Nottingham Forest: una passione più forte dello scorrere del tempo

Il Nottingham Forest è un club che ha fatto la storia. Il suo nome è dato dal fatto che la squadra si allenava nei pressi dell’ippodromo, posto all’interno di un centro ricreativo confinante con la foresta di Sherwood. Parliamo della terza squadra di calcio professionistico più antica del mondo, dopo Notts County e Stoke City, dato che è stata fondata nel 1865.

Soprattutto, però, il Nottingham è l’unica società professionistica ad aver vinto più Champions League (due) che scudetti (uno). Purtroppo per i suoi tifosi, è anche l’unica ad aver vinto la Coppa dalle grandi orecchie, ad essere retrocessa fino alla terza divisione della propria federazione nazionale. Attualmente si trova al settimo posto della Championship inglese. La squadra manca dal massimo campionato dal 1996-97. Gli antichi fasti sono ormai lontani, ma il tifo dei suoi tifosi rimane uno degli esempi più belli di sportività.

La Garibaldi

“They’re not fit to wear the Garibaldi”. Tradotto in italiano: “Non sono degni di indossare la Garibaldi”. Questa è l’espressione che spesso usano i tifosi del Nottingham come protesta verso le prestazioni della squadra. Il legame tra l’ “eroe dei due mondi” è la squadra inglese è presente fin dallo Statuto del club. I 15 membri del comitato fondatore, nel lontano 1865 stabilirono all’unanimità, che il colore della maglia dovesse essere “rosso Garibaldi”. Perchè? Stando a quanto ci racconta Roger Bromley, docente emerito di sociologia all’università di Nottingham, nel 1864, Giuseppe Garibaldi sbarcò in Inghilterra e ovunque fu accolto e acclamato da folle costituite dalla piccola e media borghesia, che nei valori dell’eroe italiano si riconoscevano. Tra questi sostenitori vi erano anche i futuri padri fondatori del Nottingham.

A Garibaldi è dedicata anche la sala conferenze (Garibaldi Room) del club, dove l’allenatore e i calciatori incontrano la stampa, e un gioco a premi, il Garibaldi Golden Goal Gamble, che coinvolge i tifosi allo stadio durante le partite in cui il Nottingham gioca in casa.

Il mito Clough

Brian Clough per il Nottingham Forest è una leggenda. Al tecnico inglese è anche dedicata una statua in bronzo. Il legame tra il tecnico e il club iniziò il Il 6 gennaio 1975, dopo la sconfitta casalinga per 0-2 contro i rivali del Notts County. Clough riuscì a convincere la dirigenza del Forest ad assumerlo al posto del manager Allan Brown. Da quel momento arrivò una scalata irripetibile in 4 anni. Il Nottigham nella stagione 1976-77 fu promosso in First Division (l’attuale Premier), nel 1977-78 vinse il titolo e nel 1978-79 e 1979-80 si aggiudicò due Coppe Campioni. Il tutto condito da una League Cup, una Community Shields ed una Supercoppa Europea. Clough negli anni successivi portò a casa altre tre League Cup, ma non riuscì mai più a raggiungere quelle vette. I 18 anni di Brian Clough sulla panchina del Forest finirono nel maggio del 1993, quando la squadra retrocedette dalla nuova Premier League, dopo ben 16 stagioni nella massima serie.

Più spazio ai tifosi

Il Nottingham Forest è stato protagonista indiretto della tragedia di Hillsborough. Il 15 aprile 1989, allo stadio di Sheffield, infatti, in campo c’erano il Liverpool e la squadra di Clough per la semifinale di FA Cup. La pessima gestione dell’evento da parte delle autorità causò 96 morti. Fu da questa tragedia che partì la riforma del calcio inglese. Dopo questa riforma, il Nottingham, con Newcastle e Bristol City, è stato anche il primo club, che ha creato spazi appositi, all’interno dello stadio di casa, nel quale è consentito alzarsi in piedi e cantare liberamente, senza rischiare di essere prontamente reguarditi dallo steward di turno. In Inghilterra, infatti, dopo la tragedia del 1989, sono state abolite le curve e sulle gradinate non ci sono gruppi organizzati. Esistono solo tribune controllate da personale addetto. Ecco perchè l’iniziativa ha rappresentato una vera novità. Un altro modo del Nottingham per scrivere l storia.