Il mio Giro di Lombardia: percorso e ricordi storici

Care amiche e cari amici appassionati del “pedale” si può proprio dire che, dopo i rinvii di tutte le nostre gare ciclistiche, ora siamo pronti, con ogni cautela del caso, a ricominciare a far sentire ai nostri beniamini ed eroi delle due ruote il nostro incoraggiamento.

Milano-Torino, Milano-Sanremo 2020 e il Giro di Lombardia 2020

Come sapete bene sono in partenza nelle prossime settimane tre Classiche italiane che all’inizio della primavera erano state sospese, a data da destinarsi, causa del Covid-19:

  • 5 agosto  la milano – torino (Classica d’autunno nel mese di ottobre)
  • 8 agosto  la milano – sanremo (Classica di primavera nel mese di marzo
  • 15 agosto  il lombardia (Classica delle foglie morte nel mese di ottobre)

E’ di quest’ultima gara che vi voglio parlare. Come al solito a mio modo e con il mio stile.

Il Giro di Lombardia, detto più comunemente “ il lombardia”, nato nel 1905, affronta la sua 114a Edizione, alla quale sono iscritte ben 25 Squadre Internazionali con la partecipazione, tra gli altri dei nostri Campioni Nibali e Aru, sì da dare maggior lustro e importanza alla manifestazione.

Quest’anno, in onore delle vittime del covid-19, è stato studiato un percorso che parte dalla Città di bergamo – Via San Bernardino – e che arriva, dopo 243 Kilometri di impegno e fatica, nella Città di como – Lungo Lago Lario Trento.

Percorso Giro di Lombardia 2020

Impegno e fatica, perché i corridori dovranno superare in ordine e sequenza “qualche piccola e insignificante salita”:

  1. il Colle Gallo  –  km. 7,4 di lunghezza, mt. 451 di dislivello, pendenza media  6%
  2. il Colle Brianza –  km. 3,6 di lunghezza, mt. 223 di dislivello, pendenza media  6,14%
  3. la Madonna del Ghisallo – km. 8,6 di lunghezza, mt. 532 di dislivello, pendenza media intorno al 6,20%.
  4. Sormano  –  km. 5,1di lunghezza, mt. 325 di dislivello, pendenza media intorno al 6,6%.
  5. il Muro di Sormano (La Colma)- Km. 1,9 di lunghezza, mt. 304 di dislivello, pendenza media 17% – con punta massima al 25%.
  6. Civiglio –  Km. 4,2 di lunghezza, mt. 406 di dislivello, pendenza media  9,7%.
  7. S.Fermo della Battaglia –  Km. 2,7 di lunghezza, mt. 195 di dislivello, pendenza media  intorno al 7,2%.

In conseguenza di ciò che abbiamo vissuto e stiamo vivendo a causa del CoronaVirus, la sicurezza, sia per gli atleti che per le persone al seguito e per gli spettatori, sarà l’impegno principale degli Organizzatori e delle Forze dell’Ordine e dei vari responsabili dei Comuni direttamente interessati all’Evento.

Certamente anche i tifosi lungo la strada dovranno fare la loro parte e, quindi, fare attenzione alle distanze di sicurezza e indossare la mascherina, cercando di non intralciare lo sforzo e l’impegno dei propri beniamini.

Finora vi ho presentato i principali aspetti tecnici della ormai storica gara.

Cosa accadde al Giro di Lombardia del 1953?

Permettetemi di avere adesso qualche ricordo di infanzia, non tanto sulla corsa, ma sui luoghi e su alcuni personaggi che ho conosciuto e frequentato, quando ero poco più che bambino. Forse questi ricordi serviranno a guardare la Corsa con altri occhi, con altra angolatura, o forse più semplicemente fare insieme a me un tuffo nel passato.

Abbiamo detto che questa del 2020 è la 114a Edizione, che sicuramente rimarrà nella Storia della gara per quanto abbiamo dovuto vivere e per quanto ci è stato stravolto in questo anno.  Ma non vi ricordate quella del 1953 alla quale non erano presenti né Coppi, né Bartali?  Cosa è successo? Se avrete un poco di pazienza e continuerete a leggere l’articolo, ve lo descriverò, come me lo ha raccontato qualche anno dopo il grande Fiorenzo Magni, s’intende!

Ero in testa alla corsa con parte del mio gruppo.  Tutto stava andando come da programma, stavo risparmiando le ultime forze per l’arrivo e già assaporavo  il gusto dell’ennesima vittoria.   Milano con il suo/nostro Traguardo era davanti a noi e ormai ci mancavano pochi Kilometri alla fine della Gara. Stavamo entrando nel circuito cittadino, quando… io e il mio gruppo di testa abbiamo preso una direzione sbagliata:  abbiamo fatto una curva sinistra invece che a destra. Ovviamente sbagliando strada. Certo siamo prontamente tornati indietro, ma ormai era troppo tardi:  chi ci inseguiva aveva preso la via giusta e stava già arrivando al Traguardo”.

Di chi la colpa di sì fatto misfatto?  Non si è mai capito e tanto mento individuato l’eventuale colpevole; pare che sia arrivata in corsa una comunicazione errata o che le indicazioni stradali non fossero del tutto corrette. Sta di fatto che, nonostante tutte le nostre proteste e i nostri ricorsi alla Direzione di Gara, l’ordine d’arrivo non fu mai cambiato.

Per la Storia, quell’Edizione, la vinse un certo Landi, secondo un certo Cerami che pare siano stati indirizzati sul giusto percorso dal pubblico che si era accorto dell’errore precedente. Vi posso assicurare che il grande Fiorenzo nel raccontare quanto sopra, era ancora un po’ agitato. Evidentemente il tempo non è stato un buon medico!

