Inter, l’urlo di Steven Zhang terrorizza la Serie A!

Coronavirus: Steven Zhang tuona contro la Lega Calcio

Nello sfogo del Presidente nerazzurro la frustrazione di una situazione gestita malissimo

Juventus-Inter si deve ancora giocare e si è deciso, alla fine, di non cambiare nulla di tutto ciò che era stato deciso. Di lasciare tutto così come era stato concordato una settimana fa. Così come doveva essere. Si giocherà domenica sera, a porte chiuse. A porte rigorosamente chiuse. Ha vinto, per fortuna, il buonsenso.

Abbiamo dovuto aspettare ore e poi giorni. Abbiamo dovuto assistere a teatrini, più o meno, “tristi”. Hanno permesso che si creasse un clima per niente socievole: Il Caos.

Si è aspettato una settimana per tornare a quella che era e doveva essere l’unica soluzione, ma non perché l’Inter giocava in trasferta, ma perché ciò che stiamo vivendo in questo momento in nessun modo è legato al mondo del calcio.

La partita a porte chiuse: l’unica soluzione condivisibile

Di certo non avremmo voluto vedere la partita più importante del campionato senza i tifosi sugli spalti. Senza la gente festante lì (per aver più informazioni sui rimborsi biglietti, c’è il nostro speciale articolo) a spingere e motivare i giocatori, ma non c’erano alternativi possibili e non bisogna mai anteporre i propri interessi di fronte a quelli di una intera collettività.

In Italia, però, è sempre così. Vige la regola del più forte, o per meglio dire, del più furbo.

Poco importa se il caos regna sovrano. Se la gente è nel panico più totale. Che i numeri sciorinati dai giornali sono sempre in crescendo.

Poco importa a noi e chi ci sta intorno, se la gente si ammala di un qualcosa che non sappiamo, al momento, frenare. Debellare. Curare.

Poco importa se, in questo momento, qualcuno non riesce a resistere così tanto a lungo. Non riesce a sopravvivere.

Ci sono cose ben più importanti di una partita di calcio, eppure nella nostra Penisola non sembra così. Possiamo fermare tutto, ma occhio a non fermare il campionato. Attenzione a non prendere decisioni che possano ledere la sensibilità del popolo italiota amante del bel giuoco del calcio.

Polemica Juventus-Inter

È solo un gioco, ma non sembra essere così per tutti. Non tutti la penserebbero esattamente così, perché nel rinvio di Juventus-Inter c’era ancora chi pensava al “rinnegato” (Antonio Conte).  Agli “omaggi” da rendere al nostro allenatore, vecchia icona bianconera. Sì, perché per alcuni tifosi gobbi (non tutti per fortuna) era più importante offendere Conte, piuttosto che pensare alla partita in sé. Al valore della sfida.

Che si dica la verità. Juventus-Inter non si è giocata non per lo spettacolo, non perché sarebbe stato un brutto segnale, ma perché gli interessi in ballo erano troppi e il principale aveva molti zeri.

La sfida tra noi e i gobbi non si sarebbe mai potuta giocare a porte aperte. Sarebbe stato troppo rischioso. Lo si sapeva, ma lo stesso hanno provato a “forzare la mano”.

Lo dimostra la vendita dei biglietti anche dopo la decisione di giocare a porte chiuse. C’è un comunicato della Nord che invita i tifosi dell’Inter a non comprare tagliandi per quella partita. Come mai questa “anomalia”? Una partita si gioca a porte chiuse e non viene stoppata la libera vendita dei tagliandi? Strano!

Non si è giocato per non ledere l’immagine di “qualcuno”

Il Codacons si era già mosso dopo il “no” categorico della società sabauda alla richiesta di rimborso dei biglietti. Sembrava un tiro alla fune interminabile, in cui noi tutti eravamo spettatori attoniti e passivi. Attoniti e assolutamente passivi.

Se Juventus-Inter si fosse giocata a porte aperte avremmo avuto un solo vincitore e sappiamo tutti chi sarebbe stato. Inutile negarlo e girarci intorno.

La decisione della Lega di posticipare la sfida avrebbe premiato (e così è stato!) solo la società di casa, ma avrebbe avuto più di uno sconfitto (e così è stato!).

Quella giornata non giocata è l’onta di una federazione che non sa prendere una decisione univoca, che non sa decidere senza farsi condizionare dalle pressioni di presidenti e/o addetti ai lavori.

Quel continuo non sapere cosa fare, quel continuo rimandare di ora in ora, di cambiare idea di volta in volta non ha certamente reso ai “gestori del calcio italiano” una bella immagine. Ha mostrato che il sistema calcio in Italia fa acqua da tutte le parti.

La decisione doveva essere una. Solo una. Per tutta la giornata in cartello e tutte le società del campionato.

Non ha senso che alcune sfide siano state bloccate, mentre altre disputate. È assurdo che alcune tifoserie siano costrette a disertare lo stadio in casa, ma poi a queste non vengano fatte restrizioni per le partite giocate in trasferta.

È assurdo non pensare che il bene della gente debba venire prima di tutto. Prima dello spettacolo stesso usato per modificare lo stato dello svolgimento delle sfide in calendario. È stata ed è una vergogna. Punto.

È stata una vergogna perché se non ci fosse stata Juventus-Inter tutte le altre partite si sarebbero disputate e chi se ne importa dello spettacolo triste degli spalti vuoti.

