Inter, altra rimonta in campionato. La squadra ha imparato a soffrire!

Un’altra vittoria. Dopo Bologna un’altra rimonta. Un tassello in più in un percorso davvero straordinario

L’Inter tiene il passo della Juventus, senza i nerazzurri il campionato sarebbe già virtualmente chiuso.

Finalmente la pausa: è ora di ricaricare le pile!

Ormai eravamo cotti. Sulle gambe. Sarebbe stato difficile continuare a giocare senza fermarci. Per fortuna è arrivata la pausa per le Nazionali.

Questo secondo tour de force si è chiuso con la vittoria in rimonta contro il Verona. Una sfida dai due volti. Una Inter che va sotto al primo assalto scaligero. Una partita subito in salita.

Trovato il vantaggio gli ospiti cominciano ad arroccarsi davanti la propria area di rigore e – tanto per cambiare – l’estremo difensore gialloblu inizia il proprio show parando di tutto e di più.

Sembra la classica partita maledetta. Una delle tante partite viste e riviste in questi anni. Uno strapotere territoriale totalmente sterile, utile solo a riempire il tabellino al termine della gara. Saranno 38 i tiri verso l’estremo difensore scaligero: “17 nel primo tempo, 21 nella ripresa. Un dato mostruoso, che si è tradotto in 11 tiri nello specchio, 9 fuori e addirittura 18 respinti”. Dato raccolto dal sito ufficiale dei nerazzurri.

Un dominio assoluto, con tutti gli effettivi a giocare nella metà campo avversaria, con De Vrji capace di giocare la bellezza di 57 palloni oltre la linea di metà campo, sugli 85 palloni giocati in partita.

Altro dato impressionante è quello di Bastoni, autentico centrocampista aggiunto nel secondo tempo di gioco. Alessandro ha disputato una partita mostruosa, dimostrando la grande crescita. Solo la bravura di Silvestri gli ha negato la gioia del primo gol in nerazzurro.

Quanta sofferenza fino al capolavoro di Barella che fa esplodere San Siro

Si soffre. Ritornano in mente i soliti fantasmi. Passano i minuti e il muro veronese regge agli attacchi dei padroni di casa. Ci si prova da dentro l’area, ma niente. Ci si prova da fuori (15 i tentativi dalla distanza) ma ancora niente.

Sembra la solita partita in cui si crea tanto, ma si è costretti a raccogliere poco o niente.

Il Verona prova a pungere in contropiede, cercando di sfruttare gli spazi lasciati dai padroni di casa e continua a difendersi con ordine.

Il pari arriva grazie al solito inserimento perfetto di Vecino. L’uruguaiano trova il tempo giusto e sfrutta alla perfezione il cross al bacio di Lazaro dalla fascia.

Trovato il gol del pareggio l’Inter si riversa ancora con più foga dalle parti di Silvestri e Lukaku inizia a collezionare palle gol, senza però riuscire a colpire.

Bisogna pazientare. Bisogna soffrire ancora prima di poter esultare a sette minuti dalla fine Barella disegna una traiettoria fantastica che si infila nel sette. Prima marcatura in campionato per l’ex Cagliari con la maglia dell’Inter e gol pesantissimo e assolutamente straordinario.

L’Inter marcia ad una velocità impressionante

Tolta la sconfitta in campionato contro i gobbi questa squadra può e deve recriminare per gli unici punti gettati al vento contro il Parma in casa. Quell’harakiri casalingo è l’unico passo falso di un cammino strepitoso e di una squadra che sta facendo un ottimo lavoro.

Le difficoltà, in alcuni momenti della gara, sono sotto gli occhi di tutti.

In queste settimane abbiamo visto tutti i limiti di questi ragazzi, di questo gruppo e il loro grande attaccamento alla maglia e il grande lavoro che, dall’arrivo di Conte, svolgono puntualmente giorno dopo giorno.

Inutile star qui a scrivere sempre le stesse cose. Inutile star a lodare il comportamento professionale di questi ragazzi e del loro tecnico. Inutile star qui a dire che questa squadra è composta di uomini dotati di attributi e non primedonne in cerca di gloria personale.

Questa Inter è stata forgiata sul lavoro. Sul carattere. Sulla “cattiveria” agonistica.

Oggi, dopo le ultime partite contro Bologna e Verona e – ahinoi – contro Barcellona e Dortmund in Coppa, possiamo affermare che è forgiata anche sulla sofferenza. Sulle difficoltà. Il metro di giudizio non potrà mai essere equo e ugualitario viste le differenze sia in termine di risultato, che di blasone delle formazioni affrontate.

