Milan-Inter: Giampaolo sbaglia tutto, che batosta!

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Milan-Inter: un derby che finisce come nel peggiore degli incubi. Milan senza personalità cade subito dopo il primo vantaggio dell’Inter. Zero gioco e tanti errori, Giampaolo, ancora una volta sbaglia tutto.

Sarà perché è con il Milan che è nato il football a Milano.
Sarà perché chi è nato dopo non potrà mai essere prima di Noi.
Sarà perché siamo l’unico Diavolo che ama la Madunina.
Sarà perché siamo scesi all’inferno e ne siamo risaliti più forti e cattivi di prima.
Sarà perché in giro per il mondo c’è solo una bandiera.
Sarà perché li sovrastiamo sempre.
Sarà perché questa non è mai solo una partita.
Sarà perché il Derby è sacro.
Sarà perché bisogna crederci. Sempre.

Con questo presupposto è giusto iniziare il pezzo ricordando cosa significa tifare il Milan e cosa significa vivere un Derby. Con questo spirito infatti la Curva Sud mette in scena nel pre partita una coreografia mozzafiato che dovrebbe servire come incipit a dare il meglio in campo. Purtroppo però Milan-Inter è stata una storia senza lieto fine.

Milan-Inter: Giampaolo, il “maestro” che non sa insegnare

Giudicare un Derby non è mai facile. Da sempre una partita a sé, un match secco e diretto in cui può succedere qualsiasi cosa. Nell’esperienza genovese Giampaolo non aveva mai perso una stracittadina.
Dopo due vittorie agguantate per il rotto della cuffia i rossoneri sono chiamati alla prima grande prova d’esame e sono chiamati a dare non solo continuità ai risultati ma, soprattutto, a mostrare un’identità di gioco precisa.
Premesse completamente cestinate. Si può perdere un Milan-Inter, anche 2 a 0, ma non così.
Per il Milan e per Giampaolo purtroppo è stata una durissima lezione di calcio. La squadra ha subito l’avversario per quasi tutta la gara senza riuscire a reagire: Handanovic inoperoso è l’amara fotografia delle difficoltà dei rossoneri.
Donnarumma e i pali hanno permesso di contenere il risultato che poteva essere ben più doloroso.
Dopo 4 giornate il Milan non ha uno straccio di gioco e nemmeno una formazione e un modulo di riferimento. Inutile fare tanti giri di parole è chiaro che il principale responsabile di tutto questo è Giampaolo.

Enigma dei nuovi acquisti: perché non in campo?

Il mister con le sue scelte non riesce a dare certezze, anzi. Troppi giocatori sentono la mancanza di fiducia e in questo senso la gestione dei nuovi è emblematica.
Il Leao visto ieri sera sicuramente meritava più spazio di quello che gli è stato concesso finora (15 minuti prima di ieri). In una partita difficile, ha fatto vedere buone giocate e personalità: su di lui aveva ragione Boban, che era a dir poco perplesso, quando il portoghese stava fuori.
Non si capisce l’insistenza del tecnico sui vecchi: sappiamo ormai quello che possono dare, tanto vale buttare finalmente nella mischia i nuovi.
Perché Bennacer non viene più preso in considerazione? Reduce da una straordinaria Coppa d’Africa, ha giocato solo una volta da titolare, tra l’altro anche bene.

Invece di sfruttarne l’entusiasmo e il momento, Giampaolo gli ha tarpato le ali, preferendogli un impalpabile Biglia.
Il problema era la maturità tattica, per questo ho messo Biglia che si posiziona in una maniera diversa per questo tipo di partita, avendo tre attaccanti: per me Lucas ha fatto un grande derby”.
Così si è giustificato il mister nel post Milan-Inter e sono parole che sanno di presa in giro francamente.
Biglia sono anni che gioca col contagocce, gioca da fermo e rallenta la manovra. Io non sono di certo un allenatore che ha le competenze per giudicare, ma questa mi sembra una fattualità indiscutibile.