È una vergogna perché pochi giorni prima la nostra Amata Inter è stata costretta a disputare una partita di Coppa senza il pubblico, né amico, né nemico. Nessuno spettatore pagante. Zero. La società nerazzurra ha prontamente rimborsato i 50mila spettatori che avevano comprato il biglietto, ma in quell’occasione non ho sentito alcuna levata di scudi. Non ho sentito proclami nemmeno dopo la decisione di non farci giocare la sfida con la Sampdoria. Rinviata. A data da destinarsi. E passivamente accettiamo anche questa decisione. Sempre per lo stesso motivo. Perché la salute pubblica viene prima di ogni altro interesse.

E’ una vergogna vedere come in Serie B il pericolo e questo interesse a tutela della gente e degli addetti ai lavori non sia prioritario, visto che, mentre a Torino si posticipava e non si poteva giocare, la serie cadetta andava regolarmente in campo.

Perché è stata rinviata Juventus-Inter

Arriviamo al momento più “imbarazzante” di questa stagione.

Il rinvio di una partita che doveva giocarsi a porte chiuse, ma che è stata rinviata senza capire, ancora oggi, UFFICIALMENTE il perché.

La decisione di tornare sui passi iniziali. Di giocare così come si sarebbe dovuto fare è un duro colpo per la Lega, un autogol incredibile. È normale che l’Inter abbia preso delle posizioni drastiche e in totale contrasto con quella che era la linea della Lega Calcio.

Rinviare perché? Poi, perché proprio il 13 Maggio? Perché per Inter-Sampdoria ad oggi non c’è ancora una data, mentre per la sfida con i gobbi sono stati così solerti da individuare un posto libero? Perché nessuno ha mai dato peso alla richiesta dell’Inter che, attraverso Marotta, chiedeva di giocare prima la sfida con i blucerchiati per cercare di dare un senso di regolarità ad un campionato che risulta chiaramente “condizionato”?

Le parole forti di Steven Zhang

Ma intanto, dopo un tira e molla esasperato ecco spuntare la Instagram Story delMessaggio Zhang su Instagram presidente dell’Inter Steven Zhang. Un attacco durissimo alla Lega e al suo presidente, definito addirittura un pagliaccio. Parole dure. Forti. Dirette. Al vetriolo.

Un attacco frontale, senza alcun giro di parole. Si scaglia contro la scelta assurda di rinviare un campionato senza pensare minimamente alle conseguenze. Senza avere un piano ben preciso.

Attacca la decisione del presidente Del Pino, proprio come fatto da ogni angolo dell’Universo prima di lui. Da chiunque. Addetti ai lavori. Giornalisti. Solo in Lega Calcio non si accorgono della cazz*** colossale che hanno combinato.

Il presidentissimo tuona, ma pare che il padre fosse ben più incazzato, che in Cina non abbiano preso bene questa assurda decisione, lo si può capire anche dallo sfogo di Steven in questa immagine.

Le sue parole sono state considerate fuori luogo, offensive, ma non per noi tifosi.

Lungi da me l’intenzione di “giustificare” le offese, ma era necessario dare un segnale forte contro un sistema che per anni ci ha messo ai margini. Un sistema infetto, in cui chi deve tutelare spesso si dimentica di farlo.

Le parole di Steven hanno smosso quel senso di interismo che avevamo un po’ perduto con l’avvento dei cinesi e col passaggio da Moratti a Suning. Pensavamo fossero freddi investitori, venuti in Italia per diffondere il loro marchio e provare a farsi conoscere fuori dall’Asia. Pensavamo non avessero a cuore la nostra Storia, la nostra Società, ma ci sbagliavamo.

Steven sta dimostrando Amore per questi colori. Per questa Società. Steven ha legato indissolubilmente la sua immagine e la sua persona alla nostra Storia.

Quelle parole. Quella storia lo hanno consacrato. Lo hanno catapultato nell’Olimpo dei presidenti.

Noi tifosi siamo scesi idealmente al suo fianco. Siamo stati sin da subito accanto a lui ad affrontare una crociata non facile e per dirla con le parole di un mio amico, eravamo altrettanto pronti “ad indossare l’elmetto e andare in guerra”. Immagine forte. Un po’ esagerata, ma i tempi erano e sono maturi. Lo scontro non era evitabile e da questa momento in poi ai “piani alti” dovranno sapere che con noi non si scherza. Che i cinesi non sono qui in villeggiatura o di passaggio. Che la musica è cambiata.

Se un tempo “l’urlo di Cheng terrorizzò l’Occidente”, oggi la storia di Zhang ha terrorizzato gobbi e affini.

Avanti così e… a buon intenditore poche parole.

P.S.

Avremmo affrontato una squadra in difficoltà. Che veniva da una partita orrenda in Champions. La peggiore dei bianconeri in questa stagione. Quella partita, giocata una settimana fa, avrebbe potuto rappresentare tanto, sia per loro che per noi. Non sarebbe stato facile vincere, ma ci avremmo provato. Avremmo avuto di fronte una squadra diversa dall’andata. Più sulle gambe. Avremmo avuto certamente dei vantaggi, ma Juve-Inter è sempre una partita da tripla.

Non avremmo giocato davanti a nessun tifoso. Né nostro, né loro. Non una gran cosa. Ma non sarebbe stato altrettanto giusto giocare con i soli tifosi bianconeri in quel catino.

Avremmo potuto scrivere una pagina diversa. Fatta di sport e sportività, invece hanno perso l’ennesima occasione. Per redimersi. Per cercare di essere più “simpatici”, ma… non è una loro priorità. Per “loro” vincere è l’unica cosa che conta, il resto non vale niente. Non vale niente la sfida in sé, il pubblico o la salute della gente. Peccato. Un vero peccato.