Stipendi: la Juve ci dà un taglio, ma tutto Il calcio ha bisogno di aiuto

Il taglio degli stipendi concordato tra i calciatori della Juventus e il club produrrà un risparmio di 90 milioni di Euro per la società. Ma questo mondo che sembra dorato, come il resto del Paese, non deve essere abbandonato.

Juventus taglio stipendi: tutti i dettagli dell’accordo

Con la nota pubblicata sul proprio sito ufficiale il 23 marzo 2020 alle 19:30 la Juventus comunica che ha raggiunto l’accordo con i calciatori e l’allenatore della prima squadra per la riduzione degli stipendi. Secondo l’accordo il taglio degli stipendi consisterà nella rinuncia delle mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno. Un accordo da rivedere nel caso le attività sportive riprendessero in questa stagione. Il taglio degli stipendi prefigura un impatto positivo massimo di 90 milioni di Euro sul bilancio della stagione in corso.
Si parla di impatto positivo massimo, perché questo avverrebbe solo nel caso la stagione non ripartisse. In sostanza i giocatori non sono pagati nel periodo in cui non lavorano.

Come sempre la Juventus è destinata ad arrivare prima in tutto. Prima in campionato, prima a denunciare un caso di CoViD-19 tra le proprie fila, prima a decidere il taglio degli stipendi con i propri tesserati.

Una decisione che i calciatori, guidati dal Capitano Giorgio Chiellini, hanno concordato in coerenza con ciò che sta avvenendo in tutta Europa, ma soprattutto in Italia. Anche nel “mondo dorato” del pallone, come in tutti gli altri settori, la crisi dovuta all’epidemia del nuovo coronavirus segnerà il proprio impatto economico sui bilanci delle aziende. Ed è per questo che la scelta dei calciatori della Juventus è lodevole ed ha tanti significati.

Taglio stipendi Juve: una squadra, un popolo!

Non sono diversi dagli altri. Non sono intoccabili. I calciatori della Juve, insieme al loro allenatore, che hanno deciso di ridursi lo stipendio danno un segnale forte. Dicono a tutti gli italiani che bisognerà fare delle rinunce e bisognerà soffrire, che non potrà essere tutto come prima, che bisogna essere pronti. Ma danno anche un buon esempio, andando incontro alla Società che gli ha permesso di sottoscrivere contratti importanti e di avere fama e successo e che adesso, senza partite, si trova in difficoltà economica.
Un ragionamento nel quale si rispecchiano molti tifosi: bisogna dare una mano, fare sacrifici, accontentarsi e rinunciare a qualcosa, per ripartire. Molte persone saranno in cassa integrazione e dovranno rinunciare a parte dello stipendio. Molti professionisti dovranno subire delle perdite sul fatturato. Tantissimi dovranno rinunciare alle ferie estive per recuperare il tempo perso in questo periodo. I calciatori della Juventus, con questo gesto, si mostrano più “normali”. Scendono dal piedistallo della fama e della ricchezza, dall’opulenza di uno sport che esagera i guadagni, e rinunciano, come tutti dovremo rinunciare a qualcosa.
Stipendi milionari, sì, ma nulla è scontato
Sembrerebbe facile a dirsi. Certamente questi campioni non avranno problemi a sbarcare il lunario. È altrettanto vero, però, che trovandosi nel diritto di ricevere tanti soldi non è così scontato decidere di rinunciarvi. Come in molti pensano che i calciatori siano ricchi, e sia facile per loro rinunciare al denaro, gli stessi calciatori possono pensare che la Juventus sia ricca, e che non debba aver bisogno delle loro rinunce agli stipendi. Potrebbero pensare che sia sufficiente quanto già fanno in forma privata e ognuno coi propri soldi è libero di decidere cosa fare.
La risposta dei calciatori, invece, è stata compatta e giusta. Rinunciare a qualcosa per restituire, in questo momento di difficoltà, parte di quello che hanno ricevuto a chi li ha resi grandi.

A quanto rinunciano i giocatori della Juve con il taglio?

