Storia di un leader silenzioso: Umberto Pinardi, l’ultimo eroe dell’Udinese dei miracoli

Umberto Pinardi e il miracolo dell’Udinese del 1954-1955

C’è una storia che forse pochi di noi sanno. Soprattutto se non viviamo il calcio come lo vivono a Udine. Laddove la squadra locale è praticamente un simbolo di gloria. Una culla di nostalgia e amarcord. Una famiglia sportiva, dove i giocatori, a volte, sono idoli di passaggio, altre volte sono icone senza tempo. E’ il caso, a tal proposito, di Antonio Di Natale.
Dunque, in questa città semplice e spartana, la squadra friulana fu degna protagonista di un’impresa immemore. Era la stagione 1954-55. La squadra aveva iniziato perdendo quasi tutte le prime partite e ritrovandosi a ridosso della zona salvezza. Difesa troppo ballerina. Subiva una serie di reti in continuazione. L’allenatore era un galantuomo di nome Giuseppe Bigogno. Uno che poi diventò il re di Udine.
Certo per lui non fu facile sistemare la quadratura di quella squadra. Molti nell’estate del 1954 se ne erano andati, preferendo club più ambiziosi.

Fra i nuovi innesti, su volontà diretta dell’allenatore, arrivò lo svedese Selmosson. La squadra fu costruita con alcuni fuoriusciti di altri club, come per esempio, Magli (ex Fiorentina), che diventerà uno dei leader di quella squadra.
Ma l’Udinese del miracolo, che arriverà a giocarsi il trono con il Milan di Schiaffino e Nordhal, non avrebbe mai raggiunto il secondo posto, se non fosse arrivato un altro perno fondamentale poco dopo.
Nel mercato di riparazione arrivò, infatti, dalla Juventus un giocatore di raccordo fondamentale fra difesa e centrocampo: Umberto Pinardi.

Umberto Pinardi: giocatore, allenatore e carriera

Nato il 22 maggio 1928 a Parma, cresce calcisticamente nella società milanese della Scarioni (vivaio da cui uscì anche l’interista Giuseppe Prisco). Si trasferisce poi alla Gallaratese (sempre in Lombardia) in serie B nel 1947-48, finché non viene notato dal Como. Qui gioca dal 1949 al 1952 ed esordisce con i lariani il 16 ottobre 1949 in Genoa-Como 3-1. Alto 1,79 per 81 kg, si specializza in ruoli difensivi.

Nei tre anni al Como gioca o come terzino o come centro-mediano e si fa notare per la buone prestazioni e per un ottimo tiro su punizione. Così passa alla Juventus dal 1953 e vi resta per due anni. Gioca poco (12 partite soltanto e da subentrante). Nell’ottobre del 1954 passa all’Udinese e interpretando il ruolo del libero o centro-mediano gioca due grandi stagioni: una in A e una in B (a seguito della retrocessione per illecito sportivo del 1955). Viene promosso nuovamente in A con i friulani. Gioca poi nel triennio successivo con la Lazio, e nel 1958 vince la Coppa Italia. Nonostante, le poche presenze, i biancocelesti ne parlano sempre bene, per affidabilità e qualità in marcatura. Il suo bilancio è 61 presenze e un goal.

Chiude la sua carriera ancora a Udine (27 presenze e 4 goal, di cui 2 su rigore) dove gioca per altri due anni e arriva a collezionare in tutto il suo periodo friulano un totale di 73 partite con 9 goal, di cui 7 su rigore. Ultima squadra dove gioca è il Como nel 1960-61.

Da calciatore ha giocato 214 partite, segnando in tutto 16 goal. In tutto ha segnato 5 rigori su 6. In particolare in casa 11 reti, di cui 3 su rigore e in trasferta 5 reti, di cui 3 con penalty. Nelle 214 partite ha vinto 82 volte, 64 pareggi e 68 sconfitte. Non male anche come difensore: 2 sole espulsioni!

Smessi i panni del giocatore, inizia quelli di allenatore. La sua prima esperienza è alla Massese nel 1962-64 (ottiene un sesto e un secondo posto). Il suo più grande successo è quello del biennio al Pisa, dove porta la squadra in B al primo anno dopo 13 anni di inferno.. Dello stadio Garibaldi fa un fortino con 13 vittorie e 4 pareggi in casa. Poi l’anno dopo una salvezza all’ultimo. Viene poi esonerato l’anno dopo e torna a Udine (da allenatore) nel 1967. Vedremo, poi nei dettagli dell’intervista, cosa accadde. Quindi ancora Massese (secondo posto) e poi Ternana. Qui verrà ricordato per essere stato il primo allenatore a guidare la squadra nel nuovo stadio del Liberati nel 1969. Di nuovo a Massa Carrara e poi la grande occasione in A con il Palermo, nel 1972. Ma dopo ventidue partite di alti e bassi, la squadra siciliana opta per l’esonero.

