Quintavalla (procuratore): come si diventa campioni professionisti? Attenzione mentale, fisica e alimentare

Intervista Quintavalla

In esclusiva per Tifoblog abbiamo intervistato il procuratore e agente FIFA Andrea Quintavalla.

Con lui abbiamo parlato di calcio giovanile, della Nazionale e di fallimenti societari. Un consiglio su tutti: “I giovani devono vivere il successo con la testa“.

Andrea Quintavalla: come si gestiscono le giovani promesse?

Andrea Quintavalla gestisce con professionalità e grandi capacità un parco di giocatori molto giovani: dai ’95 ai 2001. Il suo staff offre ai giocatori assistenza assicurativa, fiscale, avvocatizia e di cura dell’immagine. Ex procuratore di Obinna, con lui abbiamo avuto l’occasione di conoscere più da vicino il mondo professionistico giovanile. Come si tutela un campioncino, come lo si aiuta a inserirsi e che ruolo ha la famiglia in tutto questo?

Andrea quali giocatori ci sono di spiccato interesse fra i ’95 e i 2001 oggi?

Ovviamente non posso fare nomi, per via del mio lavoro, però posso sicuramente dire che molti profili interessanti sono presenti anche fra le serie “inferiori”. Nei dilettanti, per esempio, c’è un centrocampista che ha solo 6 presenze in campo, ma è di grande talento. Gioca nel Caravaggio, posso dirti solo questo.

La nuova riforma recente ha fatto sì che i ’99, 2000 e 2001 devono essere presenti per forza in campo, almeno in buon numero. Questo incentiva e migliora la qualità del nostro calcio giovanile.

Ma come si diventa campioni professionisti? Quintavalla ne è sicuro: “Con la testa”

Certo, è comprensibile che tu non possa fare nomi, ci mancherebbe altro. Ma c’è un suggerimento che daresti a un ragazzino che voglia diventar campione?

Ai giovani dico: sbagliare il più possibile e quanto prima. Poi si impara dagli errori. Altra cosa fondamentale: non ci sia solo il calcio nella testa! In primis, e lo ripeto sempre anche ai miei assistiti, la scuola! Mai tralasciarla! Perché è importantissima. Se per caso, non ce la fai a sfondare, dopo cosa ti ritrovi a fare nella vita?

Certo se a 17 o 18 anni le qualità ci sono, nessuno vieta al ragazzo di pensare in grande, ma bisogna anche costruirsi un futuro diverso da quello calcistico. Cosa poi fondamentale: non si pensi di diventar campione, senza il giusto equilibrio mentale, fisico e alimentare. Sono sacrifici, che si devono fare. Quando i coetanei ti chiamano per fare serata al venerdì o al sabato sera, devi saper rinunciare. Purtroppo il sacrificio è necessario se si vuole diventare giocatori professionisti.

Esatto, penso che sia come dici tu. Ma al giorno d’oggi, come si gestisce un ragazzo? Penso ai social, per esempio, quanta difficoltà creano a chi ha sotto contratto un professionista? Prendiamo l’esempio di un Nainggolan o di un Aubameyang?

Innanzitutto quando un professionista firma un contratto, i profili social vengono gestiti da agenzie social-media. C’è poi da aggiungere che oggi come oggi i profili poi possono anche essere hackerati e quindi bisogna vedere se il post o la foto sono del giocatore o sono finti. Infine, se qualcuno va fuori dagli schemi, si cerca di capire il perché. In questo triangolo fra calcio, società e procuratore un ruolo d’onore va riservato alla famiglia.

Ecco, appunto, quanto è importante quest’ultima?

Importantissima! La famiglia è quella che aiuta il giovane a controllarsi emotivamente durante il suo successo. Io stesso quando gestisco un giovane calciatore, come prima cosa cerco subito un ottimo rapporto con la sua famiglia. A quell’età, la guida famigliare è quasi più necessaria ed essenziale di un contratto o di un rapporto con la società di calcio.

Risultato Italia Under21: il perché di un fallimento?

Eppure, nonostante, come dicevi prima, abbiamo talenti nascosti anche nelle serie minori, questa Under 21 delude sempre. Come mai le altre Under riescono a fare delle prestazioni più positive?

Ma, c’è da dire che l’Under 20, per esempio, ha fatto un bel mondiale, perché molti ragazzi non sono titolarissimi in serie A e hanno energie da spendere per farsi conoscere. Questo è un fattore importante. Mentre, secondo me, nell’Under 21 troppi giovani talenti hanno fatto il salto di categoria, passando alla Nazionale maggiore. Questo mentalmente comporta un salto mentale non da poco. Alcuni ragazzi si sentono già arrivati e la stampa e i media li esaltano troppo. La Federazione deve fare qualcosa in più e tutelare maggiormente i ragazzi dalle voci di mercato e dalla risonanza mediatica.

A quell’età, come dicevo prima, bisogna avere un controllo forte di se stessi: non volare troppo, nè sentirsi prime donne. Quelli come Zaniolo e Kean, giusto per far due nomi, sono caduti in questo tranello. Tutto, troppo, velocemente…Poi il biennio di Di Biagio non ha portato chissà quali novità consistenti e poi una serie di fattori fra turnover e stanchezza hanno inciso.

Ma a proposito di professionisti del futuro e di percorsi legali, come possiamo giudicare le vicende recenti di Palermo e Bari?

Anche se spiace per piazze come Bari e Palermo, ma oggi è giusto tenere il pugno duro in certe situazioni. Meglio azzerare i debiti e ripartire, come ha fatto il Parma. A mio avviso è meglio che si trovino più casi di questo tipo (se purtroppo esistono), anziché far finta di niente. In tal modo si possono risistemare i bilanci e risanare le società. 

Che poi, fra l’altro, noi vediamo la punta dell’iceberg e pensiamo al valore storico delle società, ma chi pensa ai dipendenti e al rischio di disoccupazione che hanno? Meglio non prendere in giro nessuno e meglio così: nessun campionato falsificato.

Come dirgli torto. Siamo sempre tutti lì a pensare agli stadi, al blasone delle squadre e al loro futuro, ma mai nessuno che pensi ai dipendenti meno conosciuti e meno tutelati di queste società. 

Grazie mille per questa preziosa intervista

Grazie a te e a Tifoblog, a presto