Napoli-Liverpool: una vittoria stile Ancelotti

Napoli-Liverpool: grande esordio per gli azzurri che con una prestazione sontuosa e superlativa superano (anche se soltanto nel finale) i campioni d’Europa

Cronaca della partita 

La partita nel primo tempo si è giocata subito con un ritmo abbastanza vivace, con continui capovolgimenti di fronte. Pronti via e Fabian Ruiz prima di destro, poi di sinistro impegna severamente Adrian, Lozano spinge in rete di testa, ma l’arbitro annulla per fuorigioco. Qualche errore in fase di impostazione e in fase di costruzione dell’azione che non creano particolari problemi. Una piccola sbavatura di Fabian Ruiz non crea particolare scompiglio, ma alza il nervosismo della tifoseria.

Ma al 20′ una palla persa troppo superficialmente da Insigne, innesca il contropiede dei velocisti del Liverpool, Mané arriva al tiro, ma Meret si supera, da portiere esperto e navigato, nonostante la giovanissima età.

Le due squadre ribattono colpo su colpo, Mario Rui riesce ad arginare le discese di Salah e, perfino, un uno contro due, con di fronte lo stesso Egiziano e Manè. Nel finale del primo tempo, Firmino, sugli sviluppi di un calcio d’angolo colpisce di testa, con la difesa azzurra immobile completamente, ma la palla si spegne, di un soffio fuori.

Secondo tempo: i fenomeni Meret e Mertens

Nel secondo tempo, all’inizio della ripresa delle ostilità, pronti via e il Napoli sfiora il clamoroso vantaggio.

Mario Rui, in una serata di grazia, mette un precisissimo cross dalla sinistra e la palla supera l’insuperabile Van Dijk. Mertens, nonostante la statura, non propriamente di un gigante, impatta di testa e costringe Adrian ad un intervento importante. La palla va in calcio d’angolo.

Da questo momento sale in cattedra Meret: al 65′ minuto fa un grandissimo intervento su Salah, dopo un pasticcio di Manolas; cinque minuti dopo, blocca a terra un tiro di Manè, liberato da un’imbucata di Firmino.

Nel Napoli entrano Llorente e Zielinski per Lozano e Insigne. Allan si accascia a terra dolorante, in preda ai crampi, ma prova a stringere i denti, sotto gli occhi di uno scalpitante Elmas. Il macedone attenderà soltanto 4 minuti prima di entrare, visto che Allan, alla fine, stremato e con i continui crampi, è costretto a lasciare il campo.

All’ 80′ minuto, accade quello che non t’aspetti: su un cambio di gioco, Callejon riceve palla, si imbuca in area di rigore e tende un tranello a Robertson. Il difensore dei reds abbocca all’amo tesogli dallo spagnolo, lo sbilancia con l’anca e l’arbitro Brych indica il dischetto.

Dagli undici metri si presenta il belga Dries Mertens che, nonostante l’intuizione di Adrian, sblocca il match, siglando il suo 113° centro personale in maglia azzurra, portandosi a meno due da un certo Maradona, e a meno otto dallo slovacco Marek Hamsik. Vale a dire da due pezzi (forse i più importanti) della storia azzurra.

Il Napoli, dopo il vantaggio, addormenta il gioco. Nel finale, lo spagnolo Fernando Llorente raddoppia, approfittando di un retropassaggio (un pò troppo) superficiale di Alexander-Arnold.

Una vittoria marchio Ancelotti

Il punto focale di questi tre punti è la vittoria, non il gioco, stile Ancelotti. Gli azzurri non hanno giocato, come sanno fare. Palla a terra, rapida e cambi campo con inserimenti dei centrocampisti. In alcune circostanze sono stati corti e hanno giocato senza mai perdere le distanze. Proprio in questa chiave si legge ciò che è Ancelotti.

Un tecnico pragmatico, che sa gestire certe sfide e sa quando si possono vincere certe partite. Soprattutto queste serate. Uomo da Champions, uomo che sa trasmettere tranquillità e insegnare ai proprio giocatori a rinunciare a qualcosa. Eh, quel qualcosa si chiama “propria personalità”.

Il Napoli tutto attacco e pressing alto ha lasciato il posto a una squadra quadrata, compatta e lucida. Astuta e cinica. A tal punto che i campioni d’Europa ci sono cascati, eccome.

Ma una squadra o compagine così è l’esempio di una maturità internazionale. Squadra che sa controllare l’avversario (con il prezioso aiuto di Meret) , non lo teme e sa che può batterlo.

Questo è quel valore internazionale che Ancelotti poteva e può dare a questo club. Una squadra che sa esser bella o brutta, vivace o sorniona, attenta o distratta, ma che sa vincere e non teme più l’avversario nazionale o internazionale. 

Napoli-Liverpool di martedì sera rappresenta questo step o questo passo importante. Il Napoli che gira per campi europei da anni non è più una provinciale! Può diventare un top club, o almeno, gli indizi lasciano ben pensare che sia così!