Altra grande occasione al Brescia nel 1973-75. Qui sarà ricordato per aver fatto esordire un brillante funambolo di nome Evaristo Beccalossi l’8 marzo 1973. Poi ancora un viaggio per varie squadre di B e C fra cui SPAL, Modena, Taranto e nel 1981 chiude tutta la propria carriera alla Cavese.

Guido Gomirato: intervista su Bigogno, Pinardi e l’Udinese 1955-56

Per fare un salto, così indietro nel tempo, ci serviva una delle firme più affezionate al mondo sportivo friulano: Guido Gomirato, storica penna del Gazzettino, Tele Friuli e il Corriere dello Sport.

Buongiorno Guido, quindi Umberto Pinardi che tipo di giocatore era?

Pinardi era un centro-sostegno o meglio in quel ruolo all’Udinese rese meglio che in altre parti del campo. Nella Juventus e nel Como giocava come mediano difensivo. Si può dire che oggi Pinardi sarebbe un libero. Lui spesso avanzava, testa alta e calciava. Non mancava certo di personalità. Sapeva dirigere la difesa ed era un giocatore esemplare per disciplina e applicazione tattica. Fra le sue doti migliori c’erano la capacità di marcare l’uomo (riuscì a imbrigliare Nordhal del Milan) e poi il tiro da fuori: potente e preciso. Parte dei suoi goal si realizzarono su calci di rigore, ben calciati“.

Cosa rappresentò Pinardi per l’Udinese del ’55?

Pinardì arrivò nel mercato autunnale di quell’anno. La trattativa con la Juve fu semplice. La squadra friulana aveva un’enorme carenza nel reparto arretrato e la difesa ballava troppo. Fu Bigogno a convincere il presidente Bruseschi ad acquistarlo.
Pinardi in quell’anno e nell’anno successivo fu un leader insieme a Magli. Non a caso il suo debutto nella squadra friulana coincise con la vittoria per 0-2 contro la Lazio. L’Udinese con Pinardi in campo cambiò marcia.
E fu l’inizio di quella cavalcata fantastica della squadra bianconera fino al secondo posto in campionato. L’ultima sconfitta dell’anno fu a Genova e poi cominciò il testa a testa con il Milan di Nordhal. I friulani fecero 23 risultati utili consecutivi e recuperarono ben 8 punti ai rossoneri. In quell’Udinese, quella di Giuseppe Bigogno, Umberto Pinardi fu un leader e uno dei migliori di quell’anno“.

La partita che più di tutte fece credere nell’impresa impensabile fu quell’Udinese-Milan 3-2 al Moretti, ricorda?

Udinese-Milan 3-2: 1 maggio 1955

Sì certo, quella partita fu indimenticabile e in quella sfida Pinardi fu abilissimo a marcare Nordhal del Milan. Vero fu facilitato dal fatto che il rossonero, dopo lo scontro con il portiere friulano Romano, restò un po’ imbambolato. Infatti nel secondo tempo sbagliò un’occasione colossale. Le sostituzioni non c’erano e in porta giocò Magli“.

Per la cronaca la partita vedeva le due squadre a 7 punti e la vittoria dell’Udinese la ridusse a 4 punti. Fu una partita storica, perché fino al rientro del portiere, l’Udinese giocò in 10. Il primo tempo terminò 0-0 e nel secondo tempo i friulani passarono in vantaggio rapidamente due volte con Menegotti e Bettini. Il Milan accorciò con Soerensen, ma La Forgia riportò i bianconeri sul 3-1. Schiaffino riportò sotto il Milan con il 3-2. Ma i friulani resistettero e vinsero.

Fu una delle imprese più celebri di Giuseppe Bigogno, ma cosa dire di questo condottiero dai modi eleganti?

Giuseppe Bigogno: l’allenatore che inventò la conferenza stampa?

Giuseppe Bigogno era un signore, non c’è dubbio. Sapeva creare gruppo, parlare con i giocatori e farsi rispettare. Ispirava fiducia. E seppe mettere insieme una squadra fantastica e coraggiose in poco tempo. Bigogno, detto Lord Brummel, inventò forse quella che oggi chiamiamo la conferenza stampa. Al sabato c’era una colazione, con invito ai giornalisti per presentare la partita e parlare della squadra“.

