MotoGP, nuova sinfonia di Marquez a Le Mans

Marc Marquez vince a Le Mans e allunga in classifica generale. Bene le Ducati, solite difficoltà per le Yamaha e Lorenzo

A cura di Carlo Fedele

Il circuito Bugatti di Le Mans già nel nome racchiude un grande fascino, anche se non è quello su cui si corre la leggendaria 24 ore.

Il circuito non è certo di quelli che mette a dura prova i freni, come potrebbe essere invece il Castellet, dal momento che i piloti non sono costretti a effettuare staccate da capelli dritti in testa. Ma è comunque un tracciato misto non facilissimo per la messa a punto delle moto, perché qui vince chi trova il miglior bilanciamento. Chi riesce a trovare il giusto compromesso tra la potenza scaricata al suolo e la percorrenza in curva. Se aggiungiamo la giusta dose di manico, ecco che abbiamo disegnato il perfetto vincitore di oggi: Marc Marquez. Moto equilibratissima, giusta quantità di potenza da non dover soffrire lo strapotere delle Ducati ed il manico che certamente non si scopre oggi.

La vittoria di Marquez, scontata, ma non scontatissima alla partenza, non è stata proprio una passeggiata. Miller gli ha dato filo da torcere con una Ducati Pramac che ha stupito un po’ tutti; anche se veniva da eccellenti qualifiche e che ha dovuto cedere alle due “ufficiali” solo nel finale, ma a quel punto lo spagnolo se n’era già andato.

Qui Ducati

La gara era in bilico tra bagnato e asciutto, cosa che come sempre crea preoccupazioni e grandi dubbi nelle scelte che i vari team devono fare. È in queste condizioni incerte che le squadre si giocano vittorie o piazzamenti, prestazioni da incorniciare o figuracce indimenticabili. Pramac però è stata in grado di dare a Miller una moto ben equilibrata che solo le gomme, un po’ provate dalla battaglia con Marquez, hanno fatto scivolare in quarta posizione.

Invece a Le Mans le Ducati ufficiali hanno si tenuto per un po’, ma hanno trovato più “conveniente” scontrarsi tra di loro perché, evidentemente, non erano in grado di contrastare Marquez. Poco diplomatico il Dovi, alla fine, in cui velando le sue affermazioni con una “gentilezza” un po’ ipocrita ha prima fatto i complimenti a Petrucci per poi dargli del matto. Diciamo che Dovi forse non aveva la moto a punto e che Petrucci forse aveva anche ordini di scuderia per cui quando avrebbe potuto attaccare con veemenza, si è trattenuto.

Non è solito Dovi fare polemichine di questo tipo, preoccupandosi perfino del contratto del suo compagno, e ci si chiede quindi il perché di questa tensione. Forse perché per tenere in curva la sua moto ai box hanno dovuto tagliargli un po’ troppa potenza da dover fare fatica persino a superare la Yamaha di Rossi? Mah, forse non avremo mai una risposta a questa domanda.

Qui Rossi

Rossi ha fatto il suo a Le Mans, tenendo conto dell’età, delle difficoltà legate alla variabilità del tempo e che comunque tutti hanno avuto e soprattutto al fatto che la sua M1 sarebbe decisamente più competitiva se avesse quella ventina di cavalli in più per evitare di dover trasformare ogni curva in una staccata alla morte, pesino in un circuito come questo. Ha comunque portato al traguardo la migliore Yamaha del lotto.

Comunque, viste le qualifiche e le difficoltà notevoli avute da Rossi al punto di doversi giocare la lotteria della slick sul bagnato nella Q1 per cercare una linea di partenza un po’ avanzata, diciamo che non è andata malissimo. Ma resta il drammatico vuoto che il motociclismo italiano è riuscito a creare dietro Valentino, se ancora oggi siamo qui a trepidare per un quarantenne impeperonato quanto si vuole, ma sempre quarantenne. E questa è la prima, anche se ormai scontata, risposta che il GP di Francia ha, più che dato, ribadito per l’ennesima volta.

Qui Honda

L’altra risposta è che Honda e Marquez sono già avviati a vincere l’ennesimo titolo e che, a meno di miracoli, solo lo spagnolo ed il suo cervello, direttamente collegato ad un interruttore che si spegne quando abbassa la visiera del casco, lo possono perdere.

La terza risposta significativa di questo Gp è che Lorenzo, se ancora ci fosse qualche dubbio, è un signor pilota, ma certamente non quel “fulmine di guerra” che in molti hanno voluto vedere negli anni passati. Schiacciato più che dagli avversari, dall’ansia di ripercorrere lo stesso sentiero di Rossi, non avendone né le qualità di pilota, né di comunicatore e tanto meno la simpatia (anche gli spagnoli non è che stravedano per lui), si trova oggi a dover subire umiliazioni pesantissime, incassando sempre almeno dieci posizioni di distanza dal suo compagno di squadra che vince e convince, come sempre. Se fino allo scorso anno si diceva che doveva adeguarsi alla moto nuova, oggi siamo punto e a capo.

Con una differenza, però: la Honda è tra le moto della MotoGp la più facile di tutte da guidare, a detta di tutti coloro che si sono cimentati sia sulle macchine di Saitama, sede della HRC, che sulle altre. La sensazione è molto forte che la parabola discendente di Lorenzo sia cominciata già da quel tristissimo Gp di Malesia del 2015.

Quarta risposta dalla gara di Le Mans: la Honda forse non è sempre la migliore moto del lotto, ma Honda+Marquez è il pacchetto migliore. E questo gli va riconosciuto assolutamente.

Qui cantera spagnola

Ultima risposta data dall’intera tornata di gare di oggi è che gli spagnoli sono ancora fortissimi, sia in Moto3, che in Moto2, che in MotoGp e non si vede come si possa detronizzarli. Un movimento che sembra avere infinite risorse e che sforna continuamente nuovi campioncini, vedi Canet, leader del Campionato Moto3, o il redivivo Alex Marquez, fratello meno bravo e quindi meno famoso di Marc, che sembra vivere finalmente una stagione buona in Moto2. Ma loro sono soltanto due di mille. Per gli italiani o gli inglesi l’orizzonte è buio.

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