In campionato l’Inter è riuscita a reagire alle difficoltà. È riuscita a trovare la forza per rispondere all’avversario. La forza di rimettersi in partita e trovare tre punti preziosissimi ed importantissimi per la classifica.

In Champions il discorso è diverso. L’opposto

Contro Barça e Borussia l’Inter è stata fantastica per gran parte della partita, sessanta minuti al Camp Nou e tutto il primo tempo contro i gialloneri. Era riuscita a trovare il vantaggio contro Messi e co. e sprecare più volte l’occasione del raddoppio. Abbiamo dato lezioni di calcio ai più bravi di Europa, in casa loro. Poi la differenza l’han fatta i Campioni. I loro Campioni.

Discorso diverso per la trasferta in Germania. Eravamo riusciti a trovare il raddoppio e portarci sullo 0-2 al termine del primo tempo, ma è stato l’approccio al secondo ad essere totalmente sbagliato.

Ci siamo fatti schiacciare. Abbiamo permesso che loro crescessero e si imponessero sulla nostra trequarti. Abbiamo mollato fisicamente e mentalmente, permettendo agli avversari di recuperare lo svantaggio e, addirittura, superarci.

Ma la linea comune è unica: abbiamo sofferto. Abbiamo sofferto come non mai. Abbiamo sofferto, come abbiamo sempre fatto. Come abbiamo già fatto nel nostro passato.

Fino a qualche tempo fa, quando ancora non si giocavano tutte queste partite ravvicinate, quando la rosa non era così ridotta all’ossa a causa degli infortuni, parlavamo dell’Inter di Conte cogliendo solo gli aspetti positivi ed elogiando il neo tecnico. Di una nuova Inter. Una nuova identità.

Eravamo convinti che il tecnico avesse spazzato via le note negative di questa squadra. Avesse portato aria nuova. Nuova linfa.

Oggi possiamo affermare che è molto più avanti il processo di “interizzazionedi Conte e non il contrario, con il tecnico costretto a fare i conti con degli aspetti che non può cancellare. Con il tecnico che è costretto ad accettare la nostra “pazzia” e convivere con essa. Bisogna lavorare su di essa in modo che sia quell’arma in più. L’Inter è sempre stata così. Una montagna russa. Oggi al top, un attimo dopo pronta a sprofondare nel baratro, con la compiacenza di molti.

Sapevamo tutti che non sarebbe stato facile. Lo sapeva in primis lui

Sapevamo che alle prime difficoltà si sarebbero scagliati tutti contro di noi, che erano lì, tutti al passo.

Lo sapeva anche lui.

Conte è diventato un personaggio scomodo nel momento in cui si è seduto sulla nostra panchina. Odiato, nello stesso tempo, dagli “altri” e dai suoi stessi tifosi.

La sua scelta di venire all’Inter aveva già proiettato su di noi l’attenzione di stampa e addetti ai lavori. La pressione che c’è dietro al suo lavoro e ai nostri risultati non la si tocca con mano in altre realtà.

Si parla solo di noi. Dei nostri problemi e dei nostri “casi”.

La stampa cura minuziosamente ogni aspetto delle nostre gare, dalle parole del nostro tecnico alle prestazioni in campo.

Siamo sotto i riflettori perché questa squadra sta dimostrando di avere palle cubiche e coraggio da vendere.

Non siamo al top e non abbiamo una rosa capace di farci fare il grande salto. Non siamo ancora belli come dovremmo essere, ma… stiamo crescendo insieme e costruendo qualcosa di importante.

Non guardiamo alla classifica. Non guardiamo ai risultati fin qui ottenuti. Guardiamo alle prestazioni. Guardiamo al come siamo riusciti ad ottenere questi risultati. Guardiamo al lavoro fatto. Ai problemi che abbiamo riscontrato in questi mesi. Alle sofferenze e alle difficoltà.

Questa squadra ha bisogna di tempo. La pausa farà certamente bene. Servirà a recuperare le forze e gli uomini importanti in vista delle prossime sfide.

Il ritorno in campo sarà ancora più “complicato” per via delle sfide che ci aspettano.

Due partite da vincere in Coppa, per regalarci la gioia della qualificazione agli ottavi e avversari di assoluta qualità in campionato.

Il peggio non è ancora finito, sta solo per arrivare. Ma questa Inter, capace di soffrire e vincere, saprà regalarci ancora altre gioie ed emozioni.

Qui all’Inter è tutto diverso e, per nostra fortuna, anche Conte se ne sta rendendo conto.