Inter, tre punti fondamentali per la Champions

L’Inter sconfigge 3 a 1 il Frosinone e mantiene le distanze dalle inseguitrici Milan e Roma, in attesa del big match proprio contro i capitolini.

Frosinone 1 – Inter 3, risultato che rimanda a un punteggio rotondo e a una partita piuttosto tranquilla per i nerazzurri… sì, certo, per chi non l’ha vista e vissuta! Infatti al tifoso interista sembra sia impossibile concedere una serata di pace e serenità, tranne rarissime eccezioni. E la partita di ieri sera non è stata tra queste.

Anzi ieri i nostri beniamini ci hanno regalato anche l’ebrezza dell’illusione della tranquillità: primo tempo condotto con autorevolezza e chiuso con un secco 2 a 0 per noi, gol di testa di Nainggolan a chiudere una bella azione in velocità – perché a quanto pare se vogliamo possiamo anche farne – e raddoppio di Perisic dagli undici metri – rigore concesso per un evidente placcaggio di Skriniar sulla battuta di un calcio d’angolo. Ma poi l’arbitro, cattivo, ha insistito per farci giocare anche i secondi quarantacinque minuti.

L’Inter è scesa in campo alla ripresa in infradito e con quella tranquillità di chi si sente già la vittoria in tasca, e si è messa in attesa degli eventi, senza curarsi della necessità del Frosinone di rientrare in partita per tentare di racimolare qualche punto per la corsa salvezza. E infatti i ciociari piano piano, senza fare cose eclatanti, hanno iniziato a gestire di più il pallone e ad affacciarsi dalle parti di Handanovic, fin lì inoperoso. E proprio in uno di questi tentativi hanno trovato il gol dell’uno a due.

Ora io non mi risento se prendiamo un gol… capita, ci è capitato e ci capiterà ancora. Io mi arrabbio se vedo fior di professionisti calare immotivatamente nella prestazione individuale e di squadra e farsi costantemente sbeffeggiare da chiunque. Prendiamo l’azione del gol: quella era una situazione già risolta, Borja Valero intercetta, passa a Vecino e usciamo palla al piede. E invece no, perché Borja Valero interrompe l’azione, ma passa a Vecino una palla lentissima, tanto che il Frosinone riesce a intercettare e a liberare al tiro uno dei suoi, che tira in maniera non irresistibile, ma abbastanza da piegare le mani ad Handanovic. Ecco fatto, 2 a 1 e ansia a manetta per noi e adrenalina per loro che avranno pensato: “questi hanno regalato punti a tutti quest’anno: Cagliari, Bologna, due volte al Sassuolo, Chievo… non ce l’avranno mica solo con noi?” E quindi hanno iniziato a spingere di più, senza creare a dire il vero grandi pericoli – eccezion fatta per una punizione a fil di palo – ma preoccupando gli interisti, sia quelli in campo che quelli sugli spalti. Eh sì, perché un altro gollettino fortunoso per loro e ferale per noi poteva anche capitare, se non l’avessimo chiusa in fretta.

E di chiuderla sembrava proprio l’Inter non ne avesse grande voglia. Quanti sono stati i tentativi di contropiede abortiti sul nascere? Quanti gli errori di misura nell’ultimo passaggio o al tiro? Quell’occasione a metà tra Icardi e Politano è ancora lì senza un perché, con i due che vanno sulla stessa palla ostacolandosi a vicenda. Così come l’errore di testa a porta spalancata di Icardi, su cross di Keità, anche se bisogna dire a sua parziale discolpa che non era poi facilissimo colpire nel modo giusto quella palla, che era molto forte e leggermente indietro rispetto all’attaccante.

Poi finalmente, a recupero iniziato, abbiamo fatto tutto bene: palla recuperata, azione ben manovrata, Icardi che fa la cosa giusta in una partita che dire anonima è poco, servendo l’assist perfetto per Vecino che ha la freddezza di battere a rete. Baci, abbracci, fischio finale e tutti a casa felici.

Felici? Sì, felici per i tre punti che tengono a distanza Milan e Roma. Felici per la conferma di una difesa che funziona – Skriniar e De Vrji sempre siano lodati – e a cui dobbiamo il terzo posto. Felici per la prova di Nainggolan e per quella di D’ambrosio e perché alla fine Vecino la continua a mettere. Meno felici per il gioco che continua a latitare. Per l’infortunio di Borja Valero, che ci lascia in emergenza a centrocampo visto la contemporanea assenza di Brozovic. Per Perisic e non serve aggiungere altro. E stanchi per un giochino che ormai sta diventando trito e ritrito e che vede l’Inter non più come una squadra di calcio, ma più come un reality infinito. Il pallone del rigore lo avrà ceduto Icardi a Perisic, o il croato lo avrà strappato dalle mani dell’argentino? I compagni sembrano non servire Icardi, che sia perché lo odiano e quindi non gli danno una palla che sia una, o perché il nove è totalmente fuori forma dopo 40 giorni di inattività per il discusso infortunio? Niente frecciate di Spalletti: starà bene? O gli avranno chiuso la bocca? Parla Marotta: allora come le interpretiamo le sue parole? Arriva Conte, resta Spalletti, Icardi va, Icardi resta e Perisic che fa? E Dybala?

A questo ci avete ridotto. A guardare le partite e poi a analizzare sguardi, gesti, parole. Prima ci avete fatto diventare tutti ragionieri esperti di fair play finanziario, ora psicologi comportamentali. Basta, togliete i social, le interviste, tutto. Rivoglio la mia Inter, giocatori che giocano e non si fanno ripicche, e poter guardare una partita senza pensare ad altro.