Ma ha senso davvero ricominciare a giocare?

Calendario serie A: si riprende a porte chiuse

Dunque alla fine il motivo economico e sportivo è prevalso su quello umano e passionale. Si chiude il campionato, con le date ormai ufficiali, e lo si fa senza tifosi presenti allo stadio. Proprio come in Germania.

Ma i tifosi sono contenti?

Tifosi uniti: NO a riprendere il campionato

E’ la sera del 19 marzo. Son circa le 23. O poco giù di lì. Siamo nel 2020. Siamo negli anni degli smartphone, laddove la comunicazione circola veloce. E celere gira il video fra i whatsapp , i retwitt e le social condivisioni. Ed è un video amatoriale che languisce il cuore. Sembra la guerra. Non sembra un’influenza. Carri militari partono dalla Bergamasca (zona Alzano-Nembro). Non sono carichi di soldati e artiglieria pesante. Sono carichi di morti. Non c’è più spazio nei cimiteri e nelle chiese locali. Quei cadaveri senza nome e senza fatta devono essere portati via. Non c’è più tempo.

E se mentre scrivo, oggi, giorno di vigilia del lockdown-fase 2, ancora mi lacrimano gli occhi, è perché quella sera quel video l’ho visto anche io. E sembrava la guerra, ma guerra non era. Perché non c’era un nemico che l’indomani ci avrebbe di nuovo bombardato. C’era una pandemia che giorno dopo giorno ci avrebbe devastato. Una strage degli innocenti.

Quegli innocenti che, senza tomba e senza l’ultimo vestito, lasciavano un mondo che da soli avevano ricostruito. Se n’è andata via in questa emergenza da Covid-19 un’intera generazione. Quella della guerra (più la Seconda che la Prima); quella della ricostruzione; quella del Boom economico; quella che ha inaugurato il millennio. E non me ne frega niente, se erano nonni o anziani da soli, se fossero zii o clochard. Se erano giovani malati e immunodepressi. Se ne sono andati, come gli innocenti della guerra, se ne vanno. E fra loro c’erano anche quelli che, con passione sportiva, avevano seguito l’Atalanta nei decenni. Dalle strascicate partite in Serie C agli onori della Champions League. Perché, come conferma il capo-curva atalantino, detto il “Bocia”, fra quelli che sono venuti a mancare c’erano tantissimi tifosi atalantini.

Atalanta-Valencia: la sera della strage

Non lo conosciamo questo maledetto virus. Così continuano a dirci infettologi, virologi, penumologici ed esperti dell’ ISS Sanitario Nazionale. Non sappiamo come muta e come attacca. Non possiamo combatterlo se non con rimedi fai da te. Non si è certi tuttora, nonostante studi e rilevamenti, se la sera del 19 febbraio, la notte della Dea più fluorescente, in Atalanta-Valencia 4-1, è cominciato l’incubo. Il male smaterializzato s’è diffuso fra ultras di entrambe le squadre e ne ha fatto di quei 45.000 una strage. Non per certo che siano morti i tifosi di quella curva. Certo c’erano, fra i presenti, tantissimi ultra sessantenni, che aveva seguito il percorso in ascesa della Dea italiana.

Piuttosto pare che San Siro sia stata la bomba a orologeria che ha innescato il detonatore chiamato: coronavirus. Quei 45.000 sono tornati a casa, mentre fra loro c’erano già asintomatici e hanno diffuso la pestilenza in tutti i paesi della Bergamasca – Val Seriana.

L’estasi è diventata la piaga! Una piaga che parte, entrando nel naso o nella bocca o sulla pelle o negli occhi e che poi si mangia vivo polmoni, intestino e poi ammazza. L’assurdità della vita, dirà qualcuno. Si, con beneficio d’inventario, la selezione naturale darwiniana.