Poi dopo quel secondo posto, invece, l’Udinese andò in B e….?

Dunque, dopo lo scandalo che portò l’Udinese in B (pochi mesi dopo, per un illecito sportivo di due anni prima) i friulani con Pinardi a dirigere la difesa raggiunge il record assoluto di 17 vittorie in casa! Tornò in serie A e rimase imbattuta per tutto l’anno calcistico 1955. La prima sconfitta coincise nel gennaio 1956 con la lunga assenza per infortunio (da gennaio ad aprile) proprio di Pinardi. La squadra che tolse l’imbattibilità fu la Simmenthal Monza.
L’Udinese del 1955 non era un bluff e la B ne fu una dimostrazione salda. Come la A del 1957 che arrivò quarta. Nona poi l’anno dopo“.

Quindi Pinardi arrivò alla Lazio, ma, come accadde con la Juventus, non seppe ritagliarsi lo spazio giusto. Come mai? Forse mancò il salto di qualità?

Ma a Roma Pinardi arrivò a fine carriera. A quel tempo a 30 anni i giocatori chiudevano con il calcio. Come a Torino, anche a Roma patì la concorrenza, anche se vinse l’unico trofeo ufficiale della sua carriera: la Coppa Italia del 1958.
In generale si può dire che più che aver mancato il salto di qualità fu una questione di fortuna e concorrenza. Lui, probabilmente, la patì piena nella Juve e nella Lazio“.

Nel frattempo Giuseppe Bigogno nel 1958 passò all’Inter, ma fu una delusione. E tornò a Udine nel 1959/60 quando sostituì Feruglio. E di nuovo Bigogno volle con sé Pinardi.

Esatto, Umberto Pinardi ritornò a Udine, ancora per esplicita richiesta di Bigogno. Qui giocò 27 gare condite da 2 rigori segnati (in tutto ne ha messi a segno 7 in carriera) e 2 goal su azione“.

Un bel rapporto di stima e rispetto fra Bigogno e Pinardi, ma quando l’allenatore fu selezionatore non portò mai il pupillo in Nazionale. Decise di scegliere solo Menegotti. Stranezze del caso, si potrebbe dire.
Se dovessimo pensare a un giocatore degli ultimi cinquant’anni, a chi potrebbe assomigliare Pinardi?

Ma io Pinardi lo paragonerei a Edinho, un libero dal piede buono e capace, a viso aperto, di portar su la squadra“.

Umberto Pinardi allenatore: storia dell’Udinese 1967

E poi Umberto Pinardi decise di intraprendere la carriera di allenatore. E anche qui, dopo l’esordio alla Massese e il grande successo del Pisa con la promozione in B, tornò a Udine, richiamato sempre dal fido Bigogno…

Allora nel 1967 Bruseschi voleva tornare in B, di nuovo. Aveva provato con alcuni allenatori, a tutti erano stati licenziati.
Richiamò come direttore tecnico l’ex allenatore Bigogno. E questi volle alla guida della squadra Umberto Pinardi. In quell’anno la squadra friulana era fatta di giocatori semi-professionisti.
Dunque Umberto Pinardi da allenatore non fu dissimile rispetto a quando giocava: serietà, abnegazione e allenamento. La differenza di mentalità rispetto a quei ragazzi di allora era troppo forte. Lui pretendeva puntualità (alle 8.30 già tutti pronti al campo) e una vita di sacrificio e clausura sul campo. Applicazione e rigore. Insomma, presto il rapporto con la squadra si ruppe. Anzi si incrinò. Nonostante i risultati fossero buoni (secondo posto in classifica), i malcontenti aumentarono e qualche spia parlò con il presidente.
Il sergente di ferro (così potremmo soprannominarlo) dovette lasciare la guida della squadra. Il suo posto fu preso da Comuzzi.

Eppure la formazione di quell’anno non era affatto male. C’erano giocatori come Bagnoli (ex Inter), poi c’era Blasig (17 goal quell’anno), Caporale (ex Torino), lo stopper era Sgrazzutti e fra i nomi più noti c’era Giovanni Galeone (re poi della storia del Pescara). 

Qual era l’idea tattica di mister Pinardi?

Ma in quel momento calcistico non c’erano moduli standard, del tipo 4-4-2 o 4-3-3 ecc…, per cui c’erano ruoli base: il libero, lo stopper , i terzini, i due mediani, le ali e le punte. Il suo era ad ogni modo un calcio propositivo e la squadra giocava a zona a centrocampo“.