A proposito di lentezza altro punto da rivedere completamente sono i terzini. Chiamato alla partita della vita Conti ha deluso in pieno.

Rodriguez: un giocatore che i tifosi non vogliono più in campo

Ma la nota dolente è Rodriguez. Anche lui sempre difeso a spada tratta dall’allenatore. Lento, macchinoso, bloccato, pronti via e dopo due minuti stava già servendo sul piatto d’argento ai cugini il vantaggio.
Motivo per cui Theo Hernandez è un altro da cui ripartire: la sua spinta sulla sinistra è un’arma alla quale non si può più rinunciare. Senza dubbio il più pericoloso trai i rossoneri. Un terzino ragazzi, il che dice tutto.
Ha sei marce in più rispetto a Rodriguez: corre e spinge come un treno su quella fascia.
Ora sorge spontaneo chiedersi: l’ex Real Madrid era già recuperato dalla trasferta di Verona perché non schierarlo titolare nel derby? Non ha i novanta minuti?
Quando non ne ha più lo sostituisci. Sai che su quella fascia c’è D’Ambrosio e quindi puoi creare più pericoli, perché invece di buttare nella mischia un terzino di spinta ti affidi di nuovo a un terzino lento e bloccato.

Milan: questione di testa

Nel frattempo è stata rovinata anche la fantasia dei tifosi, che in periodi come questo, si aggrappano al nuovo, nel quale vedono un motivo di speranza, una possibilità di svoltare rispetto alle difficoltà degli ultimi anni. Scontentata anche la società.
Non è stata una campagna acquisti faraonica, ma sono stati investiti tanti soldi: assolutamente comprensibile il malumore di Boban e Maldini, che oggi vedono sconfessate le proprie scelte dal loro stesso allenatore.

Problema Paquetà?

E poi c’è il capitolo Paquetà: vederlo in panchina nel derby è un delitto del calcio. Le frequenti critiche pubbliche del tecnico al brasiliano di certo non aiutano il ragazzo, che quando scende in campo lo fa senza sentire la giusta fiducia. Anzi. La sensazione è che a Giampaolo il 22enne ex Flamengo non piaccia e che rischi di scivolare nelle gerarchie diventando soltanto un’alternativa ai titolari. Sarebbe un gran peccato, non solo dal punto di vista sportivo, ma anche da quello economico: Paquetà è il giocatore di questa rosa che è costato di più e che ha più qualità.
Boban e Maldini intervengano prima che sia troppo tardi, sperando che il carattere particolare dell’allenatore scenda a miti consigli e che a Torino possa scendere in campo decisamente un altro Milan.

Giampaolo a rischio esonero?

Giampaolo già sulla gogna? Difficile giudicare un allenatore dopo poco tempo. La luce dei fatti mostra però una squadra completamente senza identità e idee in cui il mister invece che lanciare i nuovi acquisti, gli unici in grado di dare una scossa, si affida continuamente a una vecchia guardia che non ha più ormai nulla da dare alla causa. E i risultati infatti parlano chiaro. La cosa che allarma di più è aver visto un Milan-Inter in cui chi era in campo non ci ha messo l’anima.

Poco importa l’organico dell’Inter superiore sulla carta ma non imbattibile (vedi la partita con lo Slavia Praga). Ciò che fa male è non aver visto la grinta di buttarsi su tutte le palle, del voler arrivarci per prima senza tirare indietro la gamba, lo scatto furioso per recuperare un pallone, lo stacco di testa per sovrastare l’avversario e così via dicendo.

Se già in campo l’allenatore non è in grado di dare un gioco e un’identità precisa rammarica ulteriormente un atteggiamento passivo quasi indebolito. In una partita come il Derby dove invece il cuore andrebbe buttato dopo l’ostacolo prima di ogni cosa.
L’unico auspicio è che questa batosta abbia fatto suonare la sveglia nella testa dei giocatori e soprattutto dell’allenatore. Tra pochi giorni si tornerà subito in campo, pregando di dimenticare al più presto quest’ennesima delusione di inizio stagione.

ACMilan