E l’entità della potenziale rinuncia non è banale, in quanto si va dai circa 100.000 Euro netti di Pinsoglio agli oltre 10 milioni di Euro netti ai quali rinuncerebbe Cristiano Ronaldo.
Aiuto alla Società, ma non solo.
Quando sopra riguarda la collaborazione dei calciatori della Juventus verso la propria Società e, indirettamente, verso il sistema. Non si deve dimenticare, altresì, che l’impegno dei calciatori è stato profuso anche attraverso le innumerevoli iniziative private verso ospedali e protezione civile. Anche qui si tratta di cifre molto alte. A partire dai 10 milioni di Euro donati dalla famiglia Agnelli, seguendo con le innumerevoli donazioni dei calciatori stranieri verso gli enti del proprio Paese di origine, e per finire con le donazioni degli italiani. Ronaldo, Bonucci, Chiellini, Rugani e tanti altri. E ancora altri che hanno preferito una forma anonima.
E anche la Società Juventus ha dato il suo contributo. Mentre scriviamo il contatore dell’iniziativa #DistantiMaUniti promossa da Juventus segna oltre 400.000 Euro di fondi raccolti. Con il contributo iniziale proprio della Società della Continassa di 300.000. E anche noi ci accodiamo alla Juventus per chiedere, a chi più, un contributo. Tutti possiamo fare, nel nostro piccolo, qualcosa per aiutare chi lotta contro questa epidemia.
Il calcio non si è di certo tirato indietro di fronte a questa emergenza. Restituendo un po’ di tutto quello che la natura, la fortuna e soprattutto la passione dei tifosi gli ha donato. Oltre alla Juventus, è giusto menzionare anche tutte le altre squadre che hanno promosso tantissime iniziative di raccolta fondi e hanno preso parte attiva alle donazioni.

Quali aiuti può avere il calcio adesso?

Un sistema che ha bisogno di aiuto.
Non bisogna cadere nella demagogia quando si parla del sistema calcio. Sì, un mondo in cui scintillano sulle prima pagine dei giornali e dei siti i campioni strapagati. Un mondo ovattato di opulenza e privilegi. Ma oltre quei giovani che corrono in mutande dietro una palla tra la folla urlante c’è tutto un esercito di persone che appresso al carrozzone ci campa.
Il settore calcio, con un fatturato quasi 5 miliardi di Euro crea un indotto che coinvolge altre 300.000 lavoratori. Il prodotto calcio genera circa l’1% del PIL nazionale e il gettito fiscale che ne deriva supera il miliardo di Euro. Quindi se è vero che dare 30 milioni a stagione a Ronaldo per giocare a calcio può sembrare scandaloso, si ricordi che una cifra simile viene versata come contributi allo stato. Se è vero che i diritti televisivi e le sponsorizzazioni raggiungono cifre altissime, è altrettanto vero che producono imposte altrettanto alte.
Non si può ridurre l’importanza del calcio al solo sport o alla passione. Il calcio è un’industria, tra le più imporranti del Paese. Per questo quando si parla di aiutare il settore calcio non si deve intendere di aiutare i calciatori milionari. Aiutare il settore significa dare sostegno alle società che mantengono in vita un business che sostiene migliaia di famiglie. Se le società calcistiche fallirebbero la ricaduta sull’economia del Paese sarebbe tragica.

Campionato, perché si?

Ma oltre al valore economico che possiede, il calcio è soprattutto un fenomeno sociale. Una passione, un motivo di aggregazione, uno stimolo alla socializzazione. Tra le sue mille contraddizioni il calcio unisce ed entusiasma, delude e fa discutere, ma soprattutto è un motivo di distrazione per tante persone che affrontano la vita tra le difficoltà di ogni giorno.
Allora il motivo per cui bisognerebbe tentare in ogni modo di portare a termine il campionato è anche questo. Non a caso stiamo seguendo anche noi la vicenda con le decisioni più importanti. 

Dare un segno alla popolazione di graduale ritorno alla normalità. Un segno di rinascita dopo questo periodo triste. Dopo tutto che vita sarebbe senza passione?