Per l’Udinese, che terminò sesta quell’anno, Pinardi fu un rimpianto?

Sì, certo, si potrebbe dire che fu un rimpianto, ma purtroppo ci fu un ammutinamento, perché Pinardi pretendeva troppo in campo e come abitudini e comportamenti. Certo, forse, avrebbe dovuto essere supportato di più dalla società“.

Se come giocatore fu un Edinho, come allenatore, a chi potremmo paragonarlo?

Ma, Pinardi, direi che potrebbe essere confrontato con Lauro Tonetto o un Bersellini di oggi. Uno dei suoi difetti principali era che era poco propenso al dialogo. Avrebbe dovuto snaturarsi e adattarsi alla situazione. Ma ne capiva di calcio, ed era pure un bravo tecnico.
Fatto dimostrato dalla scoperta o lancio nel grande calcio di un tale Evaristo Beccalossi, ai tempi del Brescia nel 1975. Poi stella dell’Inter“.

Guido Gomirato: Pinardi piaceva ai tifosi friulani

Ma Umberto Pinardi piaceva ai tifosi?

Sì, sia come calciatore che come allenatore Pinardi piaceva ai tifosi dell’Udinese. Infatti avevano fiducia nell’anno 1967 nell’accoppiata Pinardi-Bigogno. Anche come centro-mediano Pinardi ha lasciato un buon ricordo. Serio, forte di carattere e taciturno. Nell’anno 1959 Pinardi fu considerato uno dei migliori giocatore dell’Udinese. Era uno che giocava con impegno e qualità. Oggi diremmo media voto 6/6.5 a partita. Nelle sue 73 partite a Udine nessuno ha mai avuto da ridire.

Quale ricordo ha, come giovane tifoso, di Pinardi giocatore?

Ricordo che marcò Nordhal nel celebre 3-2 di Udinese-Milan. Certo fu, forse agevolato, dal fatto che lo svedese impattò contro il portiere Romano e il numero uno friulano uscì. Però riuscì a impedire al campione del Milan di esprimersi.
E poi ricordo la partita contro la Fiorentina del 1955 (un’altra grande squadra che vinse lo scudetto qualche anno dopo). Era il marzo di quell’anno e Pinardi con due perfetti penalty annullò il pareggio di Segatto“.

E oggi Umberto Pinardi ha un record, giusto?

Esatto, oggi Umberto Pinardi (93 anni il 22 maggio) è la gloria più longeva di quell’Udinese che fece sognare per davvero il tricolore in Friuli. Infatti, più di un mese fa, Silvano Pravisano (classe ’25), ha lasciato questo mondo“.

Storie di altri tempi quelle che vi abbiamo raccontato. Altri contesti, altri giocatori e altri palcoscenici. Era, soprattutto quello degli Anni Cinquanta, di un calcio con zero sostituzioni (mentre oggi si è arrivato a un numero superiore a quelle delle tre previste) e dove addirittura talvolta si giocava in 10. I giocatori erano anche operai, come il caso di Selmosson, che poi diventò un giocatore di stampo internazionale. Ma quando talvolta sono ancora fra noi persone, come Umberto Pinardi, che fanno da trade d’union fra quei tempi e il calcio dei super-stipendiati di oggi, allora ancora fa piacere e si possono raccontare. Anzi, proprio perché la rete non perde nulla, vanno sempre raccontate.

E Umberto Pinardi, così tratteggiato con nitidezza da Guido Gomirato, è una di quelle figure, quegli eroi silenziosi che vanno conosciuti.

ritratto di pinardi

Poesia di Paolo Carazzi per Umberto Pinardi: Pinardi, detto…

Pinardi detto…

Navigar in questa vita per numerosi e lunghi anni,

Odorar di Storia e di memoria con gioie e affanni

Nasconde il vigore del nobile e ostinato guerriero,

Nutre e asseconda pensieri solo ad un animo fiero.

Oltre memoria s’affollano ricordi vicini e lontani,

 

Ubriachi di vita, di amicizie, di pensieri mai vani;

Manifesti al mondo quanto vale passione ed estro,

Beato, con la calma del giusto qual sicuro maestro.

Ebbene, così è tempo di festeggiar gli anni andati

Ricamando i nostri auguri con risplendenti carati:

Tutti insieme spegniamo candeline sulla tua torta,

Ornando in tuo onore di felicità una grossa sporta!

Paolo Carazzi
Milano, 22 maggio 1928/2020
(Tutti i diritti riservati all’Autore)

Con la collaborazione di Paolo Carazzi e Guido Gomirato