Storia del Muro di Sormano

Canzo, Asso, Sormano, il muro di Sormano, Caglio sono tutti luoghi frequentati nella mia infanzia.  Mi ricordo le lunghe passeggiate assieme ad alcuni coetanei tra Sormano e Caglio, tra Sormano e la “Colma” che era ed è il belvedere, dopo la salita del famoso muro di Sormano.  Eravamo accompagnati da un “nonno”, papà di una signora che io allora chiamavo zia, il quale prima di partire per l’avventura ci dava le istruzioni per meglio affrontare la salita o le stradine sterrate che facevamo.

Sì, perché allora le strade erano piccole e sterrate.  Segnavano con la loro striscia di terra marroncina il percorso, sia in pianura che in salita, che dovevamo fare per raggiungere la nostra meta.  Forse troppo bucolico o idilliaco un quadro di questo genere, ma era ciò che si parava avanti ai nostri occhi.

Non certo davanti agli occhi di coloro che nel 1960 si son trovati a percorrere il “Muro di Sormano” che era stato appena individuato e inserito nel “Lombardia” dallo storico Patron del Giro d’Italia, Vincenzo Torriani, che a quell’epoca era anche l’Organizzatore della Gara.

Provate a pensare cosa potesse voler dire a quei tempi fare una salita di circa 2 chilometri impolverata, con i tornanti pieni di sassi e buche e con il piano stradale sdrucciolevole.

Io lo so, perché quella stradina l’ho fatta tante volte, a piedi però!

Il percorso in salita del “Muro” ebbe col passare degli anni vita tribolata con utilizzi saltuari e riassestamenti del piano stradale, fino ad arrivare al 2006 quando l’Amministrazione Comunale di Sormano decise di sostituire la vecchia pavimentazione ormai rovinata con un nuovo manto di asfalto, mettendola a disposizione anche dei ciclisti più coraggiosi. Dal 2012 la salita è stata reinserita nel “Lombardia” e a tutt’oggi è ancora un banco di prova che non fa dormire sonni tranquilli anche i grandi campioni delle due ruote.

Giro di Lombardia: il Belvedere e il Santuario della Madonna del Ghisallo

Ho lasciato per ultimo il Belvedere e il Santuario della Madonna del Ghisallo, perché è un luogo che tutte le volte che mi capita di andarci mi riempie di cari ricordi e di gioia.

Non sono certo un assiduo frequentatore di edifici ecclesiastici, ma vi posso assicurare che questo è uno di quei pochi posti che riesce a darmi serenità, gioia e calma interiore.

Storia della Madonna del Ghisallo: patrone dei ciclisti

L’idea di fare proclamare la Madonna del Ghisallo Patrona dei ciclisti fu di don Ermelindo Viganò (Mediglia 1906 – Magreglio 1985), parroco di Magreglio e primo Rettore del Santuario (dal 1949).  Il sacerdote incontrò personalmente Papa Pio XII (1939-1958), il quale a seguito della presentazione della proposta da parte delle Autorità Religiose e Sportive, nonché dei Corridori del Giro d’Italia del 1949, elesse e decretò, con Breve Pontificio del 13 ottobre 1949, la Beata Vergine Maria del Ghisallo  Celeste Patrona dei Ciclisti Italiani. Divenuta poi col passare degli anni Patrona di tutti i Ciclisti del Mondo.

Durante la cerimonia di dedicazione, nel 1949, una grande fiaccola di bronzo benedetta dal Papa, opera dello scultore Carmelo Cappello, fu portata da Roma al Santuario da una staffetta di ciclisti; gli ultimi due Tedofori furono Gino Bartali e Fausto Coppi.

La fiaccola è tuttora presente e sempre accesa, a ricordo dei Ciclisti caduti e a sottolineare la fede dei vivi.

Nel piazzale antistante il Santuario si trovano le statue a due grandi nostri ciclisti: Coppi e Bartali. Nel 2011 vi è stato posto anche il busto di Binda.

Quando è nato il Museo del ciclismo del Ghisallo

Da molti decenni vi è tra i campioni del ciclismo di tutto il mondo l’usanza di donare propri cimeli al Santuario del Ghisallo: tra i tanti vi sono per esempio le biciclette usate da Bartali, Coppi e Merckx nelle loro vittorie al Tour de France (ecco il percorso 2020) la bici speciale usata da Moser per il record dell’ora, e diverse maglie rosa, gialle e iridate.

Alla fine degli anni Novanta, i cimeli erano diventati tanto numerosi da non trovare più posto nella piccola chiesetta: è stato perciò ideato il progetto di un Museo del Ciclismo, da erigere a fianco del Santuario. A presiedere il Comitato per la realizzazione del museo è stato chiamato Fiorenzo Magni. Il museo è stato inaugurato il 14 ottobre 2006, in occasione del Giro di Lombardia, con una cerimonia alla quale hanno partecipato diversi campioni del presente e del passato.  Io a quella cerimonia c’ero e non posso dimenticare gli occhi lucidi di decine di persone, tra le più famose nel mondo ciclistico, che si raccontavano, come in un luogo così piccolo e lontano dalle loro residenze abituali, si sentissero “proprio a casa” e avessero lasciato qualcosa di sé.

Care amiche e cari amici, vi ho raccontato forse un’altra storia, non quella tecnica, coreografica/paesaggistica e agonistica del “Lombardia”.  A voi il compito di scoprirle, andandoci di persona, ma mi raccomando, sempre con mascherina e distanziamento!

A cura di Paolo Carazzi