Porto-Roma: fin troppo guardinghi, troppo spreconi

Fin troppo guardinghi, poi troppo spreconi. La Roma, e con Lei, Noi usciamo da questa Champions per poca convinzione e tanta paura.

Porto-Roma 3-1: quei maledetti errori in difesa

karsdorp e Florenzi

Forse Di Francesco (ormai ex allenatore dei giallorossi) s’è pentito troppo tardi o forse sarebbe andata allo stesso modo. Certo che il cambio Karsdorp – Florenzi era il segno di un destino avverso. L’olandese troppo incapace di controllare i giochi di gambe e la velcoità di Corona; il bello de’ nonna più abile a frenare il giocoliere, bravo a eseguire tre diagonali preziose in mezzo all’area di rigore, ma, ahimè dannato all’eternità. Eh sì, perché i tempi cambiano e con il VAR certe sciocchezze (se poi accentuate dai giocatori) non devi commetterle. Non sei più in Primavera o nel calcio del 2010. Ora le telecamere vedono, scrutano e se l’arbitro la va a vadere al monitor, nessuno te lo nega quel rigore. E così, Tu, già in polemica con mezza curva sud, ti ritrovi dal ragzzino che correva ad abbracciare sua nonna al viziatello, che l’ha fatta grossa. Purtroppo bella grossa.

Una squadra troppo rinunciataria

I tempi sono mutati, va bene. L’Italia non va più in giro a predicare e diffondere calcio. Però, se in una competizione come la Champions League ti arrocchi sui tuoi 20 metri, prima o poi il goal lo prendi. Il Port è una squadra maledettamente difficile: corta, fallosa, fisica, veloce e cinica. Sotto porta poche volte sbagliano i biancoblù.

Di Francesco imposta la sfida all’italiana: conteniamo le sfuriate di Tellez e Corona e ripartiamo. Però devi anche ripartire, se no il contropiede non lo fai. La Roma della prima mezz’ora è quella del derby: rinunciataria, difensivista e alle corde. E il pugno arriva con un’azione, dove Kardsdorp (fra i peggiori in campo) e Manolas lasciano una spazio piccolo, piccolo al laterale sinistro, palla al centro e Tiquinho ci impiega un secondo. Fra l’altro tutto era iniziato da uno sciagurato colpo di sonno di Manolas, eroe di coppe europee.

Il Porto prova a spingere a birra, perché sente che il 2-0 è possibile, ma Olsen fa buona guardia. La spinta dei padroni di casa non si ferma e la Roma sembra non reagire.

Un uomo di cuore e polso: capitan DR16

Però Perotti, finora con un debito di riscatto verso la Roma, ieri sera sentiva la gamba giusta e così si incunea in area. Ingenuo Militao che ci casca e l’arbitro assegna il rigore. Ci va capitan De Rossi. Capisce che alla squadra serve il proprio leader. E Daniele dai 16 metri non sbaglia: calma plateale e spiazzamento di Casillas. La Roma si sente di nuovo viva, prova a farsi vedere ancora in attacco, ma non punge per niente.

L’erroraccio di karsdorp

Come spesso accade, quando esce De Rossi (fuori per infortunio) , la squadra perde la bussola e gira a vuoto. Come fa Karsdorp che si fa completamente uccellare dai giochetti di Corona e gli consente di servire in mezzo all’area una palla fulminea. Malinteso Jesus-Marcano sulla zona di competenza e Mariga piazza il piattone che sfondala porta.



 

Una partita equilibrata

Da qui inizia una nuova sfida. La Roma resta guardinga, gioca sui campanili di Dzeko, gli inserimenti di Zaniolo e Perotti. Casillas non è quasi mai impegnato, mentre Olsen è chiamato a due interventi di non facilissima interpretazione. Sopratutto quello sull’ennesimo svarione difensivo che consente a Brahimi di colpire a colpo sicuro.

I nuovi entrati Florenzi, Cristante, Pellegrini hano benzina da vendere e riescono a controllare il Porto fino allo scadere.

Supplementari: Dzeko e il suo non esser leader

Troppo facile segnare con il Frosinone. Ma ieri sera? Di lui si ricorda solo la sceneggiata, con tanto di simulazione, nel testa a testa contro Pepe. Poi nulla, fino a quei due palloni sotto rete, che capitano proprio nel secondo del supplementare. E lì, con i padroni di casa, ormai stanchi, non puoi sbagliarne due su due così. Prima il dribbling in area e il calcio alle stelle. Che se ti chiami Dzeko non puoi calciare così. E poi il pallonetto con fin troppa troppa grazia. Infatti la palla non entra per eccessiva lentezza. Non sei a una sfilata di estetica del calcio. Così proprio il tuo odiato Pepe, con una corsa da centrometrista la va a prendere.

L’erroraccio di Florenzi

E poi accade che la vecchia legge del calcio si riflette allo staio Dragao. Sbagli due reti, gli altri no. Cross rasoterra di Maxi Pereira, la palla passa in mezzo a mille gambe, ma Florenzi per controllare Fernando, tira la maglia. Poco, ma quel tanto che basta per richiedere l’intervento del VAR. E infatti l’arbitro non può non assegnare, al giorno d’oggi, quel rigore. Tellez è deciso dal dischetto e spiazza Olsen.

Il dubbio finale

Certo, quando il fato poi ti è avverso, non è che poi puoi farci molto. Perché quel contatto Shick e il difensore del Porto c’è stato. Il VAR fiel review dice di NO. Il dubbio resta, ma stavolta, a differenza di quella sera di maggio, non è stato certo l’arbitraggioa condannare la squadra giallorossa.

Peccato, perché all’andata era andata diversamente

Resta l’amarezza per una stagione di mezze delusioni, quando, invece, c’era la possibilità di fare ottime cose. Dopo la magnifica prestazione dell’andata, con la doppietta europea di Zaniolo, tutto è stato sprecato.

Anche il trampolino di lancio europeo si ferma a questa partita, che nei suoi 120′ minuti mette in luce tutto di questa annata maldestra: poca concentrazione, carattere, rissosità e poca incisività.

Con un Dzeko a metà fra quello del primo anno e quello del secondo. A volte intelligente, potente e decisivo. Altre spaccone, simulatore e sprecone. Un centrocampo giovane, promettente, ma troppo statico. Chi si fa vedere in fase offensiva? Chi prende le giuste misure al centrocampo avversario? Chi gioca palla a terra? La freschezza di Zaniolo o El Shaarawy a volte se non supportata non serve a niente.

E la difesa? Fra il rientrante e inadeguato Karsdorp, Florenzi che batte cassa, ma non batte il proprio dirimpettaio, Jesus e Marcano che sono limitatissimi e Manolas e Fazio, a volte perfetti, altre volti insufficienti. Come fai a non prender goal; a non aver paura delle sortite di Corona e Telles; a sentirti sicuro, se a volte non sai che fare della palla.

Di Francesco? Ormai l’ex allenatore sicuramente non aveva quello Strootman che lo scorso costitutiva solidità e una preziosa cintura di protezione. Aveva creato una squadra poco coperta, ma talmente pazza che aveva fatto mattire perfino il Barcellona! Ora sembra tutto un ricordi di dieci anni fa in questo calcio così veloce e numerico. E i dati dicono che la Roma ha quasi steccato tutta la sua stagione.

Ieri, l’ennesima batosta statistica (l’ennesimo ko contro una squadra di pari valore), non ha salvato più nessuno. Ora Eusebio se n’è andato, si dia avvio al processo.

Si ricomincia con qualcun’altro. Sarà sempre e solo Forza ROMA