Tifosi Atalanta: Percassi ritiri la squadra

Ed è in nome di questa selezione, che immobilizza il corpo e che affanna il nostro respiro fino a quel dell’ultimo saluto, che, sempre, il Bocia ha chiesto il 27 marzo tramite una lettera un’azione coraggiosa: almeno l’Atalanta si fermi.

Così è stato riportato dall’ansa: “Bergamo e la sua gente vengono prima della nostra squadra. Presidente Percassi, questa unica e già storica strage cittadina merita un’altrettanto unica e storica decisione. Mi viene spontaneo, caro presidente Percassi, pensare che sia possibile che per l’Atalanta il campionato finisca qua. Magari non sarà fattibile, ma voglio pensare che la nostra Atalanta sia un esempio per tutti in questa guerra, indipendentemente da cosa decideranno i vertici del calcio“.

Eh no caro Bocia, mi spiace, ma qui, nel mondo calcistico degli idolatrati extra di lusso, non c’è spazio per la compassione dei morti. Non c’è tempo. Show must go on e amen. Ricordi che non ci siamo fermati nemmeno la sera dell’11 settembre 2001? Figurati se ci fermiamo per due mesi di pandemia.

Non so se l’Atalanta, nella persona di Percassi si sia battuta, insieme al Brescia e ad altri club per sospendere la Serie A definitivamente. Ammetto che non ho seguito la cosa. Ma so che alla fine s’è deciso di ripartire. E che a breve le date vorranno stabilire.

Il tuo appello, umano e sofferto di chi, più di me ha visto le bare. Ha sentito l’odore dei cadaveri bruciati. Ha vissuto in un’epifania o sospensione di orrore morale. Ecco il tuo senso umano non conta.

E quindi ai cari vertici della FIGC, della Lega, ai presidenti e all’UEFA che quelle persone, oggi ancora senza nome, senza una targa e senza una tomba siano disperse nel Cielo dei Santi, non importa.

Tu hai scritto: “Non pensiamo che tornare all’Atalanta equivalga al ritorno alla normalità, vorrebbe dire non rispettare chi non siamo riusciti a piangere e chi per Bergamo ha dato la vita“. Qualcuno direbbe belle parole, ma la macchina non può fermarsi. Può solo incepparsi, un attimo. Due mesi, non di più.

Tifosi del Genoa: per noi il calcio ha dei valori, per voi invece ha solo il profumo dei soldi

Tifosi del Genoa (fonte Ansa):””Per noi il calcio è quello che giochi da quando sei bambino, con addosso la maglia della tua squadra, sognando un gol sotto la curva, quella stessa curva in cui la domenica segui la partita accanto al papà o al nonno, quella stessa curva che diventerà la tua seconda casa. Per noi il calcio è aggregazione, è viverlo 7 giorni su 7, è andare in trasferta facendo centinaia e centinai di chilometri. Per noi il calcio è abbracciarsi dopo un go“.

E anche i tifosi genoani (gruppi della Gradinata Nord  fra cui Brigata Speloncia, Figgi do Zena, G.A.V., Gruppo Meroni, Old Block e Spartani Ponente e l’Associazione dei Club Genoani) sono contrari a riprendere questo scempio sportivo. Perché di fatto, di scempio si tratta.

E’ vero! Noi che in questo periodo stiamo rivivendo un po’ di amarcord calcistici (ad esempio i grandi successi dell’Inter) riusciamo a immaginarcelo un campionato senza tifosi? Ci ricordiamo tutti gli abbracci e gli schiamazzi e la festa di un goal nei derby o nelle grandi sfide europee? Come fai a pensare solo lontanamente di viverle senza i colori del tifo?

Impossibile. Irreale. Insensato.

E’ giusto apertamente ammettere che a questo punto il calcio di oggi è solo profumo di soldi. Nulla più.

Ma è altrettanto importante evidenziare che non se ne fa una retorica. Se ne fa l’essenza stessa di questo sport.

Quando il calcio è nato, più di un secolo fa, era proprio uno spettacolo di puro piacere fra due squadre che, secondo regole inglesi, si dilettavano a segnare l’una più dell’altra. E in ogni occasione di giubilo, l’abbraccio con il pubblico (che allora aveva una sola gradinata) era il piacere finale dell’azione. Non mi si dica che non è così. La cosa sarebbe faziosa opposizione.

Valencia-Atalanta e le partite a porte chiuse

Ma l’avete vista Valencia-Atalanta a porte chiuse? Dai, ma cosa dire. Non è calcio quello!

Non solo perché non ci sono i tifosi che sono il 50% del valore calcistico. Non c’è lo speaker. Non c’è colore. Non c’è coro o musica. Non ci sono trombette e né striscioni. Ma che sfida è? Ma cosa possa mai essere?!

Davvero è calcio questo? Abbiamo il coraggio di etichettarlo football? Ma, suvvia, non me la si venga a raccontare che bisogna per forza giocare.

Ricordo ancora, che, mentre Bergamo contava le salme, sentivo i rumori dei parastinchi in contrasto. Le urla dal campo degli allenatori. Le parole sussurrate fra i giocatori. Il rumore metallico della sfera che urtava traverse, pali o magari il cartellone pubblicitario.

Ma, fatemi il piacere, ma nemmeno in FIFA e Pro Evolution Soccer ho mai sentito un’apatia di nosense in una sfida di calcio. Il vuoto, il silenzio, la sciatteria. La voglia di spegnere il televisore era forte. Di quel 3-4, che ricorda una spettacolare “Partita del secolo”, non m’è rimasto un briciolo d’emozione. 

Ma ve la immaginate un Milan-Juventus senza tifosi? Una finale di Champions nel vuoto dello stadio di Istanbul? L’avete vista Juventus-Inter 2-1 a porte chiuse? Dai sembrava un’amichevole. Sai le partitelle in famiglia di Vinovo o di Milanello? Ecco la stessa impressione.

Perché tornare a giocare? Situazione Serie A

Allora è vero che la Serie A deve tornare a giocare, per una questione anche di sopravvivenza economica, non lo metto in dubbio. Sappiamo che il calcio è un’industria di marketing, sponsor e denaro. Non ne dubito.

Anche se non credo che le società calcistiche di A faranno mai la fame. Non datemela a vedere. Abbasseranno i monte ingaggi piuttosto. Perderanno pluricampioni da circolo pecuniario da milionari. Forse forse sapranno finalmente tagliare gli sprechi (tanti) e gli oneri eccessivi.

Allo Stato fa comodo il gettito fiscale dei club di A? Non lo so, vedremo. Probabilmente sì. Ma se, come sembra, il mondo è destinato a cambiare. Si modifichi anche il nostro mondo calcistico.

E poi vogliamo veramente credere che giocare significa incassare? Senza tifosi, quali entrate ci saranno? Chi portava i soldi alle società da sempre?!

E le TV cosa pensano di ottenere le pay-tv da queste partite atipiche e anomale? Si dice che Sky e DAZN non vogliano pagare la Lega. Anche qui, c’è sempre da guardare al proprio mulino. E i giocatori che lamentano o che dissentono sugli accordi per i tagli agli stipendi?

Ma possibile che davanti a una strage di 20.000 e più persone si pensi sempre e solo a cercare di aver ragione o torto? A speculare sul soldo? A cercare di guadagnare in un modo o nell’altro?

I tifosi dicono NO al calcio: sondaggio Open

Io sono dalla parte di quelli che “NO, questo campionato non ha senso!”. E qualcuno mi dirà: come comunichiamo all’UEFA la classifica? L’hanno fatto in Francia e Olanda, non possiamo farlo pure noi? Si danno le posizioni. Non esiste vincitore. E basta. Vero ci sono i recuperi che possono cambiarla la classifica, ma chi se ne frega! Ma basta, paventare necessità che non ci sono.

Organizziamo un campionato diverso e nuovo appena si potrà.

E meno male che anche i sondaggi dei tifosi e degli sportivi danno ragione a me e a quelli che la pensano come me. Open, sito di informazione diretto da E. Mentana, ha proposto la statistica dei pro e contro la riapertura della Serie A.

I NO sono in tutto 64%! 

E il risultato è stato che il campionato per i NO va bloccato fra i tifosi per il 49%, perché non ci sono garanzie sanitarie; 34,8% perché rappresenta un settore di lavoro e non va privilegiato (anche se sulla questione privilegi ai tamponi o meno abbiamo dato noi un’ottima spiegazione che smentisce molte voci fuorvianti) ; il 9,8% per rispetto dei deceduti e il 2% per problemi di organizzazione.

L’altra  parte resta favorevole alla riapertura. Perché il calcio è un veicolo economico imprescindibile e per il futuro dei club stessi. Il sondaggio è stato fatto il 26 aprile su 1000 persone circa (condotto da IZI con Comin & Partners).

Insomma è evidente che, rischio sanitario o meno, questo campionato non ha senso.

Inutile girarci intorno, cercando i più o meno. i tifosi, che non sono certo stinchi di santo, questa volta hanno ragione. Come si pretende o si possa pretendere che un atalantino sia disposto a esultare per un goal di Gomez, in questo momento?

Non si ha un po’ di rispetto, cristianamente parlando, di coloro che non ci sono più. E i giocatori stessi, che questa volta, si sono mostrati davvero generosi e umani, non hanno un po’ di pudore e buon senso? Qualcuno mi dirà, ma è il loro lavoro e come torna l’operaio in fabbrica, devono tornare loro.

Vero, ma potrebbero alzar la voce di più rispetto a quello che stanno facendo.

Sono capaci di farsi sentire solo quando si bloccano gli stipendi?

E allora hanno ragione i tifosi del Genoa “per noi il calcio ha dei valori, per voi invece ha solo il profumo dei soldi“. Smettiamola con la farsa delle dichiarazioni a vita. Finiamola con le mani appoggiate sul petto a illudere pubblico e ragazzini. Smettiamola di prenderci in giro.

Avrei preferito sentire le società di calcio dichiarare: non ci sono problemi noi rimborseremo tutti! Sarebbe stato un gesto più onorevole e degno.

Forse, dopo Calciopoli, personalmente parlando, questa è la mazzata psicologica mentale di chi questo sport l’ha amato e lo ama. Forse dopo questo coronavirus, anche i tifosi avranno capito che non contano nulla e che sprecare soldi per idoli e società non vale la pena.

Riposino in pace quelli che sono morti da innocenti. Oggi risuonano le campane, finalmente dopo giorni di lutto. Se anche le istituzioni ascoltassero davvero quelle campane, capirebbero che il campionato va fermato. Questa stagione non ha senso. Che si giri o si rigiri la trottola da una parte o dall’altra. Niente mi fa cambiare idea.

Io credo che chi abbia inventato lo slogan americano “show must go on“, non abbia mai pensato che potesse venir applicato senza minimo di risentimento in ogni occasione.

L’hanno applicato l’11 settembre. Lo applicheranno ancora. Mi sovviene il detto di mia madre: “Chi muore, giace, e chi resta si dà pace“. Forse è vero, è proprio così. Ma un momento di rispetto, di dolore e di umanità una volta ogni tanto non guasterebbe. Peccato che le mie parole come quelle di tanti altri non verranno ascoltate.

Ma, il libero arbitrio esiste. Ecco NOI tutti protagonisti e vittime di una strage possiamo applicarlo: spegniamo il televisore quando appariranno le sagome dei calciatori negli stadi vuoti. Guardiamo un film. Una serie TV. Leggiamo, e quando non sarà più pericoloso, usciamo. Ecco sì, questo possiamo farlo!

Buon allenamento ragazzi !