveroso tornare a vincere. Tornare ad essere ciò che siamo sempre stati.

In questo periodo ci stanno massacrando. Attaccando da tutti i lati. Siamo esposti al fuoco nemico. Sarà una sensazione strana per il nostro nuovo tecnico, fino all’altro giorno, amico di tutti. Sì, di tutti. Proprio tutti.

Oggi è solo. Contro un sistema che prima lo “tutelava” e oggi prova a “contenerlo” e perché no “distruggerlo”.

Il grido di Antonio Conte non si potrà mai levare, perché tutti conosciamo il suo background, i suoi successi calcistici. La sua storia. Perché arriva da una realtà che ha già pagato in passato con Calciopoli.

Quel passato non gli permette di alzare i toni. Di fare pubbliche accuse. Quando ci ha provato è stato subito bollato, etichettato. “Conte sa solo piangere. Lamentarsi”. Così in un attimo solo ci siamo trovati il nostro tecnico a lamentarsi degli arbitri e del mercato. Della dirigenza e dei suoi giocatori.

Dopo Inter-Cagliari il molito massacro mediatico

Si è parlato troppo di una Inter troppo nervosa. Di una situazione che andava regolarizzata.

Ma cosa c’è da regolarizzare se la tua squadra sistematicamente è costretta a subire decisioni arbitrali quantomeno discutibili? Cosa c’è da dire se per settimane hanno fracassato i maroni con il fallo di Lautaro Martinez su Toloi, gridando allo scandalo, e poi nessuno dice nulla quando gli episodi, anche i più piccoli, sono tutti a nostro sfavore?

Inutile stare qui a rammentare in quale partita e quale episodio l’arbitro ha deciso di non fischiare a nostro favore. Inutile star qui a passare per “piangina”, perché è semplice così.

Tra noi tifosi gira sempre il vecchio detto: “Bisogna essere più forti dei torti arbitrali”. Ma sappiamo tutti che non è assolutamente vero. Provate a chiedere a Moratti.

Provate a chiedere all’Inter di Ronaldo, Baggio, Zamorano, Djorkaeff… in campo sono gli episodi a determinare l’andamento delle partite. Sono gli episodi ad incanalare il risultato verso l’una o l’altra parte.

Spiegatemi come sia possibile che ogni partita a nostri due attaccanti non venga mai fischiato un fallo a favore. Che un armadio come Lukaku, un essere possente come il gigante belga, non venga mai premiato col fallo a favore tutte le volte che viene abbattuto nel tentativo di fermarlo.

Ditemi come sia possibile non sbroccare (SI, HA SBAGLIATO. NON DOVEVA, MA…) come ha fatto Lautaro all’ennesimo fallo non fischiato.

Ditemi come si fa a giocare una partita in cui al minimo tocco tuo fermano il gioco, mentre contro di noi vige il diritto reale di picchiare. Anzi, più è grave l’intervento. Più è alto il premio per il giocatore in questione.

Decisioni assurde e dove trovarle: Lecce-Inter

Ricordo in Lecce-Inter l’intervento killer di Donati su Barella.

Entrata da rosso su Barella
Donati interviene così su Barella

La fortuna del centrocampista nerazzurro è che la caviglia ha seguito un movimento naturale, fosse stato dalla parte opposta gli avrebbe spezzato la gamba e forse la carriera. Solo giallo per il calciatore del Lecce, confermato addirittura dal Var. Ma cosa ha visto l’arbitro?

Sempre nella stessa partita viene annullato un gol regolare a Lukaku. Una settimana dopo nel derby romano a Dzeko nessuno annulla niente.

Il classico due pesi due misure?

Anche il Inter-Cagliari è andato in onda il festival degli orrori.

I 70mila di San Siro han fatto sentire il loro disappunto, manifestando con i fischi le scelte “opinabili” di Manganiello, mentre la reazione di Conte e della squadra è stata abbastanza plateale.

Ma in fondo se non vinciamo è per colpa nostra. Perché siamo scarsi

Anche mercoledì sera, in Coppa Italia, un episodio ha lasciato parecchio perplessi (anzi, più di uno). Il gol di Caceres, il momentaneo pareggio viola, era da ANNULLARE.

Il difensore si appoggia sull’avversario, impendendo a quest’ultimo di saltare ed intervenire sul pallone. Lo affossa completamente, ma il Var vale solo per i nostri gol.

L’errore dell’arbitro ci può stare. È umano, ma in regia Var cosa stavano facendo? Un pisolino? Perché nessuno ha richiamato l’attenzione del direttore di gara? Misteri!

Intanto la vittoria sulla Fiorentina ci spalanca le porte verso la semifinale di Coppa Italia. Si giocherà non più in partita secca e dovremmo vedercela con il Napoli.

Cent’ottanta minuti (più recupero) dal primo obiettivo stagionale, la finale di Coppa Italia. Raggiungerla sarebbe già un ottimo traguardo, vincerla contro gobbi o gonzi, sarebbe una gioia in più. Sarebbe il coronamento di un sogno. Poi iniziare da dove abbiamo finito (2011) o da dove abbiamo dato il via alle nostre vittorie contro una delle nostre rivali storiche, sarebbe proprio il massimo.

Terzo ed ultimo punto: il mercato

Dopo un lungo tira e molla è finalmente arrivato Eriksen. Il centrocampista danese ha scelto di indossare la maglia della Beneamata.

Il motivo sembra chiaro e sta tutto nel nome di chi ci guida.

Il mercato dell’Inter è tornato stellare grazie all’appeal del tecnico leccese, capace di stuzzicare l’interesse e accaparrarsi le simpatie dei calciatori cercati.

Sono finiti i tempi in cui eravamo costretti a prendere i Taider o gli Schelotto di turno. Sono finiti i tempi in cui, quando un grande nome veniva accostato all’Inter, rimanevamo delusi dal mancato interesse verso i nostri colori.

Oggi siamo tornati una piazza competitiva, che può attirare veri e propri campioni.

La trattativa Eriksen non è stata per nulla facile. Su di lui c’era l’interesse dei più importanti club d’Europa (tra cui i gobbi, rimasti al palo) ma lui ha voluto fortemente la nostra Inter. Ha scelto noi. Insieme a lui sono arrivati Young e Moses. Non di primo pelo il primo, non affidabilissimo il secondo, viste le poche partite giocate nell’ultimo periodo, ma mentre l’ex diavolo rosso si è già ambientato e trovato a casa sua sulla fascia, per il secondo c’è da avere pazienza. Avrà modo anche lui di dimostrare il suo valore e il perché Antonio Conte lo abbia voluto in nerazzurro.

Mercato chiuso? Chissà. Gli addetti ai lavori dicono di sì. In casa nerazzurra confermano lo stop in entrata, ma occhio all’ennesimo grande nome accostato al nostro club. A quel Giroud che ha flirtato per così tante settimane con Conte e i nostri colori. Anche il centravanti della nazionale campione del Mondo vorrebbe vestirsi di nerazzurro. Anche questo